In seguito ad una conversazione telefonica ho compreso le motivazioni che spinsero Nicola Rizzo a entrare nel mondo della Pittura. Parecchi anni fa non avrebbe mai immaginato di intraprendere questa strada, ma una serie di vicissitudini lo spinsero a trasferirsi a Oderzo, in provincia di Treviso. Nella foresta della vita è difficile sopravvivere, ma il motto dell’Alfieri “Volli, sempre volli, fortissimamente volli”, gli ha permesso di riscattarsi, soltanto con le sue forze.
Alcuni anni fa scrisse una lettera al pittore Mario Romano. Ecco un estratto. “… Mi piace raccontarti per iscritto un episodio, accadutomi in una delle tante visite conoscitive dei sentieri di guerra dei nostri Fanti sul Carso. Lo scopo chiaro è quello di voler contribuire a tenere accesa la luce su quanti non tornarono più a casa. Ero sul Carso con uno dei miei figli, qualche anno fa. Ci trovavamo nella Dolina dei 500, sul monte Sei Busi e mi ricordai di aver visto in passato un piccolo osso umano, una testa di femore di uno dei cinquecento bersaglieri sepolti lì in una fossa comune, sovrastata da una Croce di pietra. Questo reperto mi era stato mostrato da un attivista della Pro Loco di Fogliano-Redipuglia, che mostra continuamente alle scolaresche che si recano in visita sul posto. Per farlo vedere a mio figlio, lo cercai dove ricordavo che era stato nascosto da quella persona, ma non era più lì. Forte fu la mia momentanea delusione. Ricordo che mi sono messo subito in movimento con le mie gambe in quella dolina dal fondo circolare, di un diametro di circa 30 metri, e mi sono fermato davanti ad un anfratto naturale nella roccia, ad un’altezza da terra di un metro e sessanta all’incirca, ho allungato una mano per sollevare un sasso che era lì e…, cosa molto straordinaria, appare ai miei occhi proprio quel sacro reperto osseo di soldato che cercavo. In quel momento, le sensazioni provate sono state tante. Mostrandogli quell’osso volevo far scoprire a mio figlio la tragicità della guerra ed il sacrificio di tanti ragazzi come lui. E c’ero riuscito.
Mi son chiesto e mi chiedo ancora come mai sia stato capace di trovare un qualcosa che sembrava svanito in quello spazio così ampio. Mi è sembrato di essere stato guidato da una mano invisibile, che mi ha accompagnato dal cumulo di sassi, dove la prima ricerca era stata infruttuosa, e mi ha fermato davanti a quella nicchia nella parete rocciosa. Ricordo bene che lì sono stato attratto subito da un misterioso istinto e, al primo tentativo di scoprire il nuovo nascondiglio di quell’osso – miracolo!- l’ho trovato!
Ho raccontato diverse volte quanto accadutomi, ma la sensazione avuta quel giorno mi accompagna ancora e mi spinge a dire che quell’episodio non è avvenuto per la mia bravura o il mio fiuto, ma solo per un mistero. Dentro di me sentivo lo spirito di quel fante vagare inquieto sul Carso, come tanti suoi compagni, per dirci qualcosa…
Lascio libero ognuno di pensare e di meditare sul sogno dei soldati di vedere un’Italia libera ed unita e sulla realtà che noi abbiamo ereditato, grazie al loro supremo sacrificio”.
Questa lettera è ricca di ricordi, di emozioni e di stupore. Il Carso, tragico teatro di guerra e di morte, ha scosso l’animo di Nicola che si è visto chiamato, come un Missionario, a “ricordare” in modo concreto il sacrificio di tanti giovani, anche del nostro Comune cilentano, facendo delle opportune ricerche per onorare la loro memoria.
“MAI PIU’ LA GUERRA” divenne il suo motto e nel 2012 il pittore Nicola Rizzo, coadiuvato dai figli Santino, Antonella e Carmine, fece una lunga, estenuante e laboriosa ricerca, riportata nell’ “Albo d’Oro”, per conoscere il nome dei militari di Gioi e della frazione Cardile, caduti nella prima Guerra Mondiale, e il luogo della loro sepoltura.
Tanti furono i giovani del nostro Comune, chiamati a difendere i confini della Patria, che non tornarono più a casa. Essi sono e saranno ricordati con commozione e gratitudine. Le estenuanti ricerche hanno permesso di avere molte notizie relative al Corpo di appartenenza, alle battaglie affrontate, al luogo di morte e dove sono sepolti.
I nominativi dei militari sono stati tratti dal testo del Ministero della Guerra “Militari caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918” Albo d’Oro, redatto nel 1926, edito nell’anno 1930. Le ricerche sono state possibili grazie al contributo di tante persone che prontamente hanno dato spazio alle nostre numerose richieste. Si ringrazia soprattutto il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra, presso il Ministero della Difesa, Via xx settembre, 123/a 00187 Roma, per il contributo dato alle ricerche e per la supervisione data al presente lavoro; l’Ufficio Storico dello SME; l’Ufficio Storico della Marina Militare; l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Napoli; l’Associazione Culturale “Cime e trincee” di Venezia e l’Associazione “Fronte del Piave”; l’Associazione Storico Culturale di Montebelluna; l’Osterreichisches Schwarzes Kreuz Kriegsgraberfursorge General Sekretariat, ( Segretariato Generale per la custodia delle tombe di guerra, Croce Nera Austriaca) con sede a Vienna e varie Ambasciate d’Italia in Europa. Si ringrazia anche il CAI di Trieste. Il presente scritto è stato estratto dal periodico “Parrocchia di San Giovanni Battista di Cardile”, pubblicato in data 4 novembre 2013.
Nella lettera il Rizzo chiese, inoltre, al pittore Romano di realizzare, cortesemente, un acquerello dal titolo “Affondamento di una nave”. Non avendo ricevuto una risposta affermativa, Nicola impegnò le sue capacità e riuscì a realizzarlo da solo. Appagato del risultato ottenuto, seguirono altri acquerelli dipingendo le Dolomiti. Una voce interna lo incitava a continuare. Nel 2016 ho saputo della sua pittura meravigliosa e l’ho spronato a continuare e a dare il meglio di sé. Il resto è Storia recente, ricca di strepitosi traguardi e di meravigliose Recensioni e apprezzamenti, arricchite da numerosi premi, ottenuti per le sue intramontabili tele.
Tra le tantissime Mostre, realizzate soprattutto nel Veneto dove risiede, è doveroso ricordare quella del 2019 a Cardile, sui muri del centro storico, durante la Festa del santo Patrono e quella del 2020 a Gioi, nella Sala Comunale; ebbero numerosi visitatori e molti giudizi positivi, perché l’alto livello della sua Pittura infonde senso di gioia e di pace nei visitatori.
L’opera pittorica di Nicola Rizzo è simile alla grande musica o alla grande poesia perché permette all’animo, allo stesso modo, di sollevarsi in un’estasi soave che suscita sentimenti emotivi di stupore e di riflessione, dando un senso di magnificenza alle sue espressioni artistiche.
Giacomo Di Matteo