Parte dal Meridione, e da Napoli che ne è a tutti gli effetti la città simbolo, una sfida all’Europa a pochi giorni dalla consultazione elettorale più difficile della sua storia. Ed è l’industriale Marco Zigon, presidente del Gruppo Getra e della Fondazione Matching Energies, a lanciarla, riunendo a Villa Pignatelli un qualificatissimo parterre di banchieri, economisti, imprenditori e giornalisti. Un think tank di decision maker che ha adottato l’originale formula del lunch-forum, allestito in una delle location più suggestive della città: Villa Pignatelli, autentico gioiello tra le residenze nobiliari italiane.
Riflettori quindi sull’Europa “che sembra non piacere più”. E dalla quale, tuttavia, non si può assolutamente prescindere. Per almeno due ordini di motivi, che Zigon illustra nel saluto introduttivo. Primo: perché è necessario ritrovare le ragioni di un percorso comune “che ci ha assicurato 74 anni senza guerre, 74 anni di sviluppo e di un certo benessere”. Secondo: perché occorre tenere conte che, se il nostro Paese non vuole scomparire dalla scena mondiale, “solo una impalcatura europea, rafforzata e rilanciata, consente di fronteggiare una concorrenza internazionale sempre più dominata da giganti economici come Usa, Cina e Russia”.
Che fare per rilanciare il progetto della casa comune, allora? Per il capo economista di Confindustria, Andrea Montanino, “è indispensabile completare l’iter del mercato unico, che significa unione bancaria, ma anche unico mercato digitale e dell’energia”. Per Dario Scannapieco, vicepresidente della Banca europea per gli investimenti, “con le imprese italiane l’accesso al credito resta un grave vincolo; incertezza e regole troppo pesanti si trasformano in un fattore di rallentamento degli investimenti privati; con l’innovazione fa fatica a imporsi”. Per Luigi Paganetto, vicepresidente di Cassa Depositi e Prestiti e terzo relatore, “la zavorra sempre più pesante dell’impoverimento delle competenze tecniche della Pa”, soprattutto nel Mezzogiorno, è un ulteriore freno. Come si ravvede tra l’altro dai dati sempre critici dell’utilizzo dei Fondi europei.
Quello che emerge in maniera inequivocabile dal forum, una delle iniziative più rilevanti della Fondazione Matching Energies, sorta nel 2012 per impulso del Gruppo Getra, è che nessun paese in Europa può reggere da solo l’impatto con gli scenari globali. “Con 18,5 milioni di dollari di Pil nominale – spiega Zigon – l’Europa vale più di Cina, Russia e India messi insieme. Ed è seconda solo agli Usa, primi della classe”. La pur potente Germania, infatti supera di poco i 4.000, l’Italia si attesta sui 2.000 circa. Entrambe, come qualsiasi altro nazione europea, finirebbero nel ruolo manzoniano dei vasi di coccio che viaggiano tra vasi
d’acciaio. “Divisi – conclude l’industriale – siamo destinati a soccombere nello scontro economico tra continenti”. E come dargli torto, considerando infine che con i trend attuali dell’economia, tra il 2035 e il 2050 nessuna nazione del vecchio Continente, farà più parte del G7. Mentre Usa, Cina e Russia occupano già oggi ogni spazio della geopolitica mondiale.