Enrico Letta si appresta a salire al Colle e da Sassari, dov’è impegnato in un comizio a sostegno del candidato governatore del centrosinistra, Matteo Renzi saluta il vertice del Quirinale con soddisfazione: “Benissimo, era ora. Adesso non ci rimane che aspettare”. Un Renzi che guarda dritto alle elezioni ma che prima pretende la riforma della legge elettorale. “Mi accusano di aver scritto le regole con Berlusconi – ha spiegato durante il suo intervento -. Abbiamo pensato che le regole del gioco si potevano scrivere da soli, anche noi. Ma scriverle insieme è un valore civile e educativo per i nostri figli. E non si scambi il Parlamento per un ring dove si fa la box. Regole insieme con Berlusconi – ha aggiunto Renzi – per poi sconfiggerlo con rispetto e convinzione che siamo una cosa diversa. Ma per vincere bisogna convincere quelli che la volta scorsa hanno votato per il centrodestra. Altrimenti se non li convinciamo noi poi ci tocca fare il governo insieme”.
LA DIREZIONE DEL PD – Bisognerà attendere fino al 20 febbraio per sapere come e quanto il Partito democratico sosterrà l’azione di governo. Il segretario da una parte va ripetendo di non volere la staffetta con Enrico Letta e dall’altra rimanda ogni decisione sul futuro dell’esecutivo alla prossima direzione del partito. Due le certezze di Renzi: un governo con Berlusconi non lo farà “mai”; e a lui “conviene votare, all’Italia no”. Nel frattempo in pressing sul segretario del Pd (e su Enrico Letta) non ci sono solo le anime interne al Nazareno. Il leader del Nuovo centrodestra Angelino Anfano, chiede con forza “un governo forte che governi”, “noi sosteniamo Letta, ma ci deve credere anche il Pd altrimenti tutto si complica”. Ma ad attendere le decisioni della segreteria del Pd c’è soprattutto il presidente della Repubblica. Tra i vari scenari Giorgio Napolitano lavora certamente per un rilancio forte dell’esecutivo. Proprio in settimana ha ribadito il suo “apprezzamento per la continuità e per i nuovi sviluppi dell’azione di governo”. Ma il Colle non ha manifestato, e non lo farà, chiusure guardando agli altri scenari che si aprono per la guida del Paese. Quello più concreto, al momento, è un rimpasto dell’esecutivo, ma solo dopo la riforma della legge elettorale.
MISSIONE A BRUXELLES – Sarà il segretario Matteo Renzi in persona, il 18 e il 19 febbraio, ad avanzare formalmente la richiesta di adesione del Pd al partito socialista europeo. La missione europea di Renzi culminerà, dopo gli incontri con gli eurodeputati italiani e con tutto il gruppo del Pse, con il faccia a faccia con Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo e candidato alla presidenza della commissione Ue. In quella sede, Renzi proverà a convincere Schulz a farsi sostenitore della causa della modifica del nome del partito in senso più “ecumenico”, proprio per vincere le resistenze di quanti, nel suo partito, provengono da una storia e un impegno politico di matrice cattolica, e non nascondono il proprio malumore. A loro si è rivolto direttamente il premier Enrico Letta all’ultima direzione, chiedendo di mettere da parte l’orgoglio, pur comprendendo e condividendo, in quanto cattolico, le loro remore. In ogni caso, quella dell’adesione del Pd a Pse è una pratica ormai al rush finale, di cui si sta occupando da mesi la responsabile Esteri del partito Federica Mogherini, e di cui si discuterà prima nella direzione nazionale del 13 febbraio, quindi nella presidenza del Pse del 20 febbraio, che dovrebbe sancire l’ingresso ufficiale del Pd.