Una delle punizioni che ti spettano per non aver partecipato alla politica è di essere governato da esseri inferiori (Platone)
Il male oscuro, fortemente devastante, è la mancanza di solidarietà umana.
Purtroppo e sempre più “l’Io non sa diventare Noi”.
Chiuso nel proprio assordante egoismo, ciascuno furbescamente si sente il mondo e manifesta inopportunamente, una cieca indifferenza per l’altro.
Non si ha fiducia nell’altro; si cerca sempre meno l’altro; si solidarizza sempre meno con l’altro, considerato lontano da Noi.
Tutti, pieni di sé, hanno l’illusione di poter bastare a se stessi.
A chi può mai servire l’altro se abbiamo in noi una completa autosufficienza di vita?
Così convinti dell’importanza unica del nostro Io onnipotente, facciamo a meno, facendoci male, di coinvolgere l’altro e farlo diventare parte di Noi.
Siamo di fronte ad un egoismo umano, non di poco conto; siamo e sempre più nella condizione devastante di una autosufficienza umana che assolutamente non c’è e tanto meno può esserci, in quanto, come sempre, ma oggi più che mai, abbiamo bisogno dell’altro; abbiamo un grande bisogno dell’Io che diventa Noi.
Un percorso umano non facile e sempre più negato, per effetto dell’egoistica condizione umana basata sull’avere-apparire, assolutamente indifferente all’Essere ed a quell’umanità condivisa dell’Essere che può crescere solo per una forte e comune sensibilità culturale; una sensibilità che, purtroppo ed in modo diffuso, manca per effetto di un devastante nanismo culturale che, egoisticamente radicalizza l’Io in se stesso, non facendolo assolutamente diventare Noi; quel Noi che manca e che, partendo da ogni singolo uomo, purtroppo non si allarga agli altri. Tanto con un’indifferenza umana che proprio non giova al futuro del mondo che, così facendo, diventa sempre più un mondo dal futuro negato.
L’Io che non sa diventare Noi si traduce e sempre più in una diffusa e devastante mancanza di fiducia per l’altro che, considerandosi il mondo, genera il grave mllostro dell’Io egoistico che, tra l’altro, seguendo gli esempi pubblici, ha inopportunamente dismesso di diventare Noi.
L’uomo del mondo, soprattutto nei Paesi del mondo sviluppato ed aperto alle istanze di progresso, non ha più fiducia nell’altro che considera sempre meno per quella vicinanza umana assolutamente necessaria ad un insieme di “umanità condivisa”, mancando la quale, come sta succedendo e sempre più, si ha una società mondo fatta non dall’insieme umano, il frutto dell’Io che diventa Noi, ma da frustrati cani sciolti che, sentendosi mondo, agiscono in modo devastante, contribuendo con il loro fare individualista senz’anima a lenti passi alla fine del mondo; tanto, con azioni di violenta diffidenza uomo-uomo ed in modo altrettanto distruttivo uomo-natura.
Purtroppo e sempre più, l’uomo del nostro tempo, ha fatto inopportunamente tesoro sbagliando, del pensiero di George Simmel “chi sa tutto non ha bisogno di fidarsi, chi non sa niente non può fidarsi”; trattasi di un pensiero escludente la propria fiducia per l’altro sia per chi sa tutto sia per chi non sa niente.
È poco opportuno seguire alla lettera George Simmel che ha un atteggiamento escludente del proprio essere fiducioso dell’altro, in tutte le situazioni possibili.
La fiducia è una necessità di vita; dando fiducia all’altro, l’uomo sa essere se stesso e capire quanto sia importante che l’Io diventi Noi.
Bisogna quindi aprirsi all’altro, in quanto parte di noi; in quanto atto di vitale necessità, la società del mondo individualmente e soprattutto socialmente ha tanto bisogno dell’altro; partendo da qui, senza se e senza ma, l’Io deve saper diventare Noi; deve diventare Noi.
L’altro, di cui fidarsi, dopo alcuni utili momenti di familiarizzazione e di condivisione, deve diventare una saggia parte di Noi.
La vita senza l’altro, il frutto dell’Io che diventa Noi, è solo desolazione e solitudine; è solo devastante desolazione e solitudine che proprio non giova al nostro Io.
C’è, oggi più che mai, bisogno di fidarsi; c’è bisogno di tanta fiducia dell’altro e nell’altro, parte di un cosmo unito e prima di tutto, carico di umanità, di lealtà e di un fare condiviso che ci deve portare al conseguimento dell’Io in Noi, come essenziale componente individuale della nostra vita, soprattutto nel nostro presente globale fatto di una velocità in crescente divenire delle nostre relazioni, specchio della velocità più complessiva del nostro mondo allargato, un costante riferimento per la vita di noi tutti.
Nessuno, proprio nessuno, può sempre bastare a se stesso; tutti, ma proprio tutti, hanno bisogno dell’altro.
In questo bisogno c’è il vero e sempre più saggio significato del “Io che sappia diventare Noi”.
Purtroppo e sempre più spesso, sono in tanti che malconsigliati dentro da un’ascesa sociale del solo avere-apparire, si credono degli onnipotenti; degli onnipotenti al tal punto da poter fare a meno di tutti.
Illusione! Illusione! Non è assolutamente così!
Nel proprio orizzonte umano prima della “roba”, il frutto dell’avere-apparire, ci devono essere solidalmente le presenze umane degli altri; di quegli altri che nascono dentro di Noi, trasformando l’Io in Noi.
La presenza dell’altro non deve essere considerata marginale e tanto meno il frutto di una fiducia condizionata e/o di una fiducia abusata a tal punto da svuotarla di valore e di significato.
La fiducia nell’altro è parte dell’Io che diventa Noi; se non è questo, è solo falsa fiducia del proprio fare nella convinzione-certezza di bastare a noi stessi e di poter fare anche a meno degli altri.
La fiducia nell’altro serve per la nostra vita sociale d’insieme; serve per contribuire al miglioramento collettivo della società e prima ancora, dell’uomo nella società.
Purtroppo nella crescente confusione umana e sociale del momento, c’è un uso-abusato del termine “fiducia” che, soprattutto, per effetto di una falsa e strumentale comunicazione, sempre meno autentica, viene usato artificiosamente e calato dall’alto, con un significato di opportunità e convenienza assolutamente di comodo e per niente riferibile al suo vero significato ed al suo valore proprio, identificabile e consone agli ideali di riferimento.
Nel valore umano e sociale della fiducia c’è l’altro; ci deve essere, prima di tutto, l’altro nei cui confronti deve attivamente agire l’umanità dell’Io che sa diventare Noi.
Dobbiamo assolutamente saperci guardare dentro ed opportunamente riconsiderarci evitando che anche la fiducia per l’altro diventi un veloce liquido e fuggente prodotto consumistico, trasformandolo in un confuso atto di assenso del “tanto per”.
Così non serve a niente, come a niente può servire nella nostra vita ricca di varietà di esperienze, il considerare l’altro come superficiale frustrazione della nostra personalità; come una scheggia impazzita, parte di un Noi senza dignità umana e senza il trasporto umanamente sentito di sentirsi, prima di tutto, Io – Noi, nel corpo di insieme anche dell’attuale società che ha tanto bisogno di un’etica condivisa e di tanta conoscenza e saperi, al fine di un nuovo insieme umano, con il forte protagonismo dell’Io che sa diventare Noi.
Giuseppe Lembo