Politica Interna
La libertà di stampa. Le accuse e le offese di esponenti dei 5 Stelle contro giornali e giornalisti – pronunciate dopo l’assoluzione della Raggi – continuano ad alimentare la polemica politica e a suscitare reazioni anche ai massimi vertici istituzionali. È successo che ieri è intervenuto anche Sergio Mattarella che ha difeso la libertà di stampa lasciando capire che mai darebbe il via libera a un provvedimento con l’obiettivo di discriminare il mondo dei media. Un’intenzione che qualcuno dei grillini aveva fatto circolare facendo distinzioni tra giornali, editori e mezzi di informazione. Il presidente Sergio Mattarella indossa la grisaglia del massimo difensore della Costituzione e lancia un monito contro le aggressioni 5S all’articolo 21. «Al mattino», ha affermato ieri il capo dello Stato ricevendo al Quirinale un gruppo di studenti, «come prima cosa leggo i giornali: le notizie e i commenti, quelli che condivido e quelli che non condivido. E forse i secondi per me sono ancora più importanti perché, anche se si ritengono sbagliati, sono uno strumento su cui riflettere». Un avvertimento a non insistere in questa guerra insensata, che divide ancora una volta gli alleati di governo. «La legge sul conflitto d’interessi non è una mia priorità», taglia corto Salvini. «È nel contratto, si farà», lo corregge a sera Bonafede.
Tensioni tra Salvini e Di Maio. Dicono a palazzo Chigi che oggi, appena concluso il vertice sulla Libia a Palermo, Giuseppe Conte tornerà a Roma «e risolverà tutto». Ma nessuno nelle stanze del governo nasconde che l’allarme per la tenuta della maggioranza e del patto tra 5Stelle e Lega monta di ora in ora. Tant’è, che ieri non è stato possibile celebrare un incontro tra il premier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini sulla manovra di bilancio. Roba da separati in casa. Il capo grillino – già irritato con il leghista per il sostegno all’Alta velocità e le stilettate contro Virginia Raggi, seguiti agli schiaffoni subiti nei giorni scorsi su decreto sicurezza e prescrizione – alle dieci del mattino è nella stanza di Conte. Insieme, come stabilito con un giro informale di telefonate domenica sera, attendono l’arrivo di Salvini. Di Maio viene descritto come una furia. «Salvini non si sta comportando lealmente», lamenta con il premier, «ha attaccato la Raggi, ha cavalcato la piazza di Torino contro la Tav a fini politici».
Politica Estera
Vertice sulla Libia. È il primo giorno della Conferenza di Palermo sulla Libia, e il generale Khalifa Haftar, per ore prende in ‘ostaggio’ il governo italiano. Il militare ex compagno di Gheddafi che controlla la Cirenaica, riesce a fare accendere su di sé tutti i riflettori disponibili. È l’ultimo ad arrivare alla cena, Giuseppe Conte gli parla per buoni dieci minuti sotto le lampade delle tv, accorre un’interprete per aiutare i due uomini a capirsi. Conte quasi lo implora, «il tuo contributo è importante per questa conferenza». Ma poi il generale si gira, ritorna sui suoi passi, sale sulla Maserati blindata e rientra in albergo. L’uomo forte della Cirenaica non aveva interesse a partecipare a un altro vertice con il suo rivale Fajez Serraj, capo del Consiglio presidenziale di Tripoli. Inizia dunque sotto il segno di questa “sceneggiata” la prima giornata di questa conferenza, che era già stata segnata dalla assenza di Vladimir Putin, Donald Trump e Angela Merkel. Tutti leader che il premier Conte aveva invitato pubblicamente nei lunghi mesi di preparazione della conferenza.
Brexit. «La Brexit avrà conseguenze sul Regno Unito paragonabili a quelle prodotte dalla crisi di Suez» (Jo Johnson ministro dimissionario del governo May). «No, la Brexit avrà un impatto infinitamente più grave della débâcle del 1956» (Andrew Rawnsley editorialista di Observer). Il dibattito sui destini britannici è ormai in bilico fra il “male” e il “peggio”, ogni ipotesi di una felice separazione di Londra dal resto dell’Unione s’è del tutto dissolta, lasciando sul tappeto tre variabili: Brexit nei tempi e nei modi che la signora May concorderà (se mai ci riuscirà) con Bruxelles; Brexit senza rete, ovvero uscita disordinata del Regno senza alcun accordo con l’Ue; nuovo referendum, ipotesi quest’ultima che s’affianca all’opzione subalterna e (forse) alternativa di elezioni anticipate. La piega degli eventi indica un’accelerazione della crisi su entrambi i lati del confronto che impegna Theresa May: quello con Bruxelles e quello con i colonnelli del suo partito. Ma la Brexit riguarda anche gli inglesi che vivono nel nostro paese. I sudditi di Sua Maestà che risiedono in Italia sono ufficialmente 26 mila: ma si stima che la cifra complessiva arrivi in realtà a 65 mila. Finora hanno goduto di tutti i diritti garantiti ai cittadini europei, ma con la Brexit diventeranno tecnicamente degli extra-comunitari: questo vuol dire che perderanno l’accesso automatico alla sanità, al lavoro e a tutta una serie di altri benefici
Economia e Finanza
La Tav. La Francia non è disposta a perdere denaro per aspettare l’esito dell’analisi costi-benefici realizzata in Italia sulla Torino-Lione. La ministra francese dei Trasporti, Elisabeth Borne, incontra Toninelli e chiarisce: «Lasceremo che l’Italia faccia le sue valutazioni tenendo ben presente la necessità di non perdere i finanziamenti Ue. Abbiamo riaffermato la volontà di rispettare i trattati internazionali. Credo sia così anche per l’Italia». La dichiarazione è netta e chiarissima. La manifestazione di sabato a Torino in favore dell’Alta velocità approfondisce la distanza tra i due partiti di governo. Ne è consapevole il premier Giuseppe Conte che ieri, nell’incontro con Matteo Salvini a Palazzo Chigi sulla manovra, ha preso atto della posizione della Lega sulla Tav: il Carroccio chiede di arrivare in tempi rapidi a un chiarimento. Anche nel M5S i 30mila sì-tav di Piazza Castello pesano, tant’è che la sindaca Chiara Appendino ieri ha raggiunto a Roma Luigi Di Maio per dichiarare la disponibilità per un confronto immediato con le promotrici della manifestazione.
La Manovra. Spunta anche un possibile ritocco al rialzo degli obiettivi legati a dismissioni e privatizzazioni nel nuovo programma di bilancio preparato al ministero dell’Economia per l’invio entro oggi alla Commissione Ue. Ma le decisioni politiche sul documento arriveranno solo sul filo di lana. Il dossier sarà al centro di un vertice nel tardo pomeriggio, al ritorno di Conte da Palermo, e di un Consiglio dei ministri in programma per le 20. Ieri un’altra girandola di incontri, tra smentite e rettifiche. Di fatto, il premier Conte ha visto prima il vicepremier leghista Salvini e poi, separatamente, il collega M5S Di Maio. Ne è nato un caso, che Palazzo Chigiha derubricato a «fraintendimento» ma che rivela le tensioni tra gli alleati (in primis sulla Tav). E con Tria, che non ha partecipato: il confronto con il titolare del Mef ci sarà solo oggi, prima dell’invio della lettera a Bruxelles.