Di Laura Bercioux
Il web e la tecnologia sono la realtà del duemila. Sono cambiati i mezzi di informazione ed è cambiato anche il modo di fare giornalismo, ne parliamo con Michele Mezza, autore di “Avevamo la luna” (http://www.avevamolaluna.it/ ), testo originale non solo per i contenuti, racconta il vero ’68 italiano in anticipo di 5 o sei anni, ma perché è il primo libro multimediale che usa QR code per mostrare con un telefonino filmati su carta. Mezza, giornalista Rai e docente di teoria e tecnica nuovi media all’Universita’ di Perugia,è anche direttore della scuola di filosofia della rete di Castelsardo.
Michele Mezza, Lei si occupa di digitale e media: qual è la situazione nel Sud?
“Il digitale,come spiega Umberto Galimberti , e’ un modo, e non un’infrastruttura. In un mondo non si può’ mettersi da parte ne essere emarginati, o si è o non si è. Il nostro paese, nel suo complesso e’ parte rilevante di questa nuova civiltà, dove si pensa, produce, si pensa e ci si relaziona in modo estremamente diverso da prima. Anzi la stessa sostanza della relazione, ciò è’ il contatto fra individui ,e’ l’elemento costitutivo della rete. E da questo punto di vista il sud, sia quello italiano ma più’ in generale quello del mondo, e’ la parte di umanità’ più’ predisposta al nuovo mondo. E infatti è dal sud che sta venendo la spinta maggiore ora”.
“Il digitale,come spiega Umberto Galimberti , e’ un modo, e non un’infrastruttura. In un mondo non si può’ mettersi da parte ne essere emarginati, o si è o non si è. Il nostro paese, nel suo complesso e’ parte rilevante di questa nuova civiltà, dove si pensa, produce, si pensa e ci si relaziona in modo estremamente diverso da prima. Anzi la stessa sostanza della relazione, ciò è’ il contatto fra individui ,e’ l’elemento costitutivo della rete. E da questo punto di vista il sud, sia quello italiano ma più’ in generale quello del mondo, e’ la parte di umanità’ più’ predisposta al nuovo mondo. E infatti è dal sud che sta venendo la spinta maggiore ora”.
I nuovi media hanno cambiato l’economia digitale,di cui i mediamercato del lavoro:nuove professioni e nuove possibilità?
“La rete e’ una fabbrica e non una vetrina. Intendo dire che il nuovo sistema di produzione basato sulla società’ della conoscenza e’ prevalentemente un modo di produrre ricchezza prima ancora di un’infrastruttura di comunicazione. Questo significa che la rete profila figure professionali e alfabeti produttivi. E’ proprio in questo gorgo che forgia nuovi ceti sociali che dobbiamo cercare la causa di quei sommovimenti sociali, come la primavera araba, o la trasformazione delle forme della politica e della democrazia in occidente, che stanno mutando la carta ego politica del pianeta. In questo gorgo mutano le modalità’ di lavorare e di pensare. pensiamo al mondo del giornalismo, o della scuola, o della medicina, e vediamo come le tradizionali figure professionali vengono smontate dallo sviluppo dei social network che rendono centrale più’ che la creazione individuale di sapere la capacità’ di collaborare e cooperare per sviluppare creatività’. Questo è’ il nuovo motore economico e culturale che sta spingendo il mondo”.
Libertà di Stampa: siamo ancora un Paese libero?
“Sì, siamo un paese libero, o almeno molto più’ libero di 30 o 40 anni fa. Siamo un paese dove i grandi gruppi editoriali vengono accerchiati e sgretolati dai blog, siamo un paese dove i potentati televisivi sono in declino, siamo un paese dove ogni riservatezza del potere viene accerchiato e violato. Questo non vuol dire che tutto va bene madama la marchesa. Io vedo una grande minaccia che si addensa sulle nostre teste: la dittatura dell’algoritmo. Ossia la subordinazione del sistema paese ai grandi potentati tecnologici. E’ lì’ che dobbiamo imparare a negoziare e a lottare. Dobbiamo rivendicare piena autonomia e sovranità’ nella scelta e nella personalizzazione delle piattaforme e delle soluzioni tecnologiche e non limitarci e promuovere il consumo della tecnologia altrui”.
Un occhio al nostro sud:la questione meridionale non si è mai risolta
“Il sud e’ terra di vincoli e limiti. Sopratutto economici. La mancanza di sviluppo aumenta il potere delle rendite di posizione rispetto al profitto dello sviluppo. La prima di queste rendite e’ proprio il potere di centellinare l’accesso alla ricchezza sociale, limitandone l’uso da parte della popolazione. Questa, mi pare, è l’origine del familismo e della corruzione, per non parlare del cancro mafioso e camorristico. la rete e’ trasparenza e sviluppo. La rete è’ sopratutto gioventù’. Per questo rimango ottimista”.