E’ l’emulazione l’elemento chiave nella strage compiuta a Monaco di Baviera da parte del diciottenne li David Sonboly – scrive Michele Serra su Repubblica- affascinato dalle stragi del passato e frustrato da una vita di emarginazione e bullismo da parte dei propri coetanei. Non è semplice trovare un antidoto a questi casi, ma è ora di prendere atto che questo genere di terrorismo “non pensato”, non ideologico, che si sovrappone al terrorismo islamista e in qualche modo lo completa, allo stesso modo di ogni terrorismo trova nella sua enorme, incontrollabile diffusione mediatica un vero e proprio movente. La polizia tedesca ha provato a regolare il flusso di informazioni e immagini nelle ore della strage e in quelle immediatamente successive, ma la comunità mediatica in queste occasioni è inevitabilmente coinvolta, probabilmente usata dallo stragista, manovrata da chi è bramoso di salire sul palcoscenico mondiale per compiere il proprio gesto di riscatto o vendetta. Il meccanismo è ; chiaro e difficile da spezzare, ma se non vogliamo ridurci all’eco passiva di ogni esplosione nel mondo, dobbiamo cominciare a ripensare ad alcuni aspetti, alcune abitudini, alcuni vizi della società dello spettacolo.