“Grazie alle fonti d’ispirazione – Fellini, Talking Heads, Scorsese e Maradona -. Grazie a Roma e Napoli”. È un fiume di ringraziamenti, inclusi tutti i suoi familiari, il regista partenopeo 43enne Paolo Sorrentino che ritira l’Oscar come miglior film straniero, accompagnato sul palco dal protagonista Toni Servillo e dal produttore Nicola Giuliano. L’Italia torna così a trionfare agli Academy Awards, portando a 14 il record di vittorie: 11 nella categoria come miglior film straniero, più tre Oscar speciali (a tallonare l’Italia è la Francia con 9 Oscar come miglior film straniero, più tre Oscar speciali). Il precedente trionfo era di 15 anni fa, con “La vita è bella” di Roberto Benigni. La serata degli Oscar, presentata da Ellen DeGeneres che ha distribuito pizza in platea, ha visto “Gravity” fare incetta di statuette: 7 su 10 nomination. Miglior film è “12 anni schiavo”: ritirano il premio i produttori Brad Pitt (“un privilegio raccontare questa storia”), Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Anthony Katagas e Steve McQueen, che è anche il regista (“dedico il premio a tutte le persone che hanno sofferto per la schiavitù e a quelle che ancora soffrono”). Miglior regista è Alfonso Cuarón per “Gravity” (“Fare un film è un’esperienza che ti trasforma”, rivolgendosi poi a Sandra Bullock dice: “Sandy, tu sei Gravity”).
Miglior attore protagonista è Matthew McConaughey per “Dallas Buyers Club” (tanti i suoi ringraziamenti, dai colleghi alla famiglia. Un ringraziamento è particolare: “Voglio ringraziare Dio, è lui il mio modello, mi ha reso la vita piacevole. La gratitudine ripaga. Quando c’è Dio, c’è un amico e il mio amico sei tu”). Per lo stesso film sull’Aids è Jared Leto il miglior attore non protagonista (dedica l’Oscar “a tutte le persone che hanno perso la battaglia contro l’Aids e che sono state discriminate”. Un pensiero speciale lo rivolge ai popoli di Ucraina e Venezuela: “Noi siamo qua e voi state lottando per vivere i vostri sogni. Noi siamo qua ma siamo con voi”). Miglior attrice protagonista è Cate Blanchett per “Blue Jasmine” (“Grazie alla sceneggiatura straordinaria di Woody Allen”, dice e saluta tutte le colleghe in nomination con lei, Amy Adams, Meryl Streep, Sandra Bullock, e nomina in particolare Judi Dench: “Stasera non è in sala. Ha 79 anni. Ed è in India a girare il sequel di ‘Philomena’, film che ha avuto tantissimo successo in sala”). Lupita Nyong’o è la migliore attrice non protagonista per “12 anni schiavo” (“Grazie all’Academy per questo riconoscimento incredibile. Non pensavo neppure per un momento che dal dolore del mio personaggio, Patsy, potesse nascere tanta gioia”, ed aggiunge: “bambini non importa da dove venite, i sogni sono realizzabili”).
Miglior direttore della fotografia è Emmanuel Lubezki per “Gravity” (“Condivido il premio con tutto il team, in particolare con Alfonso Cuarón”). Miglior montaggio a “Gravity”, nella persona di Alfonso Cuarón e Mark Sanger. Miglior scenografia a “Il Grande Gatsby”: Catherine Martin (Production Design) e Beverley Dunn (Set Decoration). Miglior sceneggiatura originale a Spike Jonze per “Her”. Miglior sceneggiatura non originale a “12 anni schiavo”, firmata da John Ridley (al suo primo Oscar). Migliore colonna sonora a Steven Price (al suo primo Oscar) per “Gravity”. Migliore canzone originale è “Let It Go” da “Frozen”, musica e testo di Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez (entrambi al primo Oscar che dedicano ai figli). Migliori effetti speciali a “Gravity”, nelle persone di Tim Webber, Chris Lawrence, David Shirk e Neil Corbould (al suo quarto Oscar). Miglior montaggio sonoro a “Gravity”, nella persona di Glenn Freemantle. Miglior mixaggio sonoro a “Gravity”, nelle persone di Skip Lievsay, Niv Adiri, Christopher Benstead e Chris Munro. Migliori costumi a Catherine Martin, per “The Great Gatsby”. Miglior trucco e parrucco a Adruitha Lee e Robin Mathews per “Dallas Buyers Club”.
Miglior documentario è “20 Feet from Stardom” di Morgan Neville, Gil Friesen e Caitrin Rogers. Miglior cortometraggio documentario “The Lady in Number 6: Music Saved My Life” di Malcolm Clarke e Nicholas Reed. Miglior corto “Helium”, di Anders Walter e Kim Magnusson (“Film fatto con zero soldi”). Miglior film d’animazione “Frozen”, di Chris Buck, Jennifer Lee e Peter Del Vecho, statuetta contestata sui social network dove le preferenze andavano a “The Wind Rises” di Hayao Miyazaki e Toshio Suzuki. Miglior corto d’animazione è “Mr. Hublot”, di Laurent Witz e Alexandre Espigares. Intanto, Kevin Spacey proclama gli Honorary Award a Steve Martin, Angela Lansbury, Piero Tosi (l’86enne che ha fatto la storia dei costumi nel cinema italiano); e il Jean Hersholt Humanitarian Award a Angelina Jolie. Infine, l’omaggio alle star scomparse si è aperto con James Gandolfini; è proseguito con, tra gli altri, Paul Walker, Riz Ortolani, Peter O’ Toole, Shirley Temple Black, Harold Ramis, Ray Dolby; e si è concluso con Philip Seymour Hoffman. Peccato che Hollywood dimentica l’italiano Vincenzo Cerami, sceneggiatore de “La vita è bella”.