È iniziata ieri con più di un passo in avanti la seduta ad oltranza della commissione Affari costituzionali per licenziare il testo della legge elettorale sul modello tedesco che approderà in Aula martedì. Tra oggi e domani dai voti sul maxi emendamento del pd Emanuele Fiano (che di fatto trasforma il più maggioritario Rosatellum nel proporzionale simil tedesco) e sui subemendamenti sui nodi più delicati (oltre 700 complessivi, come annuncia il presidente della commissione Andrea Mazziotti) si capirà se la legge avrà vita facile a Montecitorio tanto da poter poi essere approvata in via definitiva dal Senato entro luglio, spianando la strada a chi lavora per le urne a settembre.
Ma al tavolo apparecchiato dai quattro grandi partiti per chiudere in fretta la riforma elettorale e portare tutti al voto se n’è insinuato il “tarlo” infido e minaccioso della (presunta) incostituzionalità del “Germanichellum” o tedesco in versione italiana. Il sospetto che si è impadronito nelle ultime 24 ore prima degli sherpa, poi dei leader di Pd, Forza Italia. M5S e Lega è che dal Quirinale – rimasto osservatore silente e distaccato ma attento delle trattative in corso – a lavori ultimati e testo faticosamente approvato possa arrivare un ipotetico rilievo, legato proprio all’aspetto più controverso. Cioè sui cosiddetti collegi “soprannumerari”, quel meccanismo perverso per cui nelle regioni monocolori, in taluni casi, i vincitori della sfida dell’uninominale nel collegio possano restare fuori, a beneficio dei capilista nel proporzionale.
Berlusconi, a proposito della trattativa con Renzi sulla legge elettorale: «In un quadro politico frammentato, siamo convinti che un sistema a base proporzionale sia l’unico in grado di rappresentare correttamente il voto dei cittadini nelle istituzioni. (…)Il sistema tedesco si adatta perfettamente a questo, assicurando un rapporto diretto fra elettori ed eletti ed evitando il pessimo sistema delle preferenze, fonte di clientelismo e di corruzione. Questo è il nostro limite e la nostra condizione»
Salvini sulla legge elettorale: «A parte lo sbarramento, di tedesco non c’è nulla. Non mi oppongo per coerenza, avevo detto che la priorità sarebbe stata portare l’Italia al voto e resto di parola, ma certo non la ritengo una grande legge».
Un patto di fine legislatura per le leggi da salvare e una legge elettorale a sicura prova di «costituzionalità».
Piero Grasso lancia un patto per chiudere positivamente la legislatura e dice: «Si approvi tutto prima del voto».