Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Mi chiamo Carlo, ho 52 anni. Divorziato con figli. Un mese fa sono stato licenziato dal posto di lavoro. Ero un addetto alle pratiche e guadagnavo 1200 euro al mese. Casa in affitto, condominio, gas, luce e mangiare. Ora sono in strada. Ho avuto lo sfratto e dormo in auto, la mia ex moglie non mi aiuta anzi ha chiesto alle istituzioni di ridurre il diritto di vista poichè non ho più una casa dove ospitare i miei figli e perché non devono stare, con un padre che dorme in un auto ormai dismessa e che a volte si lava a casa di un amico e mangia alla Caritas.
Nonostante le mie preghiere, sono andato in ginocchio a casa dei proprietari, dei direttori della Società-Ditta dove lavoravo, ma come risposta mi è giunta la lettera di licenziamento. In un momento mi sono ritrovato senza nulla con i figli che si vergognano del padre e che il padre si vergogna di uscire e di farsi vedere per strada…
Ho chiesto soldi agli usurai per evitare lo sfratto e alla fine ho dovuto restituire interessi pazzeschi e una volta ho ritardato e sono stato picchiato. Ora mangio una volta la giorno alla Caritas e resto tutto il giorno chiuso in un garage di un amico.. Alle ore 13 di ogni giorno esco di nascosto e cercando di evitare gli sguardi della gente vado alla Caritas, poi torno e trascorro le giornate cosi. Soffro di attacchi di panico, e a volte non riesco più a stare solo neppure per andare alla Caritas, devono accompagnarmi altrimenti non vado. La mia vita è finita.
La notte prima di dormire mi auguro una santa morte così forse vivrò in pace. Forse mi trattengono solo i figli anche se io non valgo nulla per loro e che se io non ci fossi loro vivrebbero meglio. Cerco se è possibile un aiuto in modo da fare una vita dignitosa con tanta umiltà.
Scrivo l’annuncio dal computer di un mio ormai. affettuoso amico . Lui ha messo a disposizione il suo conto corrente dove se qualcuno vuole può aiutare anche un euro. Ho un indirizzo di posta email (carlo.orvieti@gmail.com), dove chi me lo chiede, comunico il numero del conto corrente. Non ho un telefono cellulare non posso permettermelo.
E non posso permettermi neppure una vita. A fine raccolta i miei amici pubblicheranno la mia storia (giornale cartaceo e sito web a livello nazionale) con i nominativi di coloro che mi hanno aiutato a vivere ancora.
Un abbraccio commosso.
Carlo