Nella serata di ieri, vertice tra il premier Conte, il ministro dell’Economia Tria per preparare l’incontro decisivo di domani con la Commissione Ue. Oggi il premier riferirà alla Camera, alle 10, e al Senato, alle 15.30, in vista del Consiglio europeo. Il rush finale della trattativa tra il premier Conte e le istituzioni europee si annuncia incerto, con una distanza ancora quantificabile in 3-4 miliardi tra la proposta di Roma e la richiesta di Bruxelles. Una rottura comporterebbe un prezzo alto per entrambe le parti, specie in una fase di tensioni, come in Francia. E con la paura, che si fa strada in diverse capitali, del contagio che un’eventuale crisi italiana potrebbe scatenare. La chiave di volta per l’accordo potrebbero essere le clausole di “spesa equivalente”, meccanismo capaci di garantire che la spesa per “reddito di cittadinanza” e “quota 100” non supererà i tetti fissati per il 2019. Tetti destinati a scendere in tutto di 3,5-4 miliardi, il che abbasserebbe il deficit per il 2019 dal 2,4% del prodotto interno lordo, come è stabilito ora nel disegno di legge di Bilancio, al 2,2%. Un passo avanti, ma non sufficiente per l’intesa. Con uno sforzo in più sulla spending review (altri tagli alla spesa pubblica) si arriverebbe al 2,1%. A quel punto sarebbe solo questione di un paio di decimali. ntanto il commissario agli affari europei Pierre Moscoviti fa sapere che “da Roma non è arrivata ancora nessuna proposta. Ci sono margini di manovra ma bisogna restare dentro le regole”. Più duro il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis: “Senza correzioni considerevoli, la procedura andrà avanti”.