IMG-20141204-WA0003di Laura Bercioux

Nell’Hinterland vesuviano a Napoli maxi sequestro e chiusura di ben sette opifici clandestini gestiti da cinesi, nei quali loro connazionali lavoravano, mangiavano e dormivano in condizioni che gli investigatori hanno definito “disumane”. L’Operazione condotta dai Carabinieri era rivolta al lavoro sommerso e l’inquinamento nei comuni vesuviani. La denuncia è scattata contro 17 persone tra cui 15 di nazionalità cinese per  violazione delle norme sulla sicurezza e igiene dei luoghi di lavoro, sulla regolarità contrattuale, nonché sullo smaltimento di scarti di lavorazioni tessili.50 le sanzioni amministrative e sono state contestate un centinaio di violazione a norma penale per un importo di 500mila euro. Sono stati sequestrati un ristorante, una pasticceria e una rivendita di occhiali. Intanto ieri, in conferenza stampa all’ISDE (Medici per l’Ambiente) il dr Antonio Marfella ha denunciato il vero problema di Napoli: i rifiuti speciali prodotti in regime di evasione fiscale.

Dott. Marfella perché questa denuncia?

“Al momento Napoli è diventata la più importante fabbrica al mondo globalizzata di Made in Italy, con lavoro e schiavitù cinese in Europa. Eppure, anche se  la produzione è venduta in tutto il mondo, lo scarto resta a noi ed è all’origine della “terra dei fuochi”, come denunziato dal Sindaco di San Giuseppe Vesuviano. Si comprano anche gli addetti alla nettezza urbana e si cerca disperatamente di sovrapporre ai rifiuti urbani la eccezionale quantità di rifiuti speciali prodotti in regime di evasione fiscale nel vesuviano. Oggi, grazie, alle denunzie dei medici ambiente molto sta cambiando. La camorra è tentacolare: dal netturbino ed autocompattatore a San Giuseppe ai cinesi fino ai loro protettori camorristi. Per ogni chilo di scarpe o borse o vestiti prodotti, almeno mezzo kg sono di scarto e inquinano i nostri territori. Per avere un’idea della situazione, almeno un terzo degli abitanti di Terzigno sono di etnia cinese e, nel solo comparto di San Giuseppe Vesuviano, si stima operino non meno di diecimila addetti: la Fiat al massimo ne conta ventimila con tutto l’indotto. La Campania è da tempo la più grande fabbrica al mondo di “lavoro in nero ed in regime di schiavitù.”

Come si muovono sul mercato?

“Nel territorio di San Giuseppe Vesuviano ricevendo ordini direttamente online tramite il portale Ali Baba più importante la mondo: producono, alla cinese, prodotti Made in Italy di pelletterie e tessile e lo esportano direttamente tramite il Porto di Napoli in regime di schiavitù per i lavoratori e in gran parte in regime di evasione fiscale per lo Stato italiano, soci la camorra locale che garantisce le necessarie coperture operative”.

Perché ce l’ha con i sindacati?

“CGIL e CISL che non riescono ovviamente ad essere neanche presenti in queste fabbriche: hanno detto basta Adesso si spenderanno per una specifica opera di prevenzione in questi settori produttivi come oggi testimoniato dai primi efficaci controlli. Così si spegne terra dei fuochi: non con l’esercito ma mandando la finanza a controllare le fabbriche dove lavorano  gli schiavi….”