Appalti truccati per milioni di euro all’ospedale di Caserta, finiti negli ultimi anni sempre alle stesse ditte. Grazie al controllo dei casalesi. E con l’appoggio di politici ed amministratori pubblici, che assicuravano la nomina di funzionari compiacenti. È quanto svelato dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli in un’inchiesta condotta dalla Dia che ha portato in carcere dieci persone e ai domiciliari altri 14, accusate a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e abuso d’ufficio con l’aggravante del metodo mafioso. A 11 di loro sono anche stati sequestrati beni per un valore stimato complessivo di oltre 12 milioni: 18 immobili, 11 terreni, tre autovetture, un box auto e diverse quote societarie.
L’indagine, durata più di due anni, ha messo in luce una pervasiva e consolidata rete di connivenze e collusioni gestita dal clan Zagaria, che riusciva a controllare, in regime di assoluto monopolio, gli appalti e gli affidamenti diretti di lavori all’interno dell’azienda ospedaliera. E al centro di questo sistema c’era Elvira Zagaria, sorella del noto boss ed ex primula rossa casalese, Michele, alla quale era toccato il compito di gestire gli ingenti capitali illeciti derivanti dalle attività delle imprese del clan dopo l’arresto di tutti i membri maschi della famiglia e dopo la morte del marito. “La struttura era così organizzata che assicurava un controllo pressoché totale sugli appalti – ha affermato il capo centro della Dia di Napoli, Giuseppe Linares, a Sky tg24 -. Un cerchio magico che a livello politico era fondamentale per assicurare le nomine dei funzionari”.
Centro nevralgico delle attività criminali era l’Unità operativa complessa di Ingegneria ospedaliera, il cui dirigente era stato insediato per volere dei casalesi. Coadiuvato da gran parte degli impiegati del suo ufficio, il manager aveva il compito di truccare i bandi per favorire gli imprenditori del clan, che a loro volta dovevano periodicamente versare parte dei guadagni ottenuti: dall’appalto per la tinteggiatura (450 mila euro) all’affidamento delle manutenzioni degli immobili (150 mila euro) a quello per la gestione e la manutenzione degli ascensori (1,2 milioni). Complessivamente, hanno ricostruito gli inquirenti, gli affidamenti diretti senza i necessari requisiti finiti sempre alle stesse ditte dal 2006 ad oggi superano i tre milioni di euro.
Secondo la tesi della Procura, condivisa dal gip, nel 2006 vi fu anche un duplice avvicendamento politico-mafioso all’interno del nosocomio casertano. Infatti, con l’implosione dell’Udeur e conseguentemente alla caduta del governo Prodi, nel 2008, gli Zagaria cercarono e trovarono, la necessaria la necessaria “copertura politica” nel Pdl campano e, più in particolare, nel suo allora capo indiscusso, Nicola Cosentino, rimasto referente politico del sistema criminale operante nel nosocomio casertano fino al momento del suo arresto, avvenuto nel marzo 2013. Un sistema collaudato e sostenuto anche dalla politica, attraverso la nomina di dirigenti compiacenti e che garantiva, a sua volta, un pieno sostegno elettorale al partito che lo sosteneva. Compreso l’appoggio, registrato nel corso delle intercettazioni, alla fazione cosentiniana al congresso del Pdl svoltosi a Caserta il 6 ottobre 2012 e che sancì la definitiva leadership di Nicola Cosentino all’interno del partito campano. E direttamente impegnati nella “copertura politica” dell’organizzazione sono risultati essere due uomini di Nicola Cosentino: il consigliere provinciale di Forza Italia, Antonio Magliulo, e l’allora consigliere regionale del medesimo partito, Angelo Polverino, entrambi destinatari di misura cautelare.
“La vicenda dell’ospedale gestito da dieci anni dai casalesi con un pericolo intreccio tra camorra, imprenditori e politici non è solo gravissima per i danni subiti dai cittadini e per le risorse economiche rubate grazie agli appalti truccati ma ci pone nella assoluta necessità di tenere alta l’attenzione sul sistema dei partiti. Il Partito democratico deve tenere alta la bandiera della legalità. I nostri rappresentanti devono essere al di sopra di ogni sospetto e ciò purtroppo in alcuni casi non è accaduto. Tocca a noi alzare il livello di attenzione e verificare che non vi siano cali di tensione soprattutto in territori a rischio come quelli del Casertano dove il potere di Zagaria, dei Casalesi, dei Cosentino ha condizionato la vita amministrativa e politica per decenni anche attraverso una presenza stabile di alcuni soggetti come Zagaria stesso all’interno dell’ospedale. La vicenda ci deve impegnare anche a una grande allerta sulle nomine future nelle asl per tutelare la legalità e il rispetto dell’utilizzo delle risorse pubbliche. Il sostegno alle forze di polizia e alla magistratura deve essere costante così come per i tanti amministratori che negli ultimi anni, con grande impegno ma spesso anche mettendosi in pericolo, stanno cercando di cambiare la situazione. L’ultimo attentato al vicesindaco di Mondragone mostra che la legalità e la democrazia sono sotto attacco costantemente”. Lo hanno dichiarato il segretario regionale del Pd Assunta Tartaglione, membro della commissione a Giustizia della Camera, e Massimiliano Manfredi, della commissione parlamentare mafie e altre criminalità.