Economia e finanza
Trump all’attacco sui dazi. Borse giù. Il Sole 24 Ore: Donald Trump minaccia nuovi dazi alla Cina e le Borse affondano, gelate dai timori di una guerra commerciale a tutto campo fra le due superpotenze mondiali. Una battaglia che rischia di soffocare la già debole ripresa economica globale. Digerito lo shock dei tweet del presidente americano, Pechino ha cercato di smorzare i toni: una delegazione cinese sarà comunque a Washington nei prossimi giorni per l’atteso nuovo round di trattative, quello che avrebbe dovuto suggellare la storica intesa entro la fine della settimana. Ora invece la prospettiva paventata da Trump è quella di un inasprimento dei dazi dal 10 al 25% su 200 miliardi di dollari di Made in China entro venerdì. Dopo il crollo dell’Asia, è stata la volta dell’Europa (Parigi -1,18%, Francoforte -1,01% e Madrid -0,7%, tutte sopra i minimi di seduta; Londra era chiusa per festività) che tuttavia ha limitato i danni in chiusura grazie alle perdite contenute di Wall Street. A pagare il prezzo più alto sono stati soprattutto i settori più sensibili alla disputa commerciale Washington-Pechino, ovvero auto, lusso e tecnologici, i peggiori ovunque. Piazza Affari (-1,63%, dopo essere arrivata a perdere più del 2%) non ha fatto eccezione. Repubblica: Pil ancor più in caduta, spread in salita, rincaro dei mutui, meno esportazioni, meno investimenti delle multinazionali dall’estero, una manovra d’autunno più difficile da realizzare senza azzoppare ancora di più l’economia. La guerra dei dazi rischia di diventare uno shock, al pari di Brexit e crisi greca, in grado di mettere in ginocchio l’Italia. Il Paese potrebbe essere chiamato a pagare in un paio di anni una cambiale da quasi 93 miliardi, tra effetto dazi, richieste di Bruxelles e pretesa del governo di introdurre la flat tax. La guerra dei dazi è già costata lo scorso anno 1,7 miliardi all’Italia. E se scoppierà su tutti i fronti – comprese le sanzioni americane contro la Ue – il pedaggio potrebbe salire (stime del centro studi Confindustria) a 8,5 miliardi entro il 2021. Carlo Cottarelli, intervistato da Repubblica, non si sorprende più di tanto alla notizia del l’impennata mattutina dello spread e dello scivolone di Piazza Affari che, a fine giornata, sarà la Borsa peggiore in Europa. «Siamo davanti all’ennesima prova della fragilità del nostro Paese». Gli effetti sull’Italia: «Rappresenta un rischio di attacco speculativo. Mi spiego: qualsivoglia fattore di indebolimento del ciclo economico mondiale, tipo il rallentamento della crescita americana, farebbe tornare il nostro Paese in recessione. E lo dico in particolare considerando la fase nella quale ci troviamo proprio adesso, perché i dati statistici mostrano che sono solo le esportazioni a trainare la nostra economia, mentre la domanda interna langue. Dunque una eventuale guerra commerciale sarebbe per noi davvero pesante».
Debito e riforme. Fubini sul Corriere: il debito sale oltre il 133% del prodotto lordo (Pil), anche perché nessuna delle privatizzazioni promesse dal governo si sta realizzando. Il deficit supera di netto la soglia del 3% del Pil, se gli aumenti delle imposte indirette che si vogliono cancellare non saranno sostituiti da altre misure. La crescita resta rasoterra: un soffio sopra quota zero. Non ci sono buone notizie per l’Italia nelle «previsioni di primavera» che la Commissione presenta stamattina. Non sarà una sorpresa per il governo o gli osservatori, ma è soprattutto nei dettagli che sarà possibile intravedere la posizione del Paese in Europa e sui mercati nei prossimi mesi. Uno di questi è il doppio sorpasso di Madrid. Per la prima volta da un decennio la Spagna, di cui si è sempre detto che cresceva più dell’Italia perché faceva più deficit, avrà un disavanzo minore e un tasso di crescita comunque molto maggiore. Poi però ci sono gli altri dettagli, quelli tecnici e incomprensibili per i profani del sistema ma decisivi. La Commissione Ue dirà che il deficit «strutturale» dell’Italia l’anno scorso non è migliorato e quest’anno potrebbe addirittura peggiorare, magari solo di poco. Significa che da ora il fianco del governo è scoperto all’avvio di una procedura per deficit eccessivo, basata sul debito, in qualunque momento del 2019.
La riunione di maggioranza sullo sblocca cantieri è durata a lungo: ancora tensioni con i Cinquestelle? Le parole del viceministro Rixi: «La riunione è partita abbastanza tesa, c’era una certa rigidità, poi il clima è migliorato. Su alcuni punti abbiamo trovato un accordo, su altri ne dobbiamo ancora discutere. Ci sono diverse cose da rivedere ma il punto fondamentale è uno: il decreto deve sbloccare i cantieri e non bloccarli». Il Sole 24 Ore: il decreto legge sui cantieri non sblocca. È una pioggia di critiche quella che si è abbattuta sul decreto sblocca-cantieri nel corso delle audizioni alle commissioni Lavori pubblici e Ambiente del Senato. Arrivano prevalentemente dalle associazioni delle imprese e dai sindacati, sia pure con toni diversi. Ma anche dai soggetti pubblici non sono mancate critiche rilevanti. La Corte dei conti, per esempio, ha sottolineato i rischi che vengono dagli affidamenti diretti. E rilievi sono arrivati anche dal servizio Bilancio del senato sulle coperture. La nomina di commissari straordinari incaricati di accelerare la realizzazione delle opere pubbliche comporterà inevitabilmente nuovi oneri per la finanza pubblica, al momento non contabilizzati dal provvedimento. L’Ance ha espresso «preoccupazione rispetto alle misure finora adottate, che rischiano di essere insufficienti per raggiungere gli obiettivi». Sempre Il Sole riferisce che la stesura del regolamento attuativo del Codice appalti (a valle delle modifiche previste dal Dl sblocca cantieri) sarà definita da un tavolo istituzionale aperto a tutti gli stakeholder del settore.
Politica interna
Caso Siri. Il Corriere della Sera: ora Lega e M5S provano a frenare prima che sia troppo tardi. Dopo la domenica degli insulti, volati tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, le squadre dei due vicepremier provano a smorzare i toni per evitare che nel governo si passi alla conta: domani alle 10, infatti, si riunirà il Consiglio dei ministri durante il quale il premier Giuseppe Conte si è impegnato a chiedere la revoca del mandato del sottosegretario leghista Armando Siri, indagato a Roma per corruzione nell’inchiesta sul mini-eolico. Le posizioni di Lega e M5S sono ancora inconciliabili, Di Maio dice che non arretra ma poi avanza con il freno a mano tirato: «Sconsiglierei di arrivare in Consiglio dei ministri». Il presidente del Consiglio ha detto che «in Consiglio dei ministri non ci sarà la conta» e che «anche questo problema troverà una soluzione: non succederà nulla di così clamoroso». Il premier: «Non ho mai accettato di fare l’arbitro ma di fare il premier di garanzia». E la prima garanzia che i due vicepremier chiedono è di non mettere il governo in condizione di entrare nel tunnel della crisi. Giancarlo Giorgetti, vice di Salvini, dopo aver parlato di «clima persecutorio contro Siri», ieri spiegava che «prima di mercoledì qualcosa succederà». Sempre Il Corriere: una doppia ombra che si allunga: quella del Consiglio dei ministri di domani, che potrebbe segnare uno spartiacque nella storia dell’esecutivo legastellato, e quella – parallela – dei sospetti. Luigi Di Maio e i Cinque Stelle si stanno convincendo che il muro contro muro della Lega sul caso Siri sia dettato da motivazioni che vanno oltre la vicenda personale del sottosegratario. Secondo il Movimento c’è un piano avviato da Matteo Salvini per far cadere il governo e tornare insieme a Silvio Berlusconi: un ritorno al voto con il «vecchio centrodestra» (dopo una parentesi tecnica per la Finanziaria). La Stampa: l’onestà, la legalità, il rispetto delle regole. Chiedere le dimissioni del sottosegretario indagato per rifarsi una verginità dopo il salvataggio del leader leghista sul caso Diciotti che, stando ai sondaggi, tanto è costato in termini di consensi, fiducia e persino di identità. Riguadagnare il proprio profilo, dopo mesi di eccessiva vicinanza a Salvini, è il mandato di questo ultimo miglio di campagna elettorale. Repubblica: dopo Roma, anche un’altra procura indaga sugli affari del sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri. Il pool antiriciclaggio di Milano vuole vederci chiaro sull’acquisto di una palazzina nel centro di Bresso fatto tre mesi fa dalla figlia ventiquattrenne dell’esponente leghista. Con i soldi del padre, indagato nella Capitale per corruzione. E oggi, a Roma, è un giorno importante per l’inchiesta: nel pomeriggio verrà interrogato Paolo Arata, il consulente per l’Energia della Lega che era in affari con Vito Nicastri, il “re” dell’eolico vicino al boss Messina Denaro.
Scenario. Il Corriere della Sera: «Spero che arrestino presto quel delinquente che ha sparato alla bambina di 4 anni. E speriamo che Noemi vinca la sua battaglia. Non si vedano più scene come queste, sparatorie alle cinque del pomeriggio, in pieno centro. Ci sarà il mio impegno. Ma vi esorto a pregare perché quei genitori possano riabbracciare presto la loro bambina». Dopo la visita a Pietrelcina, in serata Matteo Salvini arriva all’ospedale pediatrico Santobono per incontrare i genitori della bimba ricoverata e i medici che l’hanno in cura. Un appuntamento inserito all’ultimo momento nella fitta agenda del tour elettorale in Campania, ma sollecitato, sin dal mattino, da più parti. Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha polemizzato con il leader della Lega: “Da quando il ministro dell’Interno è Salvini, l’insicurezza, come percezione, è aumentata. Questo clima d’odio non aiuta”. Ma per Salvini «i reati sono in netta diminuzione: -15 per cento in Italia. Così a Napoli, dove si spara e si uccide molto meno rispetto ai passati governi». Minniti intervistato dalla Stampa: «Di fronte a un evento di questo tipo il ministro dell’Interno sospende la campagna elettorale, va lì ad esprimere la presenza delle istituzioni e della democrazia italiana in una città come Napoli. Bisognava essere presenti da subito. Stiamo parlando di camorra. E la mancata presenza esprime un’assenza dello Stato, una sottovalutazione, o in ogni caso così verrà interpretata. Le mafie sono come il terrorismo, costituiscono una minaccia per la democrazia. Chiaro dunque quale sia la sfida».
Sei giorni dopo il ricovero e l’operazione d’urgenza per blocco intestinale, Silvio Berlusconi esce dal San Raffaele. Non farà comizi o eventi pubblici ma con interviste a tv e giornali raggiungerà gli italiani. L’obiettivo rimane lo stesso: tenere a galla, possibilmente oltre il 10%, un partito che è in affanno e che già pensa a come ristrutturarsi dopo il voto. Toti sul Messaggero: «Ai cittadini è ormai chiara l’immaturità del M5s. Si mettano in sicurezza i conti e poi si chieda al presidente della Repubblica di sciogliere le Camere. La riflessione deve partire il giorno dopo le Europee. Penso a un partito liberale, cattolico, riformista, conservatore, largo, democratico, scalabile. Con un’alleanza stabile, duratura e coerente con Salvini».
“Gli italiani sono disorientati. E disorientato è anche un elettore su quattro dei due partiti di governo. Non c’è dubbio: la parola chiave per definire l’umore generale del paese è disorientamento”. A venti giorni dalle elezioni europee è questa l’Italia che “sente” Alessandra Ghisleri, titolare di Euromedia Research e fra i più autorevoli sondaggisti italiani.
Si segnala infine anche la polemica al Salone del Libro: volete Auschwitz o la casa editrice, vicina a CasaPound, Altaforte? Di provocazione in provocazione lo psicodramma del Salone del Libro di Torino mette gli organizzatori di fronte a un nodo che con il buonsenso non si potrà sciogliere. Comune e Regione ribadiscono: siamo antifascisti. Ma per ora la richiesta è senza risposta.
Politica estera
Crisi libica. Il Sole 24 Ore: È un’operazione “verità” volta a smontare tutta la propaganda del generale Haftar quella che il premier libico di Tripoli, Fayez al-Serraj, si impegna a sostenere da oggi con un giro nelle principali capitali europee partendo proprio da Roma. Serraj incontrerà questa mattina il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte a Roma per recarsi nel pomeriggio a Berlino per un colloquio con la cancelliera, Angela Merkel. Mercoledì è in programma poi un incontro a Londra con Theresa May mentre non sarebbe stato ancora confermato l’incontro successivo a Parigi con il presidente Emmanuel Macron. L’obiettivo di Serraj è far capire ai partner europei che la propaganda di Haftar nell’ultimo mese ha stravolto la realtà dei fatti per cui non ci si trova di fronte a un regime dell’Est che sostiene una svolta laica del Paese e il Governo di Tripoli che, sebbene riconosciuto dalla comunità internazionale, sostiene le milizie paraterroriste. A Tripoli molto ci si attende dall’incontro di oggi tra Serraj e Conte perché si va facendo strada sempre di più la convinzione che il premier italiano è l’unico che con i suoi contatti e mantenendo la nostra ambasciata aperta si sta spendendo personalmente per una soluzione pacifica parlando con tutti gli attori in gioco. «Noi siamo assolutamente favorevoli alla via della politica. Ma con chi? E in che modo si può dialogare con i terroristi e gli estremisti nelle milizie che stanno a Tripoli e a Misurata? Una volta eliminate queste, saremo noi i primi a lavorare per la pace», spiega al Corriere Abdulhadi Ibrahim Iahweej, che 40 giorni fa è stato nominato responsabile degli Affari Esteri dalla coalizione di forze che sta con Khalifa Haftar. «E’ una guerra solo temporanea. Quando sarà finita, la Libia potrà diventare finalmente libera e democratica. Ma per arrivare alla democrazia occorre prima restaurare la supremazia della legge, della sovranità del potere centrale, imporre il monopolio della forza, che significa smantellare le milizie. Il mondo deve capire che nessuno di noi intende eliminare Sarraj, ma lui è un debole, non può nulla contro gli estremisti».
Altre notizie. Il governo italiano non ha molti amici a Bruxelles e nelle capitali europee, soprattutto quando si parla di conti pubblici e politiche migratorie. Non fanno sconti nemmeno coloro che governano in coalizioni con partiti alleati con la Lega. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz nell’intervista di ieri alla Stampa è stato molto chiaro sul rigore che anche la nuova Commissione Ue dovrà avere dopo le elezioni Europee del 26 maggio. Chiederà perfino più sanzioni a chi viola le regole sul debito pubblico o consentirà ai migranti di andare da un Paese all’altro. Salvini: «L’Italia non prende lezioni da nessuno». Neanche da chi è alleato.
Da ieri anche Roma ha il suo monumentale sito per gli 007. In piazza Dante, al civico 25, quartiere Esquilino. «È più che il nuovo indirizzo dei nostri servizi segreti», ha detto Giuseppe Conte, ieri, orgoglioso di essere lui a presenziare all’inaugurazione. «Questo palazzo è una nuova pagina nella storia della sicurezza nazionale. Sarà la casa comune di tutta l’intelligence. Simbolo di unità». Inaugurazione solenne, dunque, alla presenza del Capo dello Stato.
“Chiedo al presidente Mattarella che si adoperi affinché il suo Paese assuma il ruolo di protagonista della crisi venezuelana”. Una settimana dopo il fallito blitz a La Carlota, la base aerea dove il 30 aprile scorso era partita la fase finale della “Operacion Libertad” contro il governo di Nicolás Maduro, il presidente ad interim del Venezuela Juan Guaidó parla a Repubblica e lancia l’appello all’Italia.
Non sarà mai re, non è principe e neppure altezza reale: ma di sicuro è già una celebrity mondiale. Il figlio del principe Harry e di Meghan Maride è finalmente venuto alla luce ieri mattina. L’attesa dei sudditi è finita.