Dl crescita. Via libera al decreto Crescita da parte del Consiglio dei ministri, dopo una lunghissima e tesa riunione. La norma per trasferire allo Stato i debiti del Comune di Roma, caldeggiata dal M5S e contestata dalla Lega, è passata, ma è stata rimaneggiata in gran parte. Da un lato i Cinque Stelle, sponsor del provvedimento, dall’altro la Lega, che resiste anche alle obiezioni del ministro dell’Economia Tria che ribadisce il costo zero della norma su Roma. Nel decreto, nel corso dell’esame, potrebbe entrare anche la riforma del regime di dissesto dei Comuni. Nel capitolo dedicato ai Comuni viaggia tranquilla solo l’estensione della rottamazione-ter a multe e tributi locali. Dal decreto il governo attende un’accelerazione della crescita economica del 2019 allo 0,2%. Tra le misure sulle quali c’è intesa ci sono i rimborsi ai risparmiatori truffati dalle banche, con un tetto di reddito più alto per i rimborsi automatici, la mini-Ires sugli utili reinvestiti dalle imprese, la deduzione dell’Imu sui capannoni, il rinnovo del super ammortamento, la rottamazione delle tasse locali.
Privatizzazioni e debito pubblico. Pesa anche sulla traiettoria del debito pubblico l’ipoteca degli aumenti Iva. A suonare il campanello d’allarme è l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), nell’ultimo Rapporto sulla programmazione di bilancio, in cui si ricostruisce in maniera analitica il percorso di calo del debito disegnato dal Def 2019, che prevede una riduzione complessiva del 3,7% al 2022, partendo dal 132,6% del 2019 (+0,4% sul 2018). In questo scenario l’avanzo primario fornisce un contributo positivo di quasi 7 punti di pil, di cui circa 4,3 deriverebbero dalle clausole di salvaguardia, «la cui effettiva attivazione risulterebbe essere quindi determinante per l’avvio del percorso di riduzione del rapporto tra debito e pil», ammonisce l’Upb. Nel complesso il debito non finanziario dell’Italia — quello totale dello Stato, delle famiglie e delle aziende diverse da banche, assicurazioni o fondi — è più basso della media della zona euro. Viaggia attorno al 250% del prodotto lordo (Pil), molto sotto Olanda, Francia, Irlanda o Spagna. Altra nota dolente è quella relativa alle privatizzazioni, cifrate all’1 % di Pil nel 2019 e allo 0,3% nel 2020. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio fa notare che nel documento gli incassi indicati per l’anno in corso sono oltre tre volte quelli raccolti nei due anni precedenti, senza che siano indicati i «necessari elementi informativi volti a suffragarne la realizzabilità».
Politica Interna
Scontro nel Governo. Un consiglio dei ministri cominciato in forte ritardo, ieri sera, e finito verso mezzanotte e un quarto, dopo che per l’intera giornata Movimento 5 Stelle e Lega hanno litigato su tutto. Dal decreto legge «crescita» alle celebrazioni del 25 Aprile alle inchieste che coinvolgono da un lato il sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri (Lega) e dall’altro la sindaca di Roma, Virginia Raggi (5 Stelle). Una riunione di governo cominciata senza la gran parte dei ministri grillini, a cominciare dal vicepremier Luigi Di Maio. Tutti presenti, invece, i ministri leghisti, capitanati dall’altro vicepremier, Matteo Salvini. Più battagliero che mai, in particolare sulle cosiddette norme «Salva Roma» infilate dal 5 Stelle nel «decreto Crescita» e contestate dal Carroccio. Alla fine il provvedimento è stato approvato, ma dell’articolo sul debito della Capitale sono passati solo alcuni commi. La battaglia si sposta in Parlamento. Un compromesso che evita, per ora, una probabile crisi di governo. Le tensioni della maggioranza hanno attraversato anche le stanze del Colle. Dai 5 Stelle, per esempio, si faceva trapelare la notizia di un intervento di Sergio Mattarella sul sottosegretario Siri – per suggerirne le dimissioni – ma dal Quirinale hanno prontamente smentito che il capo dello Stato si sia occupato (o voglia farlo) di una questione che è tutta politica e la cui mediazione spetta agli azionisti del Governo e al premier. Insomma, un tassello in più al caos che sta dettando l’ordine del giorno di Salvini e Di Maio anche se negli uffici quirinalizi si prestava attenzione soprattutto al destino del decreto crescita: una legge che dovrebbe riparare alle difficoltà dell’economia ma che è diventato l’epicentro della conflittualità politica.
Il 25 Aprile. Un 25 aprile che vedrà almeno per un appuntamento a Roma Anpi e comunità ebraiche insieme, nelle celebrazioni con la sindaca Virginia Raggi, diventa invece l’ultima contrapposizione a forza di slogan in seno al governo. Il ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini, che nei giorni scorsi aveva derubricato la Festa di Liberazione come «un derby tra comunisti e fascisti», ieri ha ribadito che non parteciperà alle commemorazioni, ma sarà a Corleone, in Sicilia, per inaugurare il nuovo commissariato. «II 25 aprile sarò in mezzo alle donne e agli uomini della Polizia di Stato, per ringraziarli del fatto che ogni giorno rischiano la loro vita per liberare la Sicilia e l’Italia dalla mafia. Non penso che tornino né il fascismo né il comunismo. Io lotto contro i problemi attuali, la mafia è un problema reale». Gli alleati di governo hanno risposto sia con il vicepremier e ministro del Lavoro, Di Maio, sia con una nota del M5S. «II 25 aprile è una festa nazionale della Repubblica Italiana. Non è questione di destra o di sinistra, come sento dire, ma di credere in questo Paese. Di credere nell’Italia e di rispettarla. E chi come me ci crede, il 25 aprile lo ricorda» è il post su Facebook di Di Maio.
Politica Estera
Strage a Sri Lanka. Dopo la strage di Pasqua il mosaico investigativo si compone. Gli autori: due gruppi islamici dello Sri Lanka. La rivendicazione: quella dell’Isis. Il movente: una rappresaglia per l’eccidio xenofobo nelle moschee in Nuova Zelanda. Ma è una verità parziale, di un governo che ha sottovalutato gli allarmi, l’ultimo arrivato dall’India a poche ore dagli attentati e che ora cerca di recuperare con spiegazioni non sempre convincenti. Mentre il bilancio ha superato le 320 vittime. Ieri le immagini di un terrorista che sfiora quasi con una carezza una bimba prima di farsi saltare ha suscitato forte emozione. Ier è stato il giorno di lutto nazionale e di sepolture di massa nella parrocchia di Katuwapitya a Negombo intitolata a San Sebastiano flagellato. Da ieri una fossa comune donata dal municipio raccoglie qui i resti di una parte delle 110 vittime uccise con durante la messa di Pasqua in un attacco solitario suicida.
Libia. Se pure la telefonata del presidente americano Trump all’uomo forte di Bengasi generale Haftar non è stata proprio un assist alla politica italiana in Libia, l’offensiva diplomatica di Roma continua nella stessa direzione che è quella della «soluzione politica alla crisi». In questo quadro va letta la riunione di stamattina nella capitale tra il ministro degli Esteri Moavero Milanesi e l’inviato speciale dell’Onu in Libia Ghassan Salamé, un incontro che segue quelli già avuti negli ultimi giorni con il collega emiratino (sostenitore di Haftar) e con quelli qatarino (sponsor di Tripoli) e francese. L’interesse dell’Italia, fanno notare fonti vicine alla Farnesina, è che tutti gli attori regionali marcino nella stessa direzione, un punto fermo che sarà sottolineato anche nel rituale vertice dei direttori politici «3 più 3» (Francia, Gran Bretagna, Usa, Italia, Emirati, Egitto) convocato volutamente oggi a Roma.