“Se vogliamo fare del Mezzogiorno un potente hub euromediterraneo degli scambi, non c’è che una strada da percorrere: il potenziamento dei porti e retroporti”. Ancora: “La logistica può essere la vera chiave di voltaper la competitività del Mezzogiorno partendo dalla rigenerazione delle aree retroportuali dei principali porti del Sud e dall’utilizzo dello strumento delle Zone Economiche Speciali, i cui decreti istitutivi diventeranno a breve operativi”. Lo dice Vito Grassi, vicepresidente dell’Unione Industriali di Napoli con delega alla Logistica e alla Portualità. Il sudonline lo ha intervistato.

Ingegnere, il Sud può contare su un forte asset marittimo e portuale. Cosa manca affinché esso divenga un traino di sviluppo?

Ha bisognodi essere rigenerato e rilanciato ripensando l’organizzazione complessiva del network italiano e meridionale. L’obiettivo è allargarne il bacino di utenza e attrarre quante più direttrici di traffico possibile, facendo realmente “sistema” anche tra le diverse tipologie di trasporti marittimi.

Che cosa intende quando parla di “sistema”?

C’è bisogno di una visione d’insieme, capace di convogliare le esigenze di tutti i comparti del trasporto marittimo: da quello container a quello crocieristico, dallo Short Sea Shipping-autostrade del mare alle navi multipurpose”.

Per il Mezzogiorno esiste a suo parere la possibilità di intercettare nuovi flussi di traffico?

Sì e passa anche attraverso un’azione che renda pienamente operativi i retroporti delle principali realtà. Essi vanno trasformati in poli logistici, che potranno beneficiare dei vantaggio fiscali delle Zone Economiche Speciali.In questa maniera si favorisce l’insediamento di imprese con consistenti flussi di interscambio internazionale, creando – a ridosso dei terminal portuali e centri logistici in regime di Zes- aree dedicate all’export. Azioni – dice Grassi – che potrebbero dare un contributo fondamentale a spingere il Mezzogiorno a diventare un hub euromediterraneo degli scambi, aprendosi a economie che, in Medio Oriente come in Africa, o sono già emerse prepotentemente o lo saranno in futuro.

Quali numeri possono corroborare la realizzazione di questa prospettiva?

Beh, basti pensare che il Sud ha un interscambio coi Paesi dell’Area Mena, ossia del Medio Oriente e del Nord Africa, di quasi 14 miliardi di euro, circa il 20% del totale Italia verso quest’area. La quota di export invece è del 15%, più elevata della media italiana che è al 10.

Lei è quindi ottimista?

Si. Ma a patto che siano rese efficienti e incrementate le interconnessioni tra la rete ferroviaria e i distretti produttivi, i porti, gli interporti, le aree urbane, puntando all’ottimizzazione e alla riduzione dei costi ‘dell’ultimo miglio’.