DI LAURA BERCIOUX
Sequestrati 100 milioni di euro alle società del gruppo Licata che il Dott. Antonio Fresina, commercialista, nominato dalla Procura della Repubblica di Marsala ha in gestione. Un sequestro che mette in guardia il Sindaco di Petrosino Gaspare Giacalone, per ritorsioni tra minacce e avvertimenti. Ma Giacalone va avanti, come un treno in corsa e subito si è messo a lavoro per discutere con Fresina della tutela e delle condizioni condizioni contrattuali di lavoro dei dipendenti delle società sequestrate dall’autorità giudiziaria. Si tratta di 500 lavoratori circa che lavorano come stagionali e a contratto determinato tra Petrosino e Marsala.
Sindaco, un sequestro che rappresenta un segnale di legalità importante: cosa ne pensa?
“Con il curatore Dott. Fresina, nominato dalla Procura per la gestione dei beni sequestrati, abbiamo parlato della situazione dei lavoratori. Per me il sentiero della riaffermazione della legalità deve sempre avere come prima tappa la tutela dei lavoratori, delle condizioni contrattuali e di lavoro. Le istituzioni devono stare tutte dalla stessa parte, collaborare e combattere duramente eventuali condizioni di sfruttamento. Questa vicenda ha fatto emergere un sistema fatto di complicità. Licata, per esempio, non ha mai pagato un centesimo di tributi al Comune di Petrosino e parliamo di un credito per svariate centinaia di migliaia di euro. Un danno enorme fatto a tutti i cittadini. Com’è possibile che si sia arrivati fino a questo punto? Ma anche la politica ha le sue colpe perchè troppo spesso è rimasta totalmente inerme ed in silenzio. Nessuno ha detto una sola parola a difesa del lavoro svolto dalla Procura e dalle forze dell’ordine. Anzi, chi ne parla riceve vendette e ritorsioni. Sono segnali estremamente negativi che si danno. Io invece sono convinto che la Sicilia deve cambiare e dobbiamo avere il coraggio di bonificare l’economia della nostra terra”.
Il sequestro preventivo delle società del gruppo Licata ammonta, come dicevamo in apertura, tra beni e immobili, a 100 milioni di euro. Il provvedimento di sequestro è stato adottato nell’ambito di un’indagine per frode fiscale e truffa ai danni dello Stato in cui risultano indagate 13 persone. Cosa hanno trovato gli investigatori? Hanno rilevato che, una holding operante nel settore turistico-alberghiero, era ricorsa all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (oltre 20 milioni di euro) al fine evadere le imposte e di ottenere finanziamenti pubblici non spettanti (fondo europeo per lo sviluppo regionale) per oltre 6,5 milioni di euro che, in tal modo, sono stati distratti allo sviluppo del territorio e della sana imprenditoria con evidente distorsione del particolare settore economico di riferimento (lussuose sale ricevimento, ristoranti, piscine e centri benessere). Si tratta di reati estremamente gravi sia per il lungo arco temporale nel quale sono stati commessi e reiterati, sia per l’imponente quantità di risorse che gli autori della frode hanno sottratto alla fiscalità generale e allo scopo al quale dovevano tendere. Per questo è stato emesso un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato ad aggredire quei beni e disponibilità finanziarie illecitamente accumulate pari al valore delle imposte evase e al valore degli illeciti finanziamenti percepiti (oltre 13 milioni di euro) e teso ad evitare un concreto pericolo di reiterazione e aggravamento del reato, sottraendo l’intero compendio aziendale (per un valore di circa 87 milioni di euro) alla gestione dei suoi amministratori.