invasione euro falsi made in Cina

Il container giunto al porto di Napoli con oltre mezzo milione di monete da uno e due euro false e sequestrato lo scorso settembre era solo il primo destinato al ‘mercato’ italiano. Almeno nelle intenzioni dell’organizzazione di falsari, sgominata dai carabinieri della Compagnia di Palermo Piazza Verdi e della sezione operativa del Comando carabinieri antifalsificazione monetaria di Roma supportati dai Comandi provinciali di Napoli, Salerno e Cosenza.

Un primo trasporto di valuta contraffatta, a cui ne sarebbero dovuti seguire degli altri con cadenza mensile. Le indagini, infatti, hanno permesso di scoprire come Zhuangxiao Yong detto ”Giorgio”, uno dei capi dell’organizzazione residente in Cina, si era rivolto a Dino Stancato, “faccendiere calabrese”, fermato oggi nell’operazione ‘Shanghai Money’, per la creazione di una ditta edile, necessaria allo sdoganamento del materiale e all’intestazione delle fatture per il trasporto. Stancato, infatti, era amministratore unico della società  Saie, l’impresa che nei piani della banda sarebbe stata utilizzata per effettuare almeno cinque viaggi successivi. “Facciamo la Saiet che è tutta mia al 100%” dice Dino al telefono con Giorgio, che risponde ”perchè con la Saiet da ottobre, novembre, dicembre, minimo 5 containers li facciamo entrare con questa società “. Secondo gli investigatori era proprio Stancato a consentire l’arrivo e lo sdoganamento dei container con la valuta contraffatta in Italia attraverso la predisposizione della documentazione, il pagamento di funzionari doganali e i contatti con i trasportatori.

E per discutere meglio degli affari Stancati chiede a Yong se non sia il caso di recarsi personalmente in Cina. ”Dimmi una cosa Giorgio – dice Dino -, è il caso che io venga in Cina a parlare un po’ di tutto? Se tu mi fai il biglietto in vengo in Cina e parliamo un po”’. E Giorgio lo rassicura: ”Se tu scendi la prossima settimana a Napoli, porta il passaporto. Ti faccio fare il visto io”. Le indagini hanno consentito agli investigatori di ricostruire l’intera struttura dell’organizzazione. Spettava a Giorgio occuparsi della spedizione in Europa del denaro contraffatto prodotto in Cina e per farlo si avvaleva di Zhongming Huang detto ”Ming”, operante nella zona di Napoli, e del ghanese Seidu Abdulai, detto ‘Bob’, che si occupava della piazza di Palermo. Attorno a questi tre soggetti, che rivestivano ruoli di vertice, si muoveva una schiera di persone, soprattutto familiari, con mansioni di supporto materiale e tecnico-logistico.

In particolare, il gruppo napoletano ha potuto contare sul decisivo apporto di tutti i componenti della famiglia di ”Ming”: la moglie Yuping Ren, il figlio Yunrui Huang detto ”Marco” e la moglie convivente Hanxiao Huang, nonchè di due napoletani Antonietta Merolla e Vincenzo Verdoliva con compiti specifici connessi alle attività di smercio e consegna del denaro contraffatto. Sulla piazza palermitana, invece, ‘Bob’ ha costantemente agito con la collaborazione della moglie Sarah Oduwa Idehen detta Silvia e di Giovan Battista Filippone, detto U’ Papà , che hanno svolto “un ruolo decisivo per il conseguimento dei profitti della attività illecita curando l’intermediazione e la rivendita del denaro falso procurato a Napoli dal cittadino ghanese”.