Può un azienda sopravvivere con 1.300 dipendenti e 1.400 cause di lavoro. Cosi per stabilire che non c’è altra strada se non il commissariamento, al nuovo presidente delle Ferrovie Sud Est Andrea Viero è bastato esaminare i documenti aziendali, dopo un autentico calvario per metterci le mani sopra. E inorridire, cominciando proprio dalla scoperta di quei numeri.

La relazione con cui suggerisce il ricorso «urgentissimo» all’amministrazione straordinaria, recapitata da Viero al ministro delle Infrastrutture Graziano Del Rio che l’ha mandato li per fare pulizia, trasuda indignazione per «l’inadeguatezza drammatica» di «meccanismi operativi, processi decisionali, sistemi di controllo». Tutto quanto. Parliamo di un’impresa di proprietà del ministero delle Infrastrutture che gestisce mille chilometri di ferrovie e un servizio di autobus in Puglia destinati ai pendolari.


Con 1.300 buste paga e un direttore del personale che operava da Roma «in telelavoro». Con dirigenti retribuiti fino a 220 mila euro annui, 311 milioni di debiti e 170 milioni di sbilancio contabile, che da tre mesi non versa all’Inps e al Fisco le ritenute previdenziali e Irpef dei dipendenti. Con 320 autobus di cui una cinquantina inutilizzabili, e le ditte di manutenzione che minacciano di sospendere il lavoro fra una settimana. E che affida tutti i servizi informatici e contabili a una società privata con la quale a giorni si chiude il rapporto senza altra alternativa se non quella, suggerita (guarda caso) dall’ennesimo consulente esterno, di assumere il suo personale.