Economia e finanza
Autonomie, “Rischi per il bilancio”. La Stampa: se Luca Zaia e Attilio Fontana non fossero presidenti di Regione del governo leghista in carica, si sarebbero già rivolti al Dio Po. Chi non ricorda i riti propiziatori del Senatùr e l’etnogenesi fluviale del partito che fu? Veneto e Lombardia chiedono le stesse cose di allora: sono le due Regioni più ricche del Paese, contribuiscono più di altre al gettito fiscale, ma trattengono sulla riva del grande fiume meno di quel che vorrebbero. Dopo aver ottenuto con la benevolenza della sinistra una riforma costituzionale che ha allargato a dismisura i poteri delle Regioni, dieci anni fa il governo Berlusconi-Bossi ha approvato in Parlamento una legge che avrebbe dovuto garantire quel che oggi Zaia e Fontana invocano. Dal loro punto di vista la richiesta è legittima: la legge sul federalismo fiscale è rimasta in gran parte lettera morta, perché di complicata attuazione. Ma l’obiezione dei tecnici la si può riassumere così: come si fa a concedere con una legge ad hoc ciò che si negherebbe ad altri? Il principio invocato dai governatori è quello previsto dalla legge sul federalismo fiscale del 2009, ovvero il passaggio dalla spesa storica – quella trasferita finora – a criteri standard che tengano conto dell’efficienza dei servizi. Poiché per applicare quel principio occorrerebbero anni, i governatori hanno proposto un compromesso: applicare la cosiddetta «media nazionale» della spesa pro-capite. Peccato che – lo spiega il documento di Palazzo Chigi – ciò provocherebbe «un ingiustificato spostamento di risorse» verso le tre Regioni. L’Ufficio parlamentare di bilancio conferma: “Rischi di squilibri territoriali e deficit nei bilanci”. Repubblica sul conto del federalismo: al Sud 3,3 miliardi in meno. Il Messaggero: accordo lontano, nel governo, sull’autonomia regionale. Lo scontro principale verte sui fondi alle Regioni. I governatori di Veneto e Lombardia, Zaia e Fontana, attaccano ancora il premier: «Feriti dalle sue parole». Pesa il nodo del trasferimento dell’extragettito su Iva e Irpef. E Conte adesso media: «Toni cambiati». La pressione del Nord su Salvini è fortissima. Ma sullo sfondo pesa anche la questione Russia (Conte ne parlerà in Senato mercoledì) e Salvini vuole una difesa chiara. Intanto l’ex sottosegretario Siri ritorna protagonista al fianco di Salvini per realizzare la fase 2 della riduzione fiscale. “Dopo le partite Iva, tocca alle famiglie: 13 miliardi in meno da pagare. Le coperture? Ecco come faremo”. Stamane l’intervista su La Verità.
Fisco. Dalla prima pagina del Sole 24 Ore: a parità di dati inseriti, Isa e studi di settore possono dare risultati molto diversi. Un contribuente che risultava congruo e coerente rispetto agli studi, infatti, può ottenere un voto insufficiente con l’applicazione dei nuovi indici sintetici di affidabilità fiscale. Altri, non congrui rispetto agli studi, sono ampiamente promossi. Lo rivelano le prime elaborazioni effettuate per alcune tipologie di contribuenti. Naturalmente, bisogna evidenziare che la platea dei soggetti Isa è formata da 3,6 milioni di imprese e professionisti. Sarebbe quindi improprio bocciare il nuovo strumento sulla base delle prime elaborazioni. I sei casi considerati però possono servire a stimolare la riflessione e a evidenziare che man mano che gli Isa saranno applicati ai casi concreti, le distorsioni che potranno emergere saranno numerose. Professionisti e imprese insomma fanno i conti con i nuovi indici sintetici di affidabilità fiscale e chi era promosso nel vecchio sistema può ottenere oggi risultati molto diversi. Dal medico all’immobiliare, le criticità del passaggio e il nodo della lotta all’evasione.
Sempre dal Sole 24 Ore: una quindicina di fondi nazionali e quasi un miliardo e mezzo di risorse. È questo il budget messo in campo con gli stanziamenti 2019 a favore di strumenti di investimento, spesso poco noti e alcuni non ancora operativi, pensati per sostenere le famiglie italiane e recentemente potenziati nella dotazione finanziaria. In particolare la passata gestione del fondo Politiche per la famiglia, nato nel 2007 e rifinanziato con l’ultima legge di Bilancio, è finita nel mirino della Corte dei conti per «criticità e carenze» nella programmazione e nell’efficacia delle azioni. Nel frattempo l’Istat conferma la crisi demografica e la necessità di investimenti per sostenere la natalità.
Politica interna
Strappo sull’autonomia. Il Nord: non firmeremo. Conte pronto a trattare. Il Corriere della Sera: II «metodo Conte» sull’autonomia regionale differenziata ha prodotto – proprio nella settimana in cui nessuno si sente ancora di archiviare le voci su una crisi di governo – un fitto calendario di incontri a Palazzo Chigi dove, già per domani, sono stati riconvocati i ministri Alberto Bonisoli (Beni culturali) ed Erika Stefani (Affari regionali) per tentare di sciogliere il nodo delle sovrintendenze. Ma il tavolo decisivo, sempre martedì, sarà quello con i tecnici del ministero dell’Economia (il ministro Giovanni Tria non dovrebbe partecipare) che forse definiranno, viste le risorse disponibili, il perimetro di tutta l’operazione cui puntano, seppure con pretese modulate, Lombardia, Veneto ed Emilia. Poi, almeno stando all’auspicio del presidente del Consiglio, ci sarebbe l’appuntamento di giovedì 25 con i testi definitivi delle tre intese tra il governo e le tre Regioni apripista. Attilio Fontana e Luca Zaia: «Non firmiamo alcun testo farsa».
Si segnala infatti dal Corriere la lettera al premier Conte da parte dei Governatori Fontana e Zaia: “Avremmo voluto che il presidente del Consiglio fosse davvero il garante della Costituzione vigente, denunciando le false notizie diffuse con malizia e cattiva fede da chi evidentemente la Carta l’ha letta soltanto sul Bignami. Favole come quella dei cattivi del Nord, ricchi ed ingordi, che vogliono rubare ai poveri del Sud. Nessuno vuole aggredire l’unità nazionale, nessuno vuole secessioni. Lei sa bene quanti e quali ministri si sono impegnati in questa irresponsabile gara a spararla più grossa (…). Anzi, nella battaglia di chi combatte a suon di bugie contro l’autonomia c’è proprio l’evidente tentativo di mettere il coperchio a questa pentola di cittadini onesti che ribolle di sdegno, stanchi come sono di dover emigrare per curarsi, per studiare all’università, per trovare un lavoro. La Costituzione permette di poter realizzare una autonomia «differenziata» proprio perché riconosce le diversità che ci sono fra zone del Paese (…) pronti a cambiare opinione se il testo delle intese sarà capace di rispondere alle esigenze della vita vera che abbiamo provato a descrivere. Ma se si continua con una farsa, come accaduto finora, è evidente che non firmeremo”. Intanto sempre dalle pagine del Corriere Dario Franceschini afferma: “Aver lasciato che Lega e 5Stelle facessero il governo, credo sia stata la madre di tutti gli errori”. “I Cinque Stelle sono diversi dalla Lega” e “insieme possiamo difendere certi valori”.
Scenario. Repubblica: Lo scontro più acceso in questa fase non è più tra i due vicepremier, ma tra il segretario della Lega e il premier Conte. Una sorta di cambio di fase. Che, appunto, sta destando più di una preoccupazione. Del resto, dinanzi alle crisi politiche non è mai stata un’eccezione quella di far nascere un altro esecutivo evitando l’interruzione della legislatura. Tra la prosecuzione dell’attuale squadra e le elezioni anticipate c’è sempre l’ipotesi di un nuovo governo. Anche restando all’interno dell’attuale coalizione. «Un’altra maggioranza, una maggioranza alternativa – è la premessa che spessissimo Salvini fa per descrivere la situazione – non esiste». L’asse gialloverde, insomma, in questa legislatura non può essere sostituito. Altro discorso, però, è conservare l’alleanza tra M5S e Lega e rimettere mano al gabinetto fin dalle sue fondamenta. Un “rimpastone”. Basta leggere quel che scrivono i governatori della Lombardia e del Veneto proprio contro il premier sull’Autonomia: «Presidente Conte, lei ha l’opportunità di scrivere una pagina di storia di questa Repubblica. Se non la scriverà lei, lo farà qualcun altro». Salvini può contare sull’exploit ottenuto alle europee e sulla debolezza strutturale del M5S. Ma nello stesso tempo il ruolo di maggior protagonismo assunto da Conte ha suscitato qualche malumore anche tra i grillini. L’idea che dietro ci sia non solo la difesa del governo gialloverde ma anche una vera e propria operazione politica è oggetto di discussione tra i banchi del Parlamento, negli scranni leghisti e in quelli pentastellati. La Stampa: nel tumulto psicologico di questi ultimi giorni, Matteo Salvini si è consolato con i sondaggi. Li ha letti, ha tirato un sospiro di sollievo e ha cominciato a cullare un sogno. «Possiamo arrivare al 40%» ha detto, condividendo il pensiero con i suoi più stretti collaboratori. Ma il sogno è anche di più: governare da solo, senza grillini ovviamente, ma anche senza il peso di Silvio Berlusconi. Intanto vuole vedere cosa succederà in settimana, tra i vertici e il Cdm sull’autonomia e l’intervento di Conte atteso in Senato mercoledì sul Russiagate, vissuto con un misto di apprensione e ironia dal leghista.
Il Corriere della Sera: l’ultima notte di assedio al cantiere dell’Alta velocità Torino-Lione, in Valle di Susa, diventa l’occasione per una nuova prova di forza sulla tenuta dell’esecutivo M5S-Lega. Salvini: «Condanne inequivocabili da tutti gli schieramenti politici». Per poi sollecitare l’«accelerazione dei lavori». Il fuoco di fila degli esponenti della Lega è diretto tutto verso i 5 Stelle.
Il Fatto: “Ad Armando Siri gli dò 30 mila euro perché sia chiaro tra di noi”. La frase è citata nelle carte depositate in vista dell’incidente probatorio che in settimana vedrà a confronto la famiglia del “re del vento”. All’ex sottosegretario leghista sarebbero stati promessi soldi per far approvare un emendamento favorevole.
Politica estera
Russiagate. Sta scrivendo l’informativa che dovrà leggere in Senato dopodomani e per farlo gli uffici di Palazzo Chigi hanno chiesto informazioni anche al Viminale. Non c’è stato un contatto diretto fra Giuseppe Conte e Matteo Salvini, ma i rispettivi gabinetti hanno collaborato per la definizione dell’intervento del presidente del Consiglio, mercoledì, in Senato, sul caso dei presunti fondi russi alla Lega. Lo spirito con cui Conte si accinge a trattare una materia molto scivolosa è innanzitutto quello di difendere l’esecutivo, non Salvini. Non ci sarà nemmeno uno scontro con il ministro dell’Interno, non è questo lo scopo dell’iniziativa, ma di sicuro non si tratterà di una difesa a spada tratta del suo ministro. I documenti finora usciti e pubblicati, in particolare gli ultimi da parte dell’Espresso, dimostrano che una trattativa seria si è materialmente svolta, condotta da un uomo di fiducia del ministro dell’Interno, quindi sarà difficile per il premier non tenerne conto. Poi ovviamente l’informativa sarà il più istituzionale possibile, fornendo al Parlamento, tutte le informazioni che il capo del governo riterrà utili.
Pakistan, precipita alpinista italiano. Repubblica: