di Rosario Terracciano
Caro direttore,
la Curia milanese e il Vaticano hanno chiesto al Pio Monte di Misericordia di poter esporre l’opera di Caravaggio nel loro padiglione all’Expo 2015 di Milano. Il Pio Monte (in pratica proprietario della tela) nella persona del sovrintendente Leonetti, chiede, come contropartita, una “donazione” in danaro per realizzare un hospice per malati terminali. Intento nobilissimo e in sintonia con la missionemisericordievole (termine arcaico, ma passatemelo) dell’istituzione.
Nel caso in cui il Vaticano accettasse le condizioni (da fonte accreditata nell’ambiente, sento parlare di cifre prossime ai 5 milioni di euro) spetterebbe comunque ai sette componenti del governo del Pio Monte decidere (non so se a maggioranza o all’unanimità). In caso di decisione favorevole, l’autorizzazione ad un eventuale trasporto spetta al Ministero dei Beni Culturali.
Sempre il sovrintendente Leonetti precisa che “il Caravaggio è mio” (!?) e che è già stato spostato quattro volte nella storia: negli anni 30 a Parigi; negli anni 50 a Milano; nel 1980 a Capodimonte due volte. Come in tutte le cose, c’è il fronte dei pro e quello dei contro lo spostamento. Tutti argomentando le proprie ragioni in maniera più o meno condivisibile. E visto che parlano tutti quanti, dico anch’io la mia (fintanto che esiste la libertà di opinione).
Mi lasci allora porre alcune domande, per poi proporre qualche osservazione.
1) Perchè la curia milanese e il Vaticano chiedono proprio quella particolare opera (ovvero la magnum opus di Caravaggio)? Dice “perché è in linea con il tema della nutrizione nel mondo e una delle sette opere raffigurate è proprio quella di dar da mangiare agli affamati”. Ok. Una delle sette, appunto. E non vi sono altri quadri, di analogo blasone, in sintonia col tema dell’Expo di Milano? Ma si che ce ne sono! Però Vaticano e curia milanese vogliono “quella lì”! Mah … Andiamo avanti.
2) Il Pio Monte, come contropartita, chiede soldi per realizzare l’hospice per malati terminali. Lodevolissima iniziativa. Ci mancherebbe pure che ci si dichiarasse contrari! Ma mi chiedo: il Vaticano (teniamo pure fuori la curia milanese) non dovrebbe essere l’attore protagonista impegnato in primo piano in opere misericordiose? Non potrebbe finanziare la lodevolissima iniziativa Piomontiana lasciando in pace il Caravaggio lì dov’è? O, per il Vaticano, i malati terminali sono degni di misericordia solo se può esporre l’opera nello stand? … Andiamo avanti.
3) Leonetti dice che l’opera è stata già spostata quattro volte dal suo luogo “natìo” e, dunque, non ravviserebbe alcun problema nel farlo la quinta volta. Orbene, se è vero, come lo è, che il verbale stilato in data 20 agosto 1613 recita alla fine «… hanno perciò detti Signori concluso che per nessun prezzo si possa mai vendere, ma sempre si debba ritenere nella detta chiesa», se si è contravvenuto per quattro volte alla regola, si è automaticamente autorizzati a contravvenirvi la quinta? E chissà quante altre ancora? (le opere di misericordia raffigurate sono sette … ricordiamocelo!) …
Vorrei attirare l’attenzione sul verbo usato nella formula di chiusura del verbale: “ritenere”. A quell’epoca, parliamo del 1600, il significato era più legato a quello di “trattenere”, “frenare” …
Pertanto, a mio modestissimo avviso e personalissima opinione, il Pio Monte ha contravvenuto già quattro volte a quell’ammonimento! … E andiamo avanti.
4) In caso di nulla osta allo spostamento (con o senza “donazione”), il trasporto della tela, da Napoli a Milano e ritorno, sarebbe a carico del Ministero dei Beni Culturali. (Vaticano e curia milanese chiedono e il ministero paga … con tutti i soldi che risparmiano di IMU … ) E a quale costo? Il quadro è grande circa 4 x 2,5 metri ! Necessita di apparecchiature e personale altamente specializzato per la movimentazione, il carico, il trasporto, lo scarico, le necessarie misure di sicurezza, il mantenimento di adeguata temperatura e umidità, … e tutto questo per l’andata e per il ritorno, senza considerare la permanenza dei sei mesi all’Expo.
5) Per alcuni il trasferimento comporta non pochi rischi per l’integrità dell’opera, che risulta essere una delle meglio conservate anche per la sua longeva permanenza nello stesso luogo (e per la cura del Pio Monte), oltre alla forte territorialità con cui si identifica. Per altri, costituirebbe un positivo investimento sul ritorno d’immagine che ne ricaverebbe Napoli. Io appartengo alla schiera dei contrari.
Primo, perché non mi piace contravvenire alle regole.
Secondo, perchè se il ritorno di immagine per Napoli lo dovrebbe assicurare quello stesso circo mediatico (stampa, radio e televisione) “nazionale” che si accanisce quotidianamente e senza esclusione di colpi “contro” Napoli, stiamo freschi!
Terzo, perché temo (e temo di aver ragione), che il sicuro successo che avrebbe l’esposizione dell’opera, aprirebbe varchi enormi nell’accampare pretese di trasferimento definitivo, accompagnate da dichiarazioni del tipo “Code interminabili a Milano per il Caravaggio di Napoli dove al massimo in un anno fa 50 mila visitatori” e cose del genere.
Quarto ed ultimo: se si pensasse come un unico paese (come? … quale, dite? … mettiamo che fossimo un paese), le quintalate di euro che quest’operazione costa, non potrebbero essere investite nell’offrire pacchetti “smart” ai visitatori, per raggiungere Napoli e godere del Caravaggio, Reggio Calabria per i Bronzi, e via dicendo? Favorendo l’economia locale di quell’altra parte della penisola (la più bisognosa), scrigno di tantissime altre opere d’arte e bellezze naturali e paesaggistiche, nonché grande maestra nella nutrizione …
Ma già … Questo è un pensare e agire da sistema paese, quale l’italia non è.