“Un politico indagato per corruzione, se dipendesse da me, lo indagherei per alto tradimento”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, risponde da Bruxelles, dove è stato impegnato nella due giorni dal G7, rincara la dose sulla reazione del governo all’inchiesta sulla corruzione negli appalti per il Mose di Venezia. “Di fronte a questi fatti – ha osservato Renzi – c’è piena fiducia nel lavoro della magistratura e il principio di non colpevolezza fino a sentenza. Nel merito, tutte le volte che vediamo vicende di corruzione, l’amarezza è profonda, perché si tradisce la fiducia dei cittadini. Per chi fa politica in modo serio è una ferita”. Per Renzi, però, “il problema della corruzione non sono le regole che non ci sono, ma le regole che non si rispettano. Sicuramente – ha aggiunto – interverremo nelle prossime ore e giorni sugli appalti pubblici, l’anticorruzione e altri temi specifici”. Interpellato sulle questioni più strettamente inerente all’Ue, in particolare sulle imminenti nomine della commissione e degli organi parlamentari, Renzi sottolinea che “questo non e’ il tempo dei diktat. Non e’ il luogo dei veti. E’ il luogo degli accordi nel senso più nobile. Nessuno può fare dei diktat, ne’ una forza politica eletta al parlamento europeo, né un paese, né altri”.