“Non ci opporremo al rientro in Italia” per ragioni umanitarie di Massimiliano Latorre ,”se la Corte Suprema concederà l’autorizzazione”. Lo ha affermato oggi a New Delhi il ministro degli Esteri indiano Sushma Swaraj, rispondendo ad una domanda dell’Ansa. “Non faremo opposizione a una decisione della Corte”, ha ribadito il capo della diplomazia del paese asiatico. Nel frattempo, la massima Corte indiana questa mattina aveva esentato il militare italiano del battaglione San Marco, trattenuto in India insieme al collega Salvatore Girone da più di due anni, dall’obbligo di firma presso il commissariato di polizia per due settimane, a seguito delle condizioni di salute del marò, colpito da un’ischemia nei giorni scorsi. Se la Corte accoglierà le richieste dei legali di Latorre, il militare potrebbe rientrare in Italia per tre o quattro mesi, il tempo necessario alla sua completa guarigione, in cambio di garanzie che il nostro paese è pronto ad accettare. L’udienza si terrà il 12 settembre. In questo lasso di tempo, il governo – su richiesta dei giudici – dovrà fornire un parere formale sull’istanza di rimpatrio.
Nel frattempo, l’Hindustan Times lancia nuove accuse contro i due marò, “colpevoli” secondo il quotidiano di aver cercato di “coprire il loro operato spingendo il capitano della petroliera Enrica Lexie a inviare un rapporto per le organizzazioni internazionali di sicurezza marittima, in cui si sosteneva che i pescatori erano armati e che questo fu alla base della decisione di sparare”. Il quotidiano, seguito da altri media locali, ha citato una fonte anonima del ministero dell’Interno indiano secondo cui “il capitano della Enrica Lexie inviò un rapporto via e-mail in cui si sosteneva che sei dei pescatori a bordo del peschereccio St. Antony erano armati. Ma gli investigatori indiani verificarono che tutti gli undici pescatori a bordo erano disarmati. Non c’erano armi sul peschereccio”. Su questa tesi, però, è facile fare supposizioni. Per i pescatori non sarebbe stato difficile, infatti, gettare in acqua le armi prima di rientrare in porto.