L’Italia negata. L’Italia dei senza diritti.

È assolutamente proibito sforare le attese di vita. Sono un grave ed irreparabile danno per l’economia del Paese.

La povertà in Italia è un’emergenza sociale. (Chiara Saraceno) –

Gli italiani hanno sognato, tra l’altro, di potersi godere una lunga vita; di poter diventare, grazie ad un sano stile di vita e ad un mangiare sano, con cibi a chilometro zero, prevalentemente mediterranei, dei longevi centenari.

Ma il sogno della longevità per tutti è durato poco; è durato veramente poco. I programmatori del sistema Italia, cammin facendo (si è trattato, per altro, di un cammino eccezionalmente breve), sono corsi in grande fretta, ai ripari, adottando provvedimenti in un clima diffuso di “dismissioni italiane”; di dismissione anche degli anziani ottuagenari, un peso considerato assolutamente insopportabile per l’economia italiana che può impunemente permettersi le ruberie, gli sprechi, i privilegi e le tante spese folli, ma non i costi umani di una vita troppo lunga e/o di umanità italiane sfortunate e, purtroppo, in condizioni di gravi disagi.

Ma in che Paese viviamo? Che tipo di civiltà è mai la nostra, se non riusciamo a garantire il futuro dei nostri giovani, in giro per il mondo, alla disperata ricerca di una vita umanamente giusta da poter vivere, garantendosi e garantendo il futuro dei propri figli? Che tipo di civiltà è mai la nostra se da indifferenti, non ci preoccupiamo del mondo anziano, dei diversamente abili e di tutta la disperata fascia del disagio sociale (psicatria, tossicodipendenze ed altro ed altro, ancora) che maledicono il giorno in cui sono venuti al mondo?

C’è, necessariamente, un limite a tutto; il nostro Paese che soffre come non mai, ha superato questo limite, con una sofferenza diffusa da Paese disumano ed incivile come non mai.

Quale mai sarà l’approdo umanamente giusto e sicuro del lungo percorso italiano dall’homo sapiens ad un homo novus che non se ne sanno le caratteristiche o meglio con le sole caratteristiche certe della disumana indifferenza per l’uomo; per tutti quelli che, vivendo nel bisogno, chiedono solidarietà ed aiuto ed in cambio, ricevono altro; ricevono purtroppo, indifferente disumanità.

Ricevono un fare italiano da ghigliottina della non vita, sottilmente messa in piedi da chi, per nanismo umano, sociale e politico, pensa follemente di poter liberare l’Italia dai suoi tanti mali, liberandosi degli anziani, dei diversamente abili e di tutti quelli del disagio sociale, la pattumiera d’Italia, da rottamare, da dismettere per il falso bene italiano; per un bene senza futuro e limitato ai soli pochi privilegiati del potere e degli apparati che se la godono a tagliare e ad imporre sacrifici, senza minimamente dare segnali di un’attiva e giusta compartecipazione alla gente per i tanti disumanai sacrifici molto spesso estremi, con la morte dei tanti che hanno ricevuto e ricevono, come unica gratitudine del loro fare, dalle istituzioni italiane, maledettamente in tutte altre faccende affaccendate la sola disumana indifferenza.

Nel paniere delle malefatte renziane i poveri del crescente disagio sociale che cosa mai troveranno nel prossimo immediato futuro? C’è di tutto e di più!

C’è, soprattutto e sempre più, quel tanto per tutti che ne riduce le condizioni di vita sana, soprattutto, per gli anziani e le fasce deboli d’Italia che, ormai nel tritacarne, vengono sempre più tartassati dagli smaniosi dell’Italia dismessa; dell’Italia che crede di poter guarire attivando le politiche del tagliere sempre e comunque a quell’umano sociale che, ormai proprio non ce la fa più a campare.

Si toglie attraverso la sanità; si toglie attraverso la cancellazione dei servizi alla persona; si toglie tassando ormai anche l’aria che si respira; si tolgono anche i pochi risparmi necessari per non morire e per quando si muore; si toglie di tutto e di più, facendo crescere nel disagio italiano, un disagio disumanamente estremo che colpisce soprattutto i tanti ultimi, sempre più ultimi e sempre più considerati di peso per la società italiana, dalle crescenti caratteristiche, di società senz’anima.

In tutto questo confuso fare italiano, un fare che sa di accanimento terapeutico contro i deboli d’Italia, la cosa più grave e più disumana è la dismissione umana; la grande dismissione dei deboli d’Italia, un’umanità che ormai non serve più a niente e verso la quale c’è la sola disumanità indifferente di chi governa sgovernando questo nostro Paese, convinti, come dimostrato dalle cose pensate e praticate, che gli anziani, i diversamente abili, i malati di mente, i drogati e tutti i tanti che appartengono alle fasce deboli, con il mondo dei giovani senza lavoro e senza certezze di futuro, rappresentano un insieme di fastidiosi rompiscatole; un insieme di quel grave “male italiano”, un male da cui poter guarire attivando unicamente le opportune e sagge politiche della “dismissione”. Agli anziani, a chiare lettere, si dice tra l’altro che, devono intelligentemente rispettare le attese di vita; che non devono assolutamente sforare; tanto, al fine nobile di evitare egoisticamente sofferenze al sistema pensionistico e sanitario che, nel nostro Paese, non può assolutamente permettersi di pagare le spese fuori programma (tale è considerato anche l’innaturale sforamento delle attese di vita).

La morale della dismissione italiana, non ultima quella umana che è, la più preoccupante, è che, per salvare l’Italia tutti, ma proprio tutti, devono accollarsi i sacrifici necessari, riducendo, per questo fine le spese; per gli anziani si vede, come necessità del bene comune, il rispetto dei parametri riguardanti le attese di vita; sforandoli si crea un danno grave ed irreparabile al sistema Paese.

Per pensare all’Italia che produce (lo dicono sempre, ma non lo fanno) bisogna liberarsi delle tante “zavorre italiane”, in quanto pesi scomodamente insopportabili; l’Italia non può fare fronte, oltre i limiti programmati, alle spese non previste; tali sono considerate anche le pensioni che vanno oltre i limiti temporali delle attese di vita.

E così, in questo nostro sempre più disumano Paese, quelli del potere costituito che vogliono cancellare anche i diritti naturali compreso quello della vita dei tanti deboli d’Italia, appellandosi alla loro dannata e spesso anche criminale morale delle cose utili, ritengono inutile e da spreco, la sforare i limiti programmati delle attese di vita e di tutte le necessarie spese assorbite dal disagio umano e sociale del nostro Paese.

Trattasi di risorse che, questo nostro Paese, dicono quelli dell’efficienza italiana (ma di quale efficienza si tratta?) non può assolutamente garantire, in quanto la scarsa ricchezza italiana (sempre più scarsa per mancanza di lavoro e di produzione), proprio non lo permette.

Bisogna quindi programmare il da farsi; bisogna oculatamente contenere la domanda crescente del sempre più numeroso popolo degli improduttivi parassiti d’Italia.

Che fare? Quali virtuosismi attivare? Prima di tutto, ridurre all’osso le condizioni di vita; tanto, riducendone, le ingenti ed insostenibili spese per la sanità ed i servizi sociali che da “tutto a tutti” devono diventare selettivamente attraverso spese contenute o del tutto cancellate, servizi sempre più negati, rendendo così ai tanti malcapitati italiani che pretendono di vivere sforando le attese di vita, ancora più difficile la loro triste vita, già in sé, una vera e propria vita d’inferno.

Per l’Italia dei deboli (anziani e diversamente abili in testa), proprio non c’è assolutamente, umana considerazione!

La politica degli “italianuzzi” senza anima, complice il fare interessato dei boiardi di Stato, non si fa scrupoli a tagliare anche i servizi di prima necessità ed a tagliare disumanamente le risorse necessarie, anche se il tutto diventa tragicamente dannoso per il vivere già fragile e provvisorio di chi è solo e di chi ha bisogno per vivere, di quell’umanità solidale che gli viene sempre più bastardamente negata.

Con la dovuta saggezza umana, da italiani saggi e perbene, bisogna saper rispettare tutti gli italiani di tutte le età e di tutte le diverse condizioni umane e sociali.

Tanto, è assolutamente necessario; tanto, devono capire quelli che ci governano, che si tratta di una parte, senza se e senza ma dell’essenza dell’uomo, i cui valori umani contingenti e non, trascendono l’umanità nel suo divenire e nell’insieme delle sue differenze.

Questa catastrofe umanitaria, da veri e propri diritti negati alla vita umana, si abbatte violentemente sul nostro Paese, in una sua fase di delicato e crescente invecchiamento; l’Italia, con la sua alta percentuale di popolazione anziana, è il Paese che più invecchia al mondo.

La strada della “dismissione dei vecchi italiani” che hanno naturalmente sforato le attese di vita, è una strada disumanamente sbagliata. È una strada idiota, il solo frutto del dominante nanismo italiano.

Da mondo civile e rispettoso dell’uomo della Terra, a nessuno, ma proprio a nessuno, è dato fare azioni contro, nei confronti della vita umana in qualsiasi età ed in qualsiasi società del mondo.

È assolutamente criminale il solo pensare che è un problema socialmente rilevante per l’economia, il fatto umanamente positivo che tanti italiani vivano un tempo più lungo di quanto previsto dalle attese di vita della popolazione; è una grave e carognesca offesa alla vita ed alla dignità umana d’insieme di tutti gli italiani.

È un fatto grave e riprovevole che ci fa toccare con mano quanto siamo caduti disumanamente in basso; quanto poco di umano e di saggio ci sia ancora nella società italiana, purtroppo, nanisticamente “dismessa”. Tanto, per un fare politico attento al solo potere contingente ed ai privilegi dei pochi del potere che, sono assolutamente indifferenti alla sovranità del popolo italiano di tutte le età, con una dominante di anziani ed in nome del quale dovrebbero governare pensando sempre e solo al bene comune e soprattutto al bene dei più deboli e degli ultimi della società, da onorare amandola, senza assolutamente pensare di disfarsene, perché scomoda, facendo azioni contro di barbare dismissioni.

La crisi italiana è grave; è veramente grave e senza ritorno.

L’Italia per cambiare, ha bisogno di esempi; per cambiar e riprendere la giusta strada, occorrono esempi saggi e giusti; occorre, soprattutto, l’esempio virtuoso di chi governa il Paese, pensando purtroppo ed in mondo sbagliato, di darsi i falsi simboli di povertà francescana non per sé, ma solo per i poveri cristi; per i governanti, già martoriati da un disumano disagio umano e sociale che è un grave disonore italiano di cui non c’è che vergognarsene.

I primi a doversene vergognare sono loro; sono gli italiani dei mille inciuci che ci governano sgovernando, indifferenti ai diritti della gente, sempre più fatta da un insieme di cittadini dai diritti negati.

L’Italia di oggi pensa a “cancellarsi”, a “cancellare” il suo passato di saggia umanità, dismettendosi e dismettendo.

È questo, il simbolo del “nuovo italiano”? Se è questo, è un nuovo italiano in cui si rincorre il solo uomo dell’apparire, conoscendo sempre meno l’essenzialità del proprio ESSERE, un’essenzialità assolutamente vitale, senza la quale, proprio, non si va da nessuna parte.

Nel nostro Paese, in forte crisi di umanità, c’è un crescente e profondo vuoto esistenziale. È il triste vuoto del se stesso che non si conosce; un vuoto che fa tanto, ma tanto male al vivere umano sia individualmente inteso che come insieme sociale ed umano.

L’Italia dell’avere e dell’apparire, l’Italia del crescente idiotismo virtuale, si va preparando al triste e disumano mondo del solo futuro negato; tanto, per effetto di un sempre più diffuso nanismo culturale che diventa, cammin facendo, nanismo umano italiano e più oltre del mondo, con le sole prospettive certe da fine del mondo, per la crescente e diffusa dismissione di umanità sulla Terra.

Cara Italia del potere della “dismissione umana”, c’è da vergognarsi di questo fare suicida che è, prima di tutto, un grave tradimento italiano; un tradimento per la gente italica non più produttiva, ridotta a dei senza diritti, da cancellare al solo fine di ripianare le casse vuote di un Paese che, per il potere ed i privilegi da garantirsi le studia tutte, pensando, tra l’altro, che i poveri cristi d’Italia non hanno il diritto di andare oltre le attese di vita in quanto, se violate, diventano un grave danno per il futuro italiano che, con caduta di stile democratico, umano, politico e di saggia civiltà italiana, le studia negativamente tutte; le studia proprio tutte, cancellando così facendo la rinascita italiana del futuro sempre più a rischio, soprattutto per i disagiati d’Italia e delle famiglie dei poveri cristi di un Paese cancellato che, tra l’altro, pensa di rifiutare legittimamente il diritto acquisito della reversibilità pensionistica, un diritto, il solo frutto dei contributi versati, ma che l’Italia “dismessa” non si può permettere più oltre, di sostenere.

Povera Italia nostra, in che mani inaffidabili sei finita! Povero futuro italiano! Agiamo e reagiamo.

Alziamo la voce e rivendichiamo da italiani onesti, quel futuro italiano che i “nani d’Italia” ci vogliono cancellare, così facendo, facendo male a tutti gli italiani, cancellandone, tra l’altro, la saggia credibilità italiana, in forte crisi di italianità credibile.

Giuseppe Lembo