Economia e Finanza

Dalla scuola alla sanità: 380mila posti in bilico. Dai 22mila lavoratori “a rischio” delle aziende in crisi, oggetto dei 158 tavoli aperti al ministero dello Sviluppo economico, ai 55mila precari della scuola con almeno 3 anni di anzianità che vedevano la stabilizzazione più vicina con il decreto approvato «salvo intese» dall’ultimo consiglio dei ministri. Senza dimenticare la Sanità, dove metà dei circa 105mila specialisti del Ssn andranno in pensione: a settembre le regioni dovevano fare il punto con i ministri competenti per avviare un piano straordinario di assunzioni, che in assenza di interlocutori è a rischio. Sono le prime “vittime” della crisi di governo, che rischia di lasciare in mezzo al guado i lavoratori di marchi storici come Alitalia, Alcoa, Almaviva, Acciai speciali Terni, Blutec, Ilya, Whirlpool. Per l’ex compagnia di bandiera, Fs sta lavorando con Atlantia e Delta al piano industriale in vista della scadenza del 15 settembre per l’offerta vincolante. Ma per il futuro degli 11mila dipendenti di Alitalia un tassello essenziale è rappresentato dal nome del nuovo ministro dell’Economia, visto che il 15% della Newco sarà a carico del Tesoro. Ai tavoli di crisi la novità del 2019 è stato l’ingresso della grande distribuzione, con marchi come Mercatone Uno che, dopo il fallimento della Shemon Holding Srl e la chiusura dei 55 punti vendita, vede a rischio il futuro di 1860 lavoratori. C’è tempo fino al 31 ottobre per le offerte vincolanti per l’acquisto dell’intero o di parte del perimetro aziendale. Ma pesa l’incertezza su chi gestirà il ministero dello Sviluppo economico e la task force sulle aziende in crisi. Lo stesso discorso vale per l’acquisizione da parte di Conad di Auchan e Sma che coinvolge circa 18mila addetti ed è oggetto di un altro dei tavoli del Mise. E q lanciare l’allarme in vista della ripresa autunnale è la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, nel giorno in cui il sindacato ha pubblicato unitariamente un comunicato per chiedere «risposte immediate» alla politica: “C’e molta preoccupazione per l’attuale situazione politica ed economica, purtroppo a settembre molti nodi irrisolti rischiano di esplodere in tutta la loro gravità. L’economia non può aspettare i tempi della politica. Faccio riferimento anzitutto alle tantissime crisi aziendali irrisolte, alcune addirittura riaperte come l’Ilva, che chiedono riposte in tempi rapidissimi. Sono questioni che possono mettere in serio pericolo migliaia di posti di lavoro e anche la capacità del nostro sistema Paese di competere in un mercato in cui siamo sempre stati protagonisti, come la produzione di acciaio.”

Trump frena sui dazi alla Cina. Schiarita Usa-Cina sui fronte dei dazi. L’amministrazione Trump ha deciso che non tasserà alcuni prodotti per motivi «sanitari e di sicurezza nazionale». Per una serie di articoli come telefoni cellulari, laptop computer, console per videogame, certi giocattoli, monitor di computer e alcuni capi di abbigliamento e calzature i dazi slittano al prossimo 15 dicembre (in origine l’entrata in vigore era fissata al 10 settembre). La decisione Usa, che ha riacceso la speranza di un accordo tra Washington e Pechino, è giunta dopo un colloquio tra il rappresentante americano per il Commercio, Robert Lighthizer, e il segretario del Tesoro, Steven Mnuchin, con le controparti cinesi. «Come al solito, la Cina ha affermato che acquisterà “un sacco” dai nostri grandi agricoltori americani. Finora non hanno fatto quello che hanno detto. Forse questa volta sarà diverso!», ha subito twittato il presidente Trump. Secondo Trump, i dazi durante le feste natalizie avrebbero avuto un impatto negativo su molte persone. Wall Street vola all’annuncio: il Dow Jones sale dell’1,85%, il Nasdaq del 2,42%. Le piazze europee, sottotono in mattinata, chiudono tutte in buon rialzo: Milano è la migliore guadagnando l’1,36% grazie al riscatto del settore bancario, con lo spread in ulteriore ribasso fino a 222 punti base. In un contesto decisamente ondivago sui mercati finanziari l’orientamento degli investitori sulle classi di investimento più direttamente correlate all’evoluzione della partita politica in Italia: banche e titoli di Stato è stato sostanzialmente neutro. In attesa di indicazioni dal voto in Senato sulla calendarizzazione della crisi i BTp hanno proseguito sulla strada del rimbalzo.

Politica interna

Prove M5S-Pd contro Salvini. E’ stato solo un voto sul calendario dei lavori, per di più chiesto dalla Lega. Ma ieri si è materializzato in Senato (e poi anche alla capigruppo della Camera) il primo asse fra i 5S e il Pd sostenuti da LeU e dalle Autonomie. Sono 161 voti contro il calendario proposto dal centrodestra che va in minoranza. Questo significa che il premier Conte parlerà in senato il 20 agosto e non il 14 come chiesto da Salvini. Il quale, consapevole di andare incontro ad una prima sconfitta, ha preso la parola nell’emiciclo di Palazzo Madama e ha sfidato «l’amico» Luigi Di Maio: la carta che gioca è il taglio dei parlamentari, che si può votare – dice – già il prossimo lunedì. Lo annuncia in un’Aula gremita, dove ad applaudirlo non sono solo i senatori leghisti ma anche alcuni colleghi pentastellati. Poi, aggiunge il vicepremier, però tutti al voto. Subito. La sfida viene raccolta da Luigi Di Maio: bene procedere con la riforma che riduce di 345 gli eletti ma – rilancia – ora si possono sforbiciare anche «gli stipendi». Nessuna preclusione ad andare alle urne questo autunno, dice poi il leader 5S, ma nel «rispetto» delle prerogative del Quirinale. La mossa di Salvini sulle prime almeno viene dunque accolta con qualche sospetto dagli ex alleati che mantengono le distanze: il capogruppo dei 5S Stefano Patuanelli chiede ad esempio che venga ritirata la mozione di sfiducia. E alla fine il tabù è caduto. Per anni Cinque stelle e “piddini” si sono ignorati, spesso si sono disprezzati, ma da 48 ore hanno cominciato a parlarsi. Sottovoce e lontano da occhi indiscreti ma si parlano. E parlano di quel governo di legislatura da fare assieme, considerato ancora inattuale dai leader dei rispettivi partiti ma del quale per ora chiacchierano i vice. E infatti gli sherpa che in queste ore stanno passando le linee, sono i “messi” autorizzati a parlare: i pentastellati Stefano Patuanelli, Francesco D’Uva e il ministro Riccardo Fraccaro e per il Pd esponenti lealisti, zingarettiani doc come Paola De Micheli, Andrea Orlando e Luigi Zanda. Sondaggi preliminari, per capire l’aria che tira, ma anche per far circolare i primi nomi. Anche per l’incarico più importante, quello di presidente del Consiglio. E qui, sia pure allo stato embrionale e a livello di battute, è interessante il primo ping-pong: «Il presidente del Consiglio non può che restare a noi», dicono i Cinque stelle e fanno il nome di Giuseppe Conte. Quelli del Pd rispondono che «logica vuole che la scelta tocchi a noi», si tengono abbottonati.

Berlusconi sente Salvini: no al listone unico Fi-Lega. Ci sono due novità emerse ieri. E entrambe non metteranno il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini di buonumore. La prima è il voto con il quale ieri l’aula del Senato ha confermato per il 20 agosto le comunicazioni sulla crisi del premier Giuseppe Conte: una decisione che ha materializzato a livello parlamentare la convergenza tra M5S e Pd. La seconda è il mancato incontro tra il leader della Lega e Silvio Berlusconi. E questo, politicamente, per Salvini potrebbe essere un campanello d’allarme altrettanto rumoroso. Se il colloquio tra i due non avverrà presto, vorrebbe dire che il patto preventivo con Forza Italia e Fratelli d’Italia è meno facile del previsto. Ma l”accordo tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini su un punto c’è: far cadere il governo Conte. Il resto si sta definendo, perché nella convulsa giornata di ieri ci sono stati diversi contatti telefonici ma non l’incontro previsto tra i leader di Forza Italia e della Lega, su programma e liste sia politiche che regionali. Bruciante, però, è la proposta di un listone unico con la Lega degli azzurri, mentre Fdi correrebbe da sola. Un’idea, dicono, sponsorizzata da Denis Verdini, «pontiere» per gli interessi del Carroccio. E inaccettabile per Fi e, riunito a Palazzo Grazioli, il coordinamento di presidenza degli azzurri afferma in una nota di essere «radicalmente contrario». «Fi, pur auspicando un accordo di coalizione con gli altri partiti di centrodestra, non è disposta a rinunciare alla propria storia, al proprio simbolo e alle proprie liste in vista delle prossime elezioni politiche». Nessuna annessione, dunque, ma l’affermazione di un’identità diversa e di pari dignità nell’alleanza, pure nelle proporzioni degli ultimi risultati elettorali. Una trentina di parlamentari preoccupati per la difficile rielezione, senza garanzie dalla Lega potrebbe far mancare i numeri al momento della sfiducia in Senato. E addirittura qualcuno pensa alla creazione di un gruppo autonomo da Forza Italia. Un altro punto sul quale Forza Italia vuole chiarezza da Salvini è la posizione verso l’Europa. Il partito, radicato nel Ppe, non intende consentire fughe in avanti, uno scontro con l’Unione europea, voci di uscita dall’euro che preoccupano gli investitori internazionali e agitano i mercati. Per gli azzurri si può votare anche il 27 ottobre, ma i patti devono essere definiti, bisogna essere sicuri che il Capitano non miri solo a prosciugare Forza Italia.

Politica estera

L’allarme Usa per l’incidente nucleare russo. Mosca ostenta sicurezza, gli incidenti nelle strutture militari non intralciano i grandi progetti. Ieri il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ha affermato che la Russia continua a essere in testa nello sviluppo di alcune armi, compreso il missile da crociera a propulsione nucleare al centro del nuovo rovescio. Le indiscrezioni affermano che vi sarebbe stata un’esplosione durante il test di un micro reattore nella base di Nenoksa, regione di Arcangelo. Da 5 a 7 i morti, alcuni dei quali saranno insigniti di medaglie al valore. Le autorità hanno dapprima minimizzato, per poi lasciar trapelare mezze verità. II portavoce ha parlato di «tragedia», di «eventi che capitano». Quindi ha ricordato gli «eroi» caduti nel fronteggiare l’emergenza. Quanto alla sicurezza della popolazione, ha espresso fiducia nell’azione delle agenzie coinvolte. Dalla regione sono peraltro trapelate notizie contrastanti. Sono ancora tanti gli aspetti poco chiari dell’esplosione. A infittire il mistero e ad accrescere il timore radiazioni è stata ieri la notizia di un’imminente evacuazione di Nyonoksa: il villaggio più vicino al poligono sul Mar Bianco in cui si è verificato l’incidente. Ai 500 abitanti della cittadina era stato detto di lasciare temporaneamente la zona per non meglio specificate attività nell’area militare. Alla fine però – racconta l’amministrazione regionale – gli oscuri impegni sono stati cancellati e di conseguenza anche l’evacuazione. La preoccupazione comunque permane. Alcuni esperti sospettano che si tratti di una delle «super armi» che l’anno scorso Putin presentò al mondo come capaci di rendere «insensati» gli Scudi americani in Europa e in Asia: una delle ipotesi più gettonate è che si tratti del Burevestnik, un nuovissimo siluro che non avrebbe limiti di gittata e prende nome dalla procellaria, un uccello marino che vola sfidando le tempeste. Anche Trump la pensa così e in un tweet ha chiamato il misterioso missile “Skyfall”, dicitura Nato del Burevestnik. Poi ha dato il via a una battaglia verbale tra Cremlino e Casa Bianca su chi abbia il miglior arsenale missilistico. «Noi abbiamo tecnologie simili» a quelle russe «ma più avanzate».

Hong Kong, scontri in aeroporto. È una vera e propria escalation quella in corso a Hong Kong, con le autorità locali incapaci di arginare la protesta, mentre da Pechino arrivano sinistri avvertimenti ai manifestanti che da due mesi tengono in scacco l’ex colonia britannica. Con un sit-in di massa ieri migliaia di giovani anti-Cina hanno bloccato per il secondo giorno consecutivo l’aeroporto internazionale, causando dalle 4.30 del pomeriggio la cancellazione di tutti i voli in partenza. E così, dopo aver squassato le strade e le metropolitane di Hong Kong, la violenza entra anche nel suo aeroporto. Uno degli scali più affollati al mondo, crocevia di persone e merci, simbolo di una città fino ad oggi aperta. A tarda sera, al termine della seconda giornata di occupazione m cui i giovani manifestanti mascherati impediscono ai passeggeri di imbarcarsi, barricando i check-in dietro valigie e carrelli, decine di agenti antisommossa arrivano all’ingresso. Dopo qualche minuto la polizia si ritira dallo scalo, ma a notte fonda gruppi di manifestanti restano barricati all’interno. Un giudice ha emesso un’ingiunzione di sgombero, in teoria gli agenti potrebbero fare irruzione in qualsiasi momento. La voce rotta dall’emozione, Carrie Lam ieri ha avvertito che «la violenza ha spinto Hong Kong verso il baratro, in uno stato di panico e caos». Ma il governo cittadino di cui è a capo non ha saputo né affrontare le cause della protesta, né gestire la piazza, con i black bloc che mettono a segno ogni weekend una clamorosa azione. L’iniziativa è nelle mani di decine di migliaia di ragazzi che continuano a pretendere le dimissioni di Lam, la cancellazione dell’odiato progetto di legge sull’estradizione in Cina di sospetti criminali, elezioni democratiche del “chief executive” (la carica ricoperta da Lam), una commissione d’inchiesta sull’operato della polizia. Su quest’ultimo punto ieri è intervenuto l’Ufficio per i diritti umani dell’Onu, che ha chiesto l’avvio di una commissione d’inchiesta indipendente sottolineando che «funzionari di polizia sono stati visti più volte sparare gas lacrimogeni direttamente contro i dimostranti in aree chiuse, creando così seri pericoli di morte odi ferimenti gravi». Ad alimentare la tensione, arriva anche un tweet di Donald Trump: l’intelligence, cinguetta il presidente, lo ha informato che «il governo cinese sta spostando truppe al confine con Hong Kong. Tutti devono stare calmi e al sicuro».