Antonio Troise

L’ultimo rigurgito della casta. L’estrema resistenza contro il taglio di poltrone e privilegi. SI può leggere anche così il via libera al referendum confermativo sulla legge costituzionale che cancella 345 parlamentari, 230 deputati e 115 senatori. Proprio sul filo di lana è stata superata la soglia di 64 senatori (cioè il 20% dell’intera platea di Palazzo Madama) necessaria per dare il via libera alla consultazione. Sembra che a dare un aiutino per raggiungere il traguardo ci si sono messi anche i senatori della Lega. Sospetti che si sono subito tradotti in accuse esplicite dal fronte dei Pentastellati. Polemiche a parte, entro il 12 aprile si dovrà celebrare il referendum confermativo che avrà, almeno sulla carta, un esito scontato. Sarà difficile trovare qualche cittadino disposto a difendere scranni e privilegi. Ma, a questo punto, si aprirà una nuova partita, quella della revisione della legge elettorale per adeguarla alla nuova rappresentanza parlamentare.

Tutto semplice? Macchè. Entro a fine mese, la Consulta dovrà pronunciarsi su un altro referendum, quello voluto dalla Lega per avere una legge maggioritaria destinata a cancellare perfino le circoscrizioni proporzionali. L’esatto contrario della riforma elettorale che sta prendendo sempre più piede nella maggioranza giallo-rossa e che di fatto dovrebbe portare alla reintroduzione del sistema proporzionale con una soglia di sbarramento al 5%. E’ difficile che il referendum del “carroccio” possa superare l’esame della Consulta. Ma se dovesse scattare il disco verde, allora si voterebbe fra metà aprile e inizio giugno, dal momento che si tratta di un referendum abrogativo. Un caos.

La verità è che dietro la battaglia sui referendum si nascondono le inevitabili manovre di Palazzo, con scenari che vanno dallo sfaldamento dell’attuale maggioranza fino all’onnipresente ribaltone. Ipotesi che finiscono per indebolire ulteriormente il governo, alla vigilia degli importanti appuntamenti elettorali nelle Regioni, a cominciare dall’Emilia Romagna. Che cosa succederà? E’ davvero difficile fare previsioni. Certo, se anche il governo dovesse cadere, sarebbe davvero difficile per Mattarella sciogliere le Camere mentre è in corso la procedura di revisione Costituzionale per ridurre il numero dei Parlamentari. Insomma, ancora una volta, il Paese rischia di trovarsi nel vortice di un ingorgo istituzionale che poco ha a che fare con la volontà popolare di tagliare gli sprechi e i privilegi e che, invece, ricorda troppo da vicino i riti e i bizantinismi della vecchia politica. La casta, comunque, la si voglia chiamare, è ben lontana dal gettare la spugna. Con buona pace degli interessi di un Paese che ha bisogno, in questo momento, di avere stabilità politica e un governo in grado di affrontare le forti tensioni economiche e geo-politiche mondiali.