Industriale del settore dell’efficienza energetica con la Graded Spa, che guida con il fratello Federico, la partecipazione nella Grastim Vito Grassi è vice presidente dell’Unione degli industriali di Napoli con delega al Infrastrutture, Trasporti e Portualità. Ed è in particolare su quest’ultimo fronte che in questi giorni si concentrano novità. Intanto il 20 ottobre è stato presentato a Napoli il settimo Rapporto annuale di Srm sulle relazioni economiche tra l’Italia e il Mediterraneo, con la conferma della centralità del Mezzogiorno in un bacino che guarda a nazioni della Sponda sud e del Golfo che hanno segnato una crescita del 4.4% del Pil negli ultimi venti anni. “Una frontiera di estremo interesse per il Sud – commenta Vito Grassi – che è l’area italiana che meglio dialoga con i nuovi attori che si affacciano sul Mediterraneo”.
Ingegner Grassi, può riassumere i dati più incoraggianti del Rapporto SRM che riguardano il nostro Mezzogiorno?
Il Sud ha un interscambio coi Paesi dell’Area Mena, ossia del Medio Oriente e del Nord Africa, di quasi 14 miliardi di euro, circa il 20% del totale Italia verso quest’area. La quota di export invece è del 15%, più elevata della media italiana che è al 10%. I numeri quindi confermano la vocazione geografica di un Sud Italia che è il cuore del Mediterraneo.
Il Nord che vede due delle sue più importanti regioni andare al voto per richiedere più autonomia sembra sempre più agganciato alla locomotiva tedesca, che persegue la ricomposizione del mercato centro-orientale dell’Europa. Il Sud in quest’ottica resta una appendice che va alla deriva?
Niente affatto. Alcuni elementi suggeriscono al Mezzogiorno di attrezzarsi di più per intercettare la crescita della dimensione economia mediorientale e della Sponda Sud, che ha un Pil più che raddoppiato nel periodo 1995-2016. In primis una crescita costante della popolazione, che supererà i 730 milioni di abitanti nel 2050, con un costante aumento del reddito pro-capite. Srm evidenzia poi che un altro poderoso traino per i Paesi di quest’area viene dalla BRI, la Belt& Road Inititive.
Di che cosa si tratta?
E’ una sorta di Via della Seta del 2000 promossa dalla Cina che ha in agenda la crescita di infrastrutture e sistemi produttivi attraverso partenariati e relazioni commerciali. Le stime parlano di una cifra che oscilla tra i 1.000 e i 1.400 miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture per realizzare e rafforzare opere marittime, stradali, aeroportuali e ferroviarie, di cui 2,7 miliardi di dollari per progetti portuali e aeroportuali nell’area Mena. Che a questo punto diventa determinante per il futuro non solo del Mezzogiorno, ma dell’Italia e dell’Europa.
In questa prospettiva porti e trasporti marittimi diventano fondamentali per il Mezzogiorno, non è così?
Si, soprattutto dopo il raddoppio del Canale di Suez, che comincia a dare i suoi effetti, con un incremento di quasi dieci punti delle tonnellate di merci transitate nei primi nove mesi del 2017, in particolare nella direzione Nord – Sud
Quale ruolo possono giocare le Zone economiche speciali che il governo sta approntando?
L’impatto sarà senz’altro importante, perché l’attrattività è indubbia se si allineano sgravi fiscali per le imprese, costi e barriere doganali aburocrazia ridotta, incentivi per gli investimenti e deregolamentazione contrattuale e contributiva. In quelle a cui il governo italiano sta mettendo mano, ad esempio, sono previsti crediti di imposta elevati fino a 50 milioni per ciascun investimento. Determinante può essere la formula dei contratti di programma, che coinvolgono grandi imprese e consorzi PMI in piena salute, in settori che sono propulsivi, con passaggi burocratici definitiex ante.
In una intervista al Mattino il direttore di Srm dice che le Zes in Calabria e Campania possono produrre un vero e proprio salto di qualità per lo sviluppo delle loro economie. Lei è d’accordo?
Deandreis parte dalla giusta considerazione del peso dei traffici marittimi sull’import – export italiani. Si tratta dell’80% del totale, a cui il Mezzogiorno coi suoi porti, e i suoi traffici, contribuisce in misura determinante. Non a caso la legge sulle Zes ha introdotto come discrimine che ai porti siano agganciate le attività produttive. In Campania è confermato, secondo quanto dichiarato dal ministro della Coesione territoriale Claudio De Vincenti, che la Zes si articolerà su quattro pilasti: i porti di Napoli e Salerno; gli interporti di Nola e Marcianise. Ciò vuol dire che le imprese sannite e irpine potranno avvantaggiarsi anch’esse di unalogistica organizzata e su importanti garanzie in termini di fiscalità e semplificazione burocratica.