Di Laura Bercioux
Due giorni fa il dramma del bimbo abbandonato in un cassonetto e morto subito dopo il trasporto in ospedale. Ieri, la confessione della madre. Teresa Ceni Longoni è presidente del Centro “Culla della vita”, una struttura che ha proprio la missione di accogliere i bambini che, per svariate ragioni, possono essere non accettati dai genitori.
Questi centri sono un porto sicuro?
“La Culla è una versione moderna e tecnologicamente avanzata della medievale Ruota degli Esposti. Si tratta di una struttura che permette alla mamma di lasciare il suo bambino in maniera anonima e assolutamente sicura. Fino al 1923 hanno funzionato in Italia più di 1200 culle, espressione di una profonda attenzione sociale ed assistenziale che ha permesso di salvare migliaia di bambini. Bisognerà aspettare il 1992 per sentire riparlare della ruota, ad opera del coraggioso dott. Giuseppe Garrone. La possibilità del parto anonimo in ospedale e di non riconoscimento alla nascita non ha infatti eliminato il tragico abbandono dei neonati nei cassonetti, come la triste vicenda palermitana di ieri mostra. Per questo le culle, gesto estremo di solidarietà che risponde a un gesto estremo di disperazione, sono ancora attuali e importanti.
Che funzione ha “la culla per la vita”?
“Permette l’abbandono in sicurezza di un neonato non voluto, salvaguardando la sua salute e garantendo una presa in carico immediata e protetta. Ha una funzione “preventiva”. A una mamma tentata di abbandono del minore, viene data la possibilità di contattare il Centro di Aiuto alla Vita più vicino per essere aiutata, accompagnata. (il numero verde SOS VITA 8008 13000 compare sui muri di tutte le culle promosse dal Movimento per la Vita italiano). Ha una funzione “culturale”. Ricorda a tutti che la vita non si butta, non è un oggetto di scarto, ma va accolta, accompagnata e aiutata nelle sue fragilità e che la creatività della solidarietà umana deve rispondere ai bisogni che a volte si esprimono in maniera violenta offrendo strumenti buoni di vicinanza”.
Quanti bimbi avete accolto?
In Italia, da quando le culle sono tornate in funzione (www.culleperlavita.it) sono stati accolti 2 bambini, uno presso la culla dell’ospedale Casilino di Roma e l’altro presso la culla dell’ospedale Mangiagalli di Milano. Purtroppo ancora molti, troppi bambini finiscono nei cassonetti, in un bagno di un fast food o in un cestino dei rifiuti. E’ importante quindi che i servizi sociali continuino a fare campagne informative sulla possibilità dell’abbandono in ospedale alla nascita associandola alle informazioni sui servizi di sostegno alla maternità non voluta o difficile (più di trecento centri di aiuto alla vita promossi da volontari in tutta Italia). In Regione Lombardia esiste un servizio, MADRE SEGRETA, che accompagna le donne intenzionate ad abbandonare il bambino alla nascita, le accoglie, le accompagna con un pool di psicologi, assistenti sociali, medici, educatori ecc. Spesso noi dei Cav collaboriamo con loro nei percorsi con quelle mamme intenzionate a non riconoscere alla nascita il bambino ma desiderose di non togliergli la possibilità di vita con l’aborto. Poi il FONDO NASKO: un aiuto concreto economico e di accompagnamento per il periodo della gravidanza fino all’anno di vita del bambino per donne che si trovano ad affrontare gravidanze non volute o difficili che rinunciano all’aborto: finora ha aiutato 5000 donne e impegnato fondi per 10 milioni di euro. Ha permesso una collaborazione sinergica tra pubblico e privato in chiave solidale e sussidiaria, riconoscendo la preziosa opera che i Centri di aiuto, altro progetto interessante è il servizio di accoglienza per depressioni post partum, www.depressionepostpartum.it. E’ servizio attivo anche in altre regioni, molto importante per la prevenzione del rischio infanticidio”.
Quali sono le difficoltà delle mamme?
Problemi economici, abitativi, mancanza di lavoro, di relazione di coppia, ma l’esperienza e il quotidiano contatto con le madri mi dice in maniera sempre più chiara e anche lacerante che il NO alla vita è figlio soprattutto della solitudine e della durezza del cuore ferito e solo che noi donne abbiamo davanti a una gravidanza non voluta o difficile. E alla solitudine non si risponde con soldi, aiuti ecc, ma soprattutto con la vicinanza, amicizia compagnia umana che aiuta ad affrontare INSIEME i problemi cercando risorse e risposte. Questo è ciò che dovremmo fare tutti, organismi pubblici e privati, non lasciare sole le mamme, garantirgli luoghi di ascolto, compagnia ecc. Questo è quanto noi, nel nostro piccolo cerchiamo di fare, formando le nostre volontarie per ciò e offrendo il nostro servizio ogni giorno h24”.