La Libia brucia e manda il Mediterraneo in ebollizione Quel che succede a Tripoli e Benghazi fa preoccupare i paesi confinanti dalla Tunisia all’Egitto e lancia più di un segnale d’allarme all’Europa che, come accade solitamente nei momenti delle decisioni importanti, resta latitante in attesa di un miracolo che non arriva mai.
È molto preoccupante come l’Europa unita abbia insistentemente sottovalutato la situazione in Libia e come continui a farlo come se la cosa non la riguardasse. Ultimo fatto in ordine cronologico è stato l’abbandono precipitoso del paese da parte dei cittadini italiani e la chiusura dell’ambasciata italiana a Tripoli che sembra ormai sotto il controllo totale dei vari gruppi armati. Infatti il governo di Althani, riconosciuto al livello internazionale come unico governo del paese, è stato sfrattato e traslocato a Tobruk, una città di secondo ordine nella regione della Cineraica della Libia orientale che confina con l’Egitto.
Anche Benghazi, capo luogo della Cirenaica, risulta sotto il controllo totale di altri gruppi armati ed il vicino Egitto è sul piede di guerra per evitare che questi gruppi espandano la loro azione verso il suo territorio ed ha usato i raid aerei insieme agli Emirati Arabi Uniti per colpirne le postazioni strategiche.
A fronte di questo interventismo egiziano, l’IS ha giustiziato 22 egiziani copti che aveva sequestrato in passato.
La stampa libica, in particolare il sito del giornale Ain Libia ( l’occhio della Libia) http://www.eanlibya.com/archives/30305, parla di un incontro avvenuto tra il capo dell’esercito libico, il presidente egiziano AlSisi ed il presidente russo Putin durante la sua ultima visita in Egitto la scorsa settimana.
Durante l’incontro si sarebbe parlato di come aiutare l’esercito libico a riprendere il controllo di Benghazi. Sembra infatti imminente un contrattacco delle forze governative supportato da armi appena arrivate dalla Russia per liberare la città. Sempre secondo il sito web di Ain Libia, Il primo ministro AlThani ha esortato alcuni paesi arabi a cessare il loro appoggio militare, logistico e finanziario ai vari gruppi armati che popolano il territorio libico.
Non ha specificato i nomi di questi paesi, ma è facile pensare ad alcuni paesi del golfo che cercano di rafforzare la loro presenza nel Mediterraneo in una sorta di partita di risiko che sta portando l’area ad un’inevitabile spartizione dei territori ed a ridisegnare una nuova mappa geografica di tutto il Medio Oriente. Viene da pensare che tutto questo succeda con la benedizione dell’occidente che pensa di riuscire a tenere la situazione sotto controllo e lascia a questi paesi arabi del golfo l’iniziativa fino a quando non prevarrà una corrente su tutte le altre, per poi stringere accordi con la corrente vincente.
Ma c’è il rischio reale che lo stato caotico a cui sono giunte le cose porti ad una guerra civile feroce che riverserà sul Mediterraneo, ergo sui paesi che ci si affacciano e soprattutto quelli europei, tutti gli effetti di una violenza che non riconosce lo stato di guerra previsto dai trattati internazionali con tutto quello che ne conseguirà.