di Antonio Troise
O’ Mae’. A Scampia lo chiamano tutti così. Gianni Maddaloni, 58 anni, è un ottimo maestro: suo figlio, Pino, ha conquistato la medaglia d’oro a Sidney, nel 2000. Ma nella sua vetrina ci sono decine di titoli, italiani, europei e mondiali. Una palestra che forma campioni. E poi ci sono i sette milioni di spettatori che, in tv, su Rai Uno, si sono appassionati alla sua storia, “L’Oro di Scampia”. “Altro che la Gomorra di Sky che in un’ora ti cancella tutto il lavoro fatto sull’immagine del quartiere”. Le scuole di mezza Italia, da Monza a Firenze, a Guidonia, gli chiedono di organizzare degli incontri. La francese Horizons University ha voluto studiare sul campo, a Scampia, il suo metodo di reinserimento sociale dei ragazzi a rischio da replicare nelle banlieu parigine. Una settimana fa è arrivata una troupe televisiva di Sky spagnola per raccontare il suo progetto. Perfino da Città del Messico vorrebbero importare il suo modello.
Ottimo allenatore, pessimo imprenditore
E’ un ottimo allenatore, Gianni Maddaloni, ma un pessimo imprenditore: non riesce a incassare più di tremila euro al mese dai suoi associati, quando, ogni anno, ne servirebbero almeno 70mila. “Mae’, maestro, mi vorrei allenare”, si sente ripetere. E il colloquio è da copione. “Tu lavori? Tuo padre lavora? E vabbè, fa niente. Portami il certificato medico e vieni gratis”. Judo, pesi, aikido, kick boxing, ma anche zumba, hip hop, danza moderna e balli di gruppo, la palestra di Scampia è frequentata da circa 550 persone. Il più piccolo ha tre anni, gioca in giardino, il più vecchio ne ha 70: è un non vedente ma si allena sul tapis roulant. Paga chi può. E così solo un 20-30 per cento versa la retta mensile. “Ma se volevo fare soldi me ne andavo a lavorare in una palestra del Vomero o di Posillipo, sa quante volte mi è stato proposto?”, e si inalbera: “Dopo il film siamo diventati un vero catalizzatore dei problemi altrui. Altro che palestra, attraverso la pratica sportiva formiamo campioni, ma soprattutto trasmettiamo un modello di vita alternativo alla delinquenza. Diamo una seconda chance agli ex detenuti, un’occasione di riscatto per i ragazzi dell’area penale affidati ai servizi sociali, nelle scuole combattiamo il bullismo, coi medici del Pascale facciamo prevenzione medica per le mamme del quartiere. Insomma, svolgiamo un servizio sociale, siamo più Stato delle stesse istituzioni”.
Scampia cambia pelle
Scampia sta cambiando, spiega Maddaloni. “Fino a qualche anno fa qui c’era un esercito di drogati, erano morti viventi nelle piazze dello spaccio. Ma ora il fenomeno si è drasticamente ridotto, grazie soprattutto all’intervento delle forze dell’ordine. E poi è nata una vera e propria rete di associazioni che stanno risvegliando il quartiere. C’è “Mammuth”, un progetto multietcnico. L’uomo e il legno, una cooperativa che vuole dare un futuro ai minori e agli adolescenti a rischio. C’è Obiettivo Uomo che estende le sue attività dal quartiere Don Guanella fino alle Vele. E poi le Donne in Rete, di Patrizia Palumbo…Tutti portiamo avanti una battaglia difficile, anche contro i poteri forti, che sono al di sopra della politica”.
Abbandonato dalle istituzioni
Ma Maddaloni non trattiene la sua delusione. “Sono passati quattro mesi dalla messa in onda su Rai 1 della fiction ‘L’Oro di Scampia’, ma solo qui da noi non c’è stato l’effetto-traino del film e le istituzioni sono ancora sorde”. Gianni Maddaloni punta l’indice contro Comune e Regione. E va a briglie sciolte: “Sono dei piatti vuoti – dice dal tatami della sua Star Judo Club, fucina di campioni dove ogni giorno dal 2005 si allenano centinaia di giovani dell’area Nord e dove i ragazzi delle case circondariali trovano occupazione e dignità. Si complimentano, promettono aiuto, ma qui non ci sono neanche i soldi per pagare l’assicurazione del pulmino che il Rotary ci ha donato per accompagnare i non vedenti del Martusciello in palestra”. Le targhe e le piazze Finora gli aiuti sono arrivati solo dai privati. Il presidente del Coni, Malagò, una volta all’anno destina uno stipendio alla palestra. Grazie alle donazioni della banca Bcc diretta da Amedeo Manzo, è possibile ricompensare con 300 euro mensili gli ex detenuti che fanno un po’ di manutenzione in palestra e affiancando i disabili agli attrezzi. E poi c’è la generosità del Rotary, c’è il negozio Expert della zona ospedaliera che ha regalato scivoli e altalene per i bambini, la sorella di Gianluca Cimminiello, il giovane tatuatore di Casavatore ucciso l’anno scorso, che ha voluto dare mille euro. “Persino i parenti delle vittime innocenti di camorra si rivolgono a noi per non far cadere il silenzio sulle loro storie”. L’ultima richiesta in ordine di tempo è della famiglia Landieri che chiede di ricordare il figlio Antonio, il giovane disabile morto sotto i colpi dei clan in guerra a Scampia nel 2004. Qualche giorno fa, ricorda Maddaloni, “è stata ccoperta la targa della piazza intitolata ‘L’oro di Scampia con Maurizio Estate’. E’ stato il fratello del 23enne ucciso nel ’93 a chiedere la nostra presenza. Spero che quel giorno non si faccia retorica: la legalità si costruisce con i fatti, non con le parole “.
L’oro di Scampia
“L’oro di Scampia” non finisce qui. Maddaloni ha già pronto un nuovo libro che uscirà a settembre, Sky si è giù prenotata per i diritti. Ma il maestro di Scampia vorrebbe che fosse la Rai a farsi avanti: “Diventerebbe l’anti-Gomorra”. Per ora tutto tace. E, qualche volta, Maddaloni ha paura di fare la fine del sorcio in un secchio d’acqua. Ma non molla. E’ abituato a lottare, fin da bambino, quando scalava i piloni dell’elettricità per conquistare un posto al sole fra i piccoli boss del quartiere. Ed ora ha un sogno nel cassetto: trasformare la Caserma Boscariello, 20mila metri quadri abbandonati che si affacciano sul quartiere simbolo della periferia napoletana, in un centro di eccellenza. L’idea è piaciuta a Crosetto, alla Meloni, alla Carfagna. Poi, il governo Berlusconi è caduto e Maddaloni ha dovuto ricominciare a tessere la sua tela. “Sarebbe una svolta, riusciremmo a coinvolgere almeno 10mila ragazzi, portandoli sulla strada delle attività sportive. Una cosa così, a Scampia, cancellerebbe definitivamente la vecchia Gomorra…”.
fonte: L’Unità.it