Manovra. Sarà lo slalom di autunno. Che sia l’esecutivo “no tax” proposto da Matteo Renzi, “l’inciucio” Pd-Cinquestelle che allarma tanto Matteo Salvini, un governo di transizione benedetto dal Quirinale, oppure un nuovo governo frutto delle elezioni, a dover presentare la manovra d’autunno, le curve da affrontare saranno comunque molto ripide per il nuovo esecutivo. Perché se lo stringente calendario dettato da Bruxelles è quello di ogni anno, è certo che quest’anno ci sono ben più paletti di cui tenere conto. A partire dalla crescita zero certificata per l’Italia. Un dettaglio non da poco per le agenzie di rating, per niente disposte a concedere sconti quando si tratta di giudicare anche l’accoppiata deficit-debito e lo spread rispetto ai titoli di Stato tedeschi. Conterà anche il grado di «vulnerabilità» del Paese, oltre che «i continui cambiamenti politici» che «indeboliscono il potenziale dell’Italia», quando prima Moody’s e poi StandardePoor’s si esprimeranno sul debito italiano in piena impasse politica. Sul calendario stringente tra agenzie di rating e manovra, incombe poi un convitato di pietra “di peso” come lo spread. Una certa volatilità è scontata. E potrebbe anche rimanere sotto quota 250 punti, come scommettono in molti, nonostante l’incertezza politica, ma finirà comunque per condizionare la manovra.
Aumento dell’Iva. «Aumentare l’Iva significa aumentare le tasse». Confcommercio ieri ha rivolto nuovamente un appello «a tutte le forze politiche», chiedendo «un supplemento di responsabilità per evitare questo scenario». Secondo la confederazione guidata da Carlo Sangalli, «la crisi di governo che si è aperta in una fase di crescita zero, e con la prospettiva di una legge di Bilancio dal percorso impervio, scoraggia investimenti e consumi». Il richiamo al senso di responsabilità, che allude alla formazione di un governo di scopo che licenzi alla manovra, è finalizzato a scongiurare «qualsiasi ipotesi di aumento dell’Iva» che «avrebbe un impatto economico recessivo e un impatto fiscale regressivo: perché a pagare di più sarebbero i livelli di reddito più bassi». Insomma, per Confcommercio serve un esecutivo in grado di affrontare queste problematiche poiché «nessuno farà sconti: né i mercati né le istituzioni europee».
Politica Interna
Crisi di governo. Nella conferenza stampa che chiude la sua visita a Catania, Matteo Salvini sembra rinunziare all’idea di di vincere le elezioni da solo. Dice: «In Italia nelle prossime settimane si confronteranno due Italie e due popoli, quella del SI e quella del No rappresentato da Renzi». Poi annuncia che nei prossimi giorni incontrerà gli alleati nelle amministrazioni locali per cominciare a decidere su candidati e squadra visto che presto ci saranno le regionali in Umbria a novembre e a seguire Emilia Romagna, Toscana e Calabria. E poi spiega al quotidiano torinese la vera operazione che ha in testa. La chiama «operazione Fronte del Sì». «Ci vedremo presto con Berlusconi e Meloni per cominciare a discutere non solo di regionali. Parleremo anche di elezioni politiche. Una coalizione ci vuole del resto, ma non vecchio stampo. Nel Fronte del Si voglio liste civiche, tanti sindaci e governatori e anche Forza Italia e Fratelli d’Italia. Del resto siamo d’accordo su tante cose, il taglio delle tasse, l’autonomia regionale, le opere pubbliche, la Tav, la riforma della giustizia..». Antonio Tajani respinge ogni ipotesi di accordo con Pd e M5S per evitare di andare alle urne: «Come Forza Italia abbiamo un percorso politico ben definito, al quale stiamo lavorando da oltre un anno e che deve portare alla caduta del governo giallo-verde. L’obiettivo è dare al Paese, dopo le elezioni, un governo di centrodestra».
Alleanze. “Salvini vuole andare a votare per «capitalizzare il consenso» come ha detto lui stesso al premier Conte (che l’ha subito riferito in giro). I 5 Stelle non vogliono andare a votare per i motivi opposti – nei sondaggi pesano la metà rispetto alle ultime elezioni politiche – e aprono a un governo sostenuto anche dagli arcinemici del Pd. Il primo nel Pd a rilanciare il segnale è il più arcinemico di tutti, Renzi, che (così dicono) non vuol perdere il controllo dei gruppi parlamentari. Ma il più ostile all’accordo è il segretario Zingaretti, che da presidente del Lazio ha dialogato con i grillini ma ora è ansioso di perdere contro Salvini, pur di prendere (così dicono) il controllo dei gruppi parlamentari. Dal canto suo, Berlusconi è favorevole al voto, se Salvini firma l’alleanza dal notaio e possibilmente col sangue; altrimenti è contrario. Quanto ai parlamentari comuni, sono impegnati in una resistenza talmente eroica da essere pronti a votare il taglio dei seggi, consapevoli che tanto al prossimo giro non saranno loro a occuparli, pur di guadagnare tempo, all’insegna del motto: «Quando mi ricapita?». Ogni attore, insomma, sembra muoversi sulla scena animato dal proprio «particulare», dagli interessi neanche di partito ma di corrente o meglio ancora personali. Il tutto mentre l’Italia è più che mai il malato d’Eropa: cresce meno degli altri, accumula più debito, paga di più per finanziarsi sui mercati, è politicamente instabile.
Politica Estera
Il suicidio di Epstein. Si legge che dietro alla morte in cella di Jeffrey Epstein vi sia un complotto ordito da qualcuno che sarebbe stato danneggiato dalle rivelazioni in procinto di emergere dall’inchiesta. Un nome su tutti, Bill Clinton. Ad affermarlo è Terrence K. Williams, attore, commediografo e commentatore il quale dice: «Morto suicida quando era sotto sorveglianza per rischio suicidio 24 ore su 24, 7 giorni su 7? Si certo! Come è stato possibile?». Williams lancia l’hashtag #ClintonCrimeFamily e invita al retweet se chi legge non risulta sorpreso da quanto scritto. Ed ecco che puntuale arriva il «rilancio» del presidente dando credito alla teoria del complotto che serpeggiava sul Web sin dalle prime ore della vicenda. E poco importa se nel corso delle ore emerge la notizia che, in realtà, la sorveglianza speciale sul finanziere, che già aveva provato a togliersi la vita, era stata revocata poco prima della sua morte.
Israele. Sessantamila musulmani si radunano sulla Spianata delle Moschee per la festa del Sacrificio e accolgono a sassate 600 ebrei che li sfidano e salgono sul luogo sacro sia all’islam che all’ebraismo per celebrare a loro volta la ricorrenza del Tisha B’av. Gli incidenti sono cominciati di primo mattino, quando le forze di sicurezza israeliane sono entrate nella Spianata «dopo il lancio di pietre e altri oggetti» verso ivisitatori ebraici. Alla fine sono rimasti feriti 15 palestinesi, nessuno in maniera grave. Nel riferire degli scontri avvenuti ieri sulla Spianata delle Moschee, Fiamma Nirenstein spiega come l’episodio si inserisca in un quadro di odio che “non è debellato. In questi giorni attacchi terroristici hanno funestato tutta Israele, a Gerusalemme e sul confine con Gaza, dove regna Hamas