di SIMONA D’ALBORA
Accoglie la cronista l’Imam, Abdallah Cozzolino: la sua è la prova che, nonostante la maggior parte delle conversioni avvenga perché ci si sposa con un musulmano, aumentano e sono presenti casi di un avvicinamento spontaneo all’Islam, sia in tenera età che da adulti. L’Imam ha un passato di militanza di sinistra, una formazione gramsciana, una parentesi nel noviziato francescano fino a che a 26 anni non si è definitivamente avvicinato all’Islam. A Napoli esistono sette moschee che servono una comunità musulmana consistente che proviene anche dalla provincia.
“Quello che fa l’Isis non ci riguarda – esordisce l’Imam – la comunità islamica è una cosa e i terroristi sono un’altra cosa, noi non abbiamo nulla a che vedere con l’Isis e nemmeno contatti. I terroristi islamici o l’Isis non sono altro che gruppi che utilizzano l’elemento religioso che non ha alcun riferimento con l’Islam, come strumento di legittimazione delle loro azioni”
Intanto adesso minacciano di sbarcare in Italia, cosa ne pensa?
“Ormai l’Isis è a pochi chilometri da noi, la nostra politica ha il dovere di intervenire per difenderci e per sconfiggere il terrorismo”
Ma si continua ad associare il terrorismo all’Islam, perché?
“Perché si ha poca conoscenza dell’Islam e questa poca conoscenza porta a commettere errori di giudizio”.
Da molto tempo ormai la jiahd è un termine che si interpreta in una dimensione militare, ma nel Corano cos’è la jihad?
“Sarebbe lungo da spiegare, si dovrebbe aprire una discussione teologica troppo lunga, ma la jihad non è nient’altro che lo sforzo interiore che ogni musulmano deve fare verso se stesso per superare ogni forma di egoismo e avvicinarsi a Dio, anche in altre religioni esiste questo sforzo, anche nella cristiana, in fondo anche noi siamo figli di Abramo”.
Il mondo occidentale in questo 2015 appena iniziato è stato già messo a dura prova con l’attentato di Charlie Hebdo, cosa ne pensa delle vignette e dell’attentato?
“Il mondo islamico condanna l’attentato di Charlie Hebdo, perché l’Islam condanna ogni forma di violenza, ho espresso la mia solidarietà alla Francia, ma ciò non toglie che le vignette sono biasimevoli e sono considerate non appropriate e blasfeme anche da parte della cultura cattolica, lo stesso Papa è intervenuto. Ed è giusto e doveroso che contro quelle vignette si intraprenda la via giudiziaria.”