Antonio Troise
La legittima difesa è legge. Le nuove norme, riflettono un bisogno concreto dei cittadini: non trovarsi alla mercè di delinquenti che, in piena notte, entrano nelle case o nelle botteghe e tengono sotto scacco le persone a noi più care. Le nuove regole rispondono anche alla paura e al senso di insicurezza che si è diffuso fra i cittadini. Da questo punto di vista la legge va sicuramente nella giusta direzione. Ma attenti a farsi prendere la mano. Perchè il terreno su cui ci si muove resta scivoloso e basta davvero poco per trasformare un provvedimento molto atteso da parte dell’opinione pubblica, in una norma che può stravolgere le radici della nostra Costituzione e delle nostra comunità. Bene ha fatto, allora, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a promulgare la legge accompagnandola da due rilievi che servono a definire meglio il perimetro del provvedimento evitando pericolose derive populistiche o, peggio ancora, alimentata più dalla paura che da bisogni più che legittimi.
Prima di tutto le nuove norme sulla legittima difesa non devono intaccare un principio sacrosanto. E, che cioè, solo lo Stato ha “la primaria ed esclusiva responsabilità nella tutela della incolumità e della sicurezza dei cittadini, esercitata ed assicurata attraverso l’azione generosa ed efficace delle Forze di Polizia”. Come a dire: nessuno pensi di farsi giustizia da solo trasformandosi in una sorta di “giustiziere”, per richiamare il titolo di un film americano di qualche anno fa. Ma non basta. Perché anche di fronte ad una situazione di emergenza, nel caso in cui un ladro entri in casa, è importante dimostrare che ci sia uno “stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto”. Anche qui un richiamo netto alla moderazione e, soprattutto, alla necessità di tenere ancorate le nuove norme all’interno del nostro sistema giuridico, dove il richiamo alla legittima difesa non può diventare libero arbitrio né giustificare episodi di violenza che superino i limiti consentiti dalla legge. L’alternativa, infatti, sarebbe quella di trasformare le mura domestiche in una sorta di terra di nessuno, un far west dove ogni cittadino con la pistola ha il diritto di sparare senza nessuna regola. L’esatto contrario delle nostre tradizioni civili e giuridiche. Il Presidente della Repubblica ha voluto semplicemente riportare la questione della legittima difesa all’interno di un recinto normativo e sociale dove non ci può essere posto per norme che, sull’onda emotiva, possono scavalcare i confini dello Stato di diritto, magari trapiantando in Italia modelli sociali e culturali, come quello ad esempio degli Stati Uniti, che hanno dimostrato tutti i loro limiti e la loro pericolosità. Va bene tutelare i cittadini. Ma bisogna evitare che il rimedio possa essere peggiore del male che si vuole curare.