DI LAURA BERCIOUX
Giovanni Lo Porto, il cooperante palermitano, morto nel raid americano avvenuto, era molto amato e stimato nella sua città e che aveva scelto di andare in missione nei Paesi devastati dalla guerra. Il DNA ha dato la prova certa che si tratta proprio del giovane palermitano tra le vittime del raid. Il raid è avvenuto a gennaio nel confine tra Pakistan e Afghanistan: il drone utilizzato per il raid è il Predator, dotato di tre missili terra aria, l’America spende per questa macchina da guerra 17 milioni per ogni Predator,anche l’Italia ne possiede 12 ma sono molti i Paesi ad averlo.
E’ stato il Predator ad ucciderlo, con lui alcuni cittadini americani. Ieri il Presidente Obama ha annunciato l’esito dell’operazione riferendo di avere informato mercoledì Renzi. “Mi assumo tutte le responsabilità, ha detto Obama, di queste operazioni anti terrorismo. E’ un giorno in cui si rafforzano i legami tra Stati Uniti e Italia, due Paesi che condividono gli stessi valori”.
Obama si è scusato con la famiglia. Verificheremo quanto è accaduto e renderemo noti tutti i dettagli dell’operazione, le famiglie meritano di sapere tutta la verità. Alcuni punti rimarranno segreti ma faremo chiarezza. Le linee guida sono state rispettate, la lotta al terrorismo comporta anche questi errori. Ha ricordato la figura di Giovanni Lo Porto, un uomo che ha prestato servizio dal Centro Africa ad Haiti poi si era innamorato del Pakistan, convinto che la sua attività potesse fare la differenza per tante persone in quel Paese. Gli Stati Uniti si faranno carico di risarcirli per la morte del povero Lo Porto. Giovanni era molto attivo e credeva nella sua missione.
Rosa Lo Nardo, una sua cara amica (fonte Giornale di Sicilia), è molto provata dalla morte di Giovanni: “Giusi, la madre, era in costante contatto con Roma, la Farnesina e pensava che magari un giorno, avrebbe riavuto il suo Giovanni che andava in quelle terre per aiutare e per fare del bene”. Tutti lo conoscevano nel suo quartiere, lo Sperone a Palermo, era un ragazzo generoso, altruista, eccezionale. La famiglia è barricata in casa, la polizia tiene fuori la stampa e i curiosi. Renzi ha chiamato la madre di Lo Porto per le condoglianze esprimendo il profondo dolore per la morte del figlio. Lo Porto aveva amici in tutto il mondo, aveva studiato alla London Metropolitan University: studiava di giorno e la notte serviva ai tavoli per mantenersi agli studi. Poi le missioni, i viaggi e il suo amore per il Pakistan dove ha visto la morte.
“Siamo profondamente addolorati per la notizia della morte del palermitano Giovanni Lo Porto, la cui drammatica vicenda abbiamo seguito con trepidazione e in stretto contatto con la famiglia e con la Farnesina. A nome mio, e da parte dell’intera Amministrazione comunale, voglio esprimere il nostro più sentito cordoglio ai familiari”, è quanto dichiara in una nota il sindaco Leoluca Orlando.“Il Governo italiano chieda all’esecutivo statunitense – aggiunge il primo cittadino – che si faccia luce sulla dinamica dell’operazione che ha portato alla morte del nostro concittadino”.
Ci sono altri due siciliani che non si trovano da molto tempo, sono scomparsi all’estero: il medico catanese Padre Paolo Dell’Oglio sparito in Siria il 27 luglio del 2013, gesuita. Nel dicembre, scorso da fonti siriane, lo davano per detenuto in una prigione dell’Isis a Raqqa ma che non ha trovato conferma dal ministero degli esteri italiano. Padre dell’Oglio viene rapito dopo il suo appello a Papa Francesco affinchè promuovesse un’iniziativa diplomatica urgente per la Siria.