Alessandro Mazzei*
Che cosa accadrebbe se una delle tante città con un servizio idrico degno di questo nome restasse senz`acqua per un`intera settimana? Non saprei immaginare i disagi dei cittadini, i problemi degli operai al lavoro sulla rete acquedottistica, le lamentele nei confronti degli amministratori pubblici. Eppure questo succede, non nella Toscana o in altre regioni, ma in Sicilia, a Messina, dove da oltre una settimana l`acqua potabile viene distribuita contingentata con le autocisterne e dove tuttora manca la fornitura dell`acquedotto pubblico.
Davanti a questa situazione, definita dai messinesi intervistati dai media, una situazione da “tempo di guerra”, torna in mente il danno al tubo adduttore che accadde due anni fa a Livorno, e interruppe la distribuzione di acqua in città per quasi 72 ore, almeno nelle zone più colpite. Si ruppe una tubatura fondamentale che corre lungo l`argine del Canale tra Pisa e Livorno e provocò l`interruzione del rifornimento idrico dei serbatoi comunali e la sospensione o la riduzione della distribuzione d`acqua agli utenti.
Rispetto alla settimana e oltre di Messina, per i livornesi non furono nemmeno tre giorni di disagi, che però furono tamponati dall`intervento efficace di Asa e del Comune. Tuttavia se in quell`occasione Asa fosse stata da sola a dover gestire l`emergenza non sarebbe stato così semplice e rapido venirne a capo. Per intervenire servirono delle macchine che Asa non possedeva e che riuscì rapidamente a reperire presso ditte specializzate e, soprattutto, furono attivate fonti di approvvigionamento alternativo per gli utenti, grazie anche al supporto offerto dalle altre aziende toscane, sollecitato dall`Autorità idrica toscana. Così si riuscì a mettere in sicurezza la zona di intervento per far agire gli operai di Asa che, con determinazione e competenza, riuscirono a riparare la tubazione e ripristinare il servizio.
In quella circostanza si riuscì comunque a garantire la fornitura di acqua potabile (anche durante la piena emergenza) al 40% dei cittadini che in quel momento ne erano sprovvisti. Questa storia è un segnale di come le piccole aziende da sole non possono far fronte a problemi che sono sempre in agguato nelle gestione del servizio idrico integrato. A Messina l`acquedotto è gestito da un`azienda comunale che ha seri problemi economici e che non è riuscita negli ultimi anni ad utilizzare nemmeno le maggiori risorse tariffarie messe a disposizione dalla nuova normativa nazionale. Per questo i cittadini magari pagano poco di bolletta, sicuramente meno dei cittadini di Livorno, ma sono costantemente a rischio per il servizio che dovrebbe essere garantito loro. Ma, nel caso della rottura della tubazione di due anni fa a Livorno, se non ci fosse stata la collaborazione di un intero sistema regionale il disagio per i cittadini sarebbe stato sicuramente maggiore.
Perciò sarebbe sempre bene comprendere che la gestione di un servizio essenziale come quello idrico, necessita di competenze umane, di macchinari costosi e di gestioni organizzate in forma industriale e di vasta scala. Ecco perché è assolutamente priva di ogni logica la scelta fatta dalla Regione Sicilia di consentire gestioni del servizio idrico integrato di modeste dimensioni o addirittura di livello comunale. La cosa più ragionevole sarebbe avere aziende uniche di livello regionale, che possano garantire capacità gestionali e finanziarie tali da realizzare gli investimenti necessari per limitare al massimo (o affrontarli meglio) emergenze o guasti come quelli di Messina e di Livorno.
*DIRETTORE GENERALE AUTORITÀ IDRICA TOSCANA
Fonte: L’Unità