Appuntamento all’ultimo minuto utile a Palazzo Chigi, tra il premier Conte, i vice Di Maio e Salvini e il ministro dell’Economia Tria, per provare a sottoscrivere una risposta da inviare nelle prossime ore alla Commissione Ue che, perla legge di Bilancio in via di approvazione, ci chiede solide rassicurazioni sulle coperture, pena l’avvio immediato della procedura di infrazione per eccesso di debito. «C’è totale accordo tra il premier Conte e i vicepremier Massimo Garavagiia, sottosegretario all’Economia Di Maio e Salvini sui numeri e i contenuti della risposta da inviare a Bruxelles». Domani o mercoledì, la manovra arriva in aula al Senato che, anche con la fiducia, farà una corsa contro il tempo per rinviare il testo alla Camera prima di Natale. La strada per un accordo tra Roma e Bruxelles appare quindi in discesa. tutti vogliono evitare la procedura all’Italia, potenzialmente capace di produrre scossoni sui mercati con rischio di instabilità perla zona euro, la maggioranza dei commissari Ue, e larga parte dei governi, non è però disposta ad accettare accordicchi che possano mettere in discussione la credibilità delle regole Ue giudicata fondamentale perla tenuta della moneta unica. Per questo con i tagli del governo alla manovra 2019 il deficit strutturale italiano deve scendere davvero, abbassando di conseguenza l’enorme debito tricolore. E non solo sulla carta: le misure devono essere credibili, capaci di mantenere le promesse. E’stato anche il fattore Macron ad aiutare “i nemici” Salvini e Di Maio. Fino a pochi giorni fa a Bruxelles gli sforzi messi sul piatto da Roma non sembravano sufficienti per evitare la procedura. Poi la necessità del presidente francese di accontentare i “gilets jaunes” a suon di spesa pubblica, proiettando il deficit transalpino sopra il 3%, ha spinto la soglia di tolleranza degli europei un po’ più in là