Le ultime ore sono quelle che hanno registrato il cambio di rotta. All’indomani dell’incontro a Bruxelles del premier Giuseppe Conte con il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, il commissario Ue agli affari economici, Pierre Moscovici e il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, è maturata l’idea di non impiccarsi ai decimali. Repubblica: il tabù del rapporto tra deficit e Pil che cala al 2,2% dal 2,4% non è un’utopia. Togliere due decimali significa risparmiare 3,4 miliardi – su una manovra che ne vale 37, di cui 22 in deficit – spostando più in là, in primavera, la partenza delle due misure simbolo da 16 miliardi: le pensioni a quota 100 e il reddito di cittadinanza. Senza per questo stravolgerle o rinunciarvi. Addossando però al 2020 un carico spaventoso, se si considera che ci sarà di nuovo la clausola Iva da disinnescare. Un gioco pericoloso, ma l’unico possibile per provare a schivare l’infrazione Ue senza pagare pegno alle elezioni di maggio. Chi lavora ai due dossier dice che in realtà la prima tappa nella rinata trattativa Italia-Europa sarà di spostare i 3,4 miliardi “risparmiati” da pensioni e reddito agli investimenti. Il 2,4% di deficit rimarrebbe dunque tale, un feticcio. Ma reso più digeribile agli occhi di Bruxelles perché la composizione della manovra cambierebbe, a favore di una spesa meno assistenziale e più produttiva. È il pallino della Lega, il cui pressing nei confronti dei Cinque Stelle si è fatto asfissiante nelle ultime settimane. Claudio Durigon (Lega): «Stiamo ragionando ma i due cardini della nostra manovra – l’intervento sulle pensioni, con quota 100, e il reddito di cittadinanza – non verranno toccati. «Le due misure che contraddistinguono la legge di Bilancio costeranno meno del previsto, quindi ci sono più soldi per gli investimenti». Il Sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri: «In guerra si perde sempre: meglio la pace e il buon senso, senza però modificare i pilastri sui quali pensiamo si possa effettivamente invertire la rotta rispetto a questi anni di austerity, ovvero riduzione delle tasse, politiche per il lavoro, investimenti in infrastrutture, diritti per chi ha maturato la pensione e sostegno ai più deboli».