Politica interna
Accordo sulla prescrizione, nuovi dissidi nella maggioranza Sono distanti le versioni che dell’accordo raggiunto sulla riforma della prescrizione danno le due forze politiche di governo. Mentre la Lega insiste nel ritenere l’entrata in vigore del provvedimento voluto dai Cinque Stelle subordinata alla riforma del processo penale, i pentastellati negano con forza che tale vincolo sussista. Luigi Di Maio, in una intervista alla Stampa, sostiene che «la riforma della prescrizione si farà, è nel contratto, e questo governo mantiene sempre la parola data. Entrerà in vigore nel 2020 assieme a una riforma complessiva della giustizia per garantire tempi brevi e certi». Il ministro Alfonso Bonafede, intervistato dal Corriere dellla Sera, nega che la riforma della prescrizione sia vincolata alla riforma del processo penale, come sostenuto da Giulia Bongiorno. Vi è piuttosto un accordo politico che prevede di scrivere la riforma del processo penale in tempi brevi: «Salvini ha detto che il governo mantiene gli impegni e io confermo che l’accordo politico unisce le due cose. Ma tecnicamente, nella riforma rivoluzionaria che abbiamo chiamato spazzacorrotti non c’è scritto che la prescrizione è condizionata all’entrata in vigore del processo penale».
Accordo sulla prescrizione, nuovi dissidi nella maggioranza – Manovra economica, il richiamo dell’Eurogruppo – La conferenza di Palermo sulla Libia
Sentenza Raggi, le richieste dei pm La richiesta del procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo, è “mite”, è lui stesso a dirlo: «Mi sono occupato e mi occupo di reati più gravi, anche di altri sindaci. In questo caso ci sono le condizioni per le attenuanti generiche e la pena complessiva deve essere calcolata in dieci mesi». La sentenza dovrebbe arrivare oggi in serata. Nel Movimento Cinquestelle non nascondono l’ottimismo per la decisione che dovrà prendere il giudice monocratico: in caso di soluzione, sarebbe scongiurata la crisi al Comune di Roma, con il rschio di nuove elezioni. Ma in caso di condanna, Luigi Di Maio ha ripetuto anche ieri che la carriera di Virginia Raggi si chiuderà in tempi brevi: «Non conosco l’esito del processo ma il nostro codice di comportamento parla chiaro e lo conoscete»
Economia e finanza
Manovra economica, il richiamo dell’Eurogruppo Resta alto lo scontro tra Roma e Bruxelles sulla manovra. «L’Italia mostri impegno» chiede il presidente dell’Eurogruppo Centeno in missione a Roma. Il ministro Tria sostiene che seguire le indicazioni della Ue sarebbe suicida. Tuttavia Centeno, che ha incontrato sia Tria che il premier Giuseppe Conte, ha verificato i margini di compromesso politico tra l’Italia e l’Ue, in modo da evitare la procedura di infrazione.«E interesse di tutti che il dialogo in corso produca risultati positivi – ha detto Centeno -. Non ho dubbi sull’impegno dell’Italia per l’euro e la crescita sostenibile. È essenziale che la legge di bilancio dimostri questi impegni». E vi sono segnali di ascolto da parte del governo. Il vicepremier Luigi Di Maio, difendendo la manovra, ha dichiarato ai giornalisti che gli impegni si onorano e di credere nel dialogo con Bruxelles. Tria ha detto che i suoi tecnici stanno «ristimando tutte le nostre previsioni» per valutare «se è necessario cambiarle o confermarle» nella risposta alla Commissione europea. Anche la Banca d’Italia appoggia una composizione con l’Ue. Il suo vicedirettore generale Luigi Signorini ha ricordato il rischio di aumento dello spread, che durante lo scontro Bruxelles-Roma sulla manovra «è già costato al contribuente quasi 1,5 miliardi di interessi in più negli ultimi sei mesi».
Alitalia Il Sole 24 Ore apre oggi con la notizia che Lufthansa starebbe valutando un rientro in campo sul dossier Alitalia. La compagnia aerea tedesca ritiene ancora possibile, a determinate condizioni, una partnership azionaria con il gruppo italiano. Con questo obiettivo, si sono incontrati il management di Lufthansa e il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Armando Siri. Da diversi mesi il dossier Alitalia è all’attenzione di Lufthansa. A fine ottobre, però, dalla compagnia tedesca era arrivata una frenata: «Nessuna partnership con il Governo» all’interno della compagnia, avevano spiegato fonti del vettore tedesco. Ora resta da capire se l’incontro sia un segnale positivo per la riapertura di un dialogo con il Governo, anche se la presenza dello Stato, attraverso Ferrovie, potrebbe essere un ostacolo all’acquisizione. Sullo sfondo resta la possibilità di alleanze anche con gruppi cinesi o americani
Politica estera
La conferenza di Palermo sulla Libia Lanciata con l’ambizione di mettere ordine nel caos libico, la Conferenza di Palermo si è ridimensionata strada facendo. Il programma presentato solo ieri è vago, il rischio di un fallimento resta alto secondo gli analisti. Anzitutto, per le defezioni dei big globali che hanno avuto voce nel conflitto. Infatti, nonostante il premier Conte, organizzatore del vertice insieme al ministro degli Esteri Moavero Milanesi, avesse assicurato la presenza dei principali leader, da una decina di giorni stanno arrivando disdette e sostituzioni con figure di secondo livello. Mancheranno di certo Putin, Merkel e Macron. Trump, a Parigi oggi e domani, non sarà della partita a meno di colpi di scena, e non ci sarà neppure il segretario di Stato Pompeo. E si fa strada l’idea di nuova conferenza incentrata sulla «sicurezza» da tenersi quanto prima a Roma,
Trump, stretta sui clandestini Niente diritto di asilo per chi entra illegalmente negli Stati Uniti. Donald Trump ha sospeso per 90 giorni le garanzie previste dalla legge cardine, l’Immigration and Nationality act, del 1965. Le modifiche sono in vigore da oggi. I migranti potranno continuare a presentare domanda di asilo solo se arrivano alle porte di ingresso ufficiali del Paese. Tutti coloro, invece, che entreranno clandestinamente, per esempio guadando il Rio Grande, verranno incarcerati o, se possibile, respinti oltre la frontiera. Nel frattempo, Trump deve fronteggiare le novità emerse dalle indagini sui suoi trascorsi personali. Secondo il Wall Street Journal, le autorità avrebbero le prove del coinvolgimento del presidente nei pagamenti alla porno star Stormy Daniels e all’ex coniglietta di Playboy Karen McDougal. Soldi in cambio del silenzio su relazioni sessuali nel passato. Ma in questo modo Trump potrebbe aver violato la legge sul finanziamento delle campagne elettorali.