Simona d’Albora
Si sa, l’argomento scuola è molto delicato, va affrontato con cautela e forse per questo alcune riforme sono rimaste ferme al palo. Accade che il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dichiara che tre mesi di vacanza sono troppi per gli studenti e subito si accende una polemica di quelle che non finiscono più. Andiamo con ordine: intervenendo a un convegno sui fondi europei e il futuro dei giovani, il ministro Poletti ha dichiarato: “Un mese di vacanza va bene. Ma non c’è obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione. Serve un più stretto rapporto tra scuola e mondo del lavoro e questa è una discussione che va affrontata anche dal puto di vista educativo” e ha rincarato la dose: “I miei figli d’estate sono sempre andati al magazzino della frutta a spostare le casse. Sono venuti su normali, non sono speciali.” “Nel ddl sulla buona scuola – aggiunge il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini – è già previsto che attività di stage si possano fare nei periodi di sospensione dell’attività didattica, estate inclusa.” Insomma il Governo è in linea con quanto proposto da Poletti. Ma tale proposta è stata investita da una marea di polemiche.
LE VACANZE SCOLASTICHE IN ITALIA E IN EUROPA
Prima di addentrarci nelle dichiarazioni di esperti di scuola e di mamme, occorre capire come funziona la scuola nel resto d’Europa: nei Paesi del sud Europa (Italia, Grecia, Malta, Portogallo e Spagna) le vacanze durano dalle 12 alle 13 settimane senza soluzione di continuità, mentre nell’Europa Centrale e Settentrionale le settimane di vacanza sono in media 6. A queste vanno aggiunte le settimane di vacanza di Natale, di Pasqua e di Carnevale. Oltre a queste pause, comuni a tutti i Paesi, ogni Stato offre altre pause di interruzione connesse a festività religiose o nazionali.
In Germania ad esempio, lo Stato concede 6 o 7 settimane di vacanze nel mese estivo (ma lascia autonomia ai lander di decidere in quell’arco di tempo quanti giorni), più altre settimane in altri periodi dell’anno. Infine, come anche in Francia, la Germania regala undici giorni di vacanza da collocare tra fine aprile e giugno. In Francia la scuola rimane chiusa d’estate per 8/9 settimane, ma gli studenti d’oltralpe hanno vacanze più lunghe a Carnevale ed a Pasqua, in realtà alternano 6 o 7 settimane di scuola a due di vacanza. Insomma, questo è il quadro dell’Europa, al Nord le vacanze estive sono molto più brevi di quelle di cui usufruiscono gli studenti del Sud Europa, ma fanno recuperare giorni di riposo in altri periodi dell’anno. Ma se andiamo a calcolare le ore scolastiche, la situazione cambia: sono l’Italia e la Francia ad avere in assoluto più ore di scuola a settimana (da 27 a 30), anche se soprattutto nella scuola dell’infanzia le ore scolastiche sono state ridotte quasi dappertutto a 4, invece alle superiori si hanno 6/7 ore di scuola al giorno, contro la media delle 4 ore e mezza delle altre nazioni. In Inghilterra funziona più o meno come in Francia, le ore scolastiche a settimana si fermano a 25. Così come in Spagna funziona più o meno come in Italia. Tra Nord Europa e Sud Europa, quindi c’è una differenza su come vengono spalmate le vacanze scolastiche.
I REALI PROBLEMI
C’è già chi, però, si preoccupa degli effetti di una riforma del genere: ridurre le settimane di vacanza per gli studenti potrebbe significare un sostanzioso crollo economico del settore turistico, soprattutto quello balneare. In una penisola la cui quasi totalità delle coste, lontane dalle grandi città ma in alcuni casi anche in città (come Palermo), ha una vocazione turistica, ridurre le vacanze estive a un mese e mezzo assesterebbe un grave colpo all’economia del settore. Insorgono i sindacati, che chiedono al ministro di lavoro di diminuire la disoccupazione dei giovani che escono dall’Università, piuttosto che diminuire le vacanze di chi la scuola ancora la frequenta. E ancora, qualcuno paventa, dietro la scelta di ridurre il periodo di vacanza sostituendolo con un periodo di formazione o di lavoro, una sorta di reclutamento di giovani lavoratori sottopagati o addirittura pagati in nero e legittimati dalla riforma.
LA PAROLA A MAMME, STUDENTI E INSEGNANTI
“Parlo da mamma e da insegnante – dichiara Maria Pia, mamma di Piero che frequenta la terza media e insegnante in un liceo – se offerto dalla scuola penso di sì, perché ormai quasi nessuno fa tre mesi di vacanze, e piuttosto che tenere i figli a casa se la scuola organizzasse uno stage i ragazzi sarebbero impegnati. La famiglia è cambiata, le donne lavorano anche loro e l’età delle nonne è aumentata, un’esperienza del genere potrebbe solo arricchire i ragazzi che, invece, spesso a giugno e luglio non sanno cosa fare.”
“Bisogna capire bene se altri giorni di vacanza vengono spalmati durante l’anno. I ragazzi arrivano a fine anno distrutti – dichiara Marcella, mamma di Alessandra e Ludovica – se il fine è quello di inserirli nel mondo del lavoro penso possa essere una scelta positiva anche per aiutarli a decidere con maggiore consapevolezza gli studi universitari.”
“Io penserei a quel mese in più come un momento di crescita, sia formativa che umana. – dice Anna che ha insegnato tanti anni in un liceo ed ora insegna alla materna – Penso sia una proposta positiva, non solo per i ragazzi più grandi, ma anche per quelli più piccoli. Quel mese e mezzo di scuola potrebbe servire non solo per la formazione, penso a dei corsi di inglese, di computer, ma anche ad impegnare i ragazzi in un’attività socialmente utile, questo li arricchirebbe tanto anche dal lato umano. Tre mesi fermi sono tanti, i ragazzi nel periodo della crescita apprendono tantissimo è un vero peccato sprecare così tanto tempo”.
“Io potrei anche essere d’accordo a ridurre il periodo di vacanza estiva, ma contemporaneamente vieterei categoricamente l’assegno per le vacanze e proporrei un maggior numero di attività extrascolastiche promesse dalla scuola. – dichiara Valentina, mamma di Pietro, Paola e Cecilia – Perché, come diceva Plutarco gli studenti non sono otri da riempire ma fiaccole da accendere.”
Ma c’è anche chi non è d’accordo, ad esempio Federika, mamma di Marco e Alessandro : “Sono assolutamente contraria. I ragazzi sono piccoli ed avranno tutta la vita lavorativa per contare su pochi giorni di ferie, inoltre sono sommersi di compiti anche durante i week end e le vacanze estive, di Natale e di Pasqua, perché non si va a guardare come funziona la scuola in Europa? Siamo lo stato con più giorni ed ore di scuola e col peggior rendimento e non lo dico io, ma centinaia. Inoltre, è vero non si va più in vacanza tre mesi all’anno, ma il tempo libero dei ragazzi potrebbe essere impegnato portandoli ai musei, in un parco, a fare qualche gita”.
“Nemmeno io sono d’accordo – dichiara Roberta, mamma di Gianmarco e Riccardo – le esperienze di tre mesi di vacanze sono formative e i ricordi rimangono tutta la vita, non so fino a che punto le esperienze lavorative prima del tempo possano essere positive per i ragazzi.”
GLI STUDENTI
“Io d’estate già lavoro in un bar- dichiara Vincenzo, 18 anni, che frequenta l’Istituto Alberghiero – per me non cambia nulla. Certo se l’esperienza formativa garantisse dei crediti per il mondo del lavoro non sarebbe male.”
“Assolutamente contrari – dicono Salvatore, Giuseppe e Carla che frequentano un noto liceo classico napoletano – già sono troppi i giorni nei quali andiamo a scuola!” Quando ci vanno però e il terzetto oggi era a spasso, a onorare una tradizione tipica degli studenti: il primo filone di primavera.