Crescita zero e debito pubblico da record. Il Pil si riduce allo 0,2 per cento, il deficit sale al 2,4 per cento, il debito cresce di quasi 2 punti e si colloca al 132,6 per cento. Sono queste le cifre contenute nella bozza del Def, documento di economia e finanza. Ma il premier Giuseppe Conte assicura: «Ci aspettiamo una crescita più robusta nel secondo semestre». La crescita, come e noto, era stata fissata nel dicembre scorso all’1 per cento. Oggi il tendenziale, cioè l’andamento a bocce ferme, scenderebbe allo 0,1 per cento e con i due decreti crescita e sblocca-cantieri, che contribuiranno con un ulteriore 0,1 per cento, sarà programmata allo 0,2 per cento.
Il decreto sui rimborsi solo con l’ok dei risparmiatori. Le associazioni che tutelano risparmiatori e investitori di Veneto Banca e Popolare di Vicenza e delle quattro banche «risolte» (Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti) si presentano divise all’incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Martedì il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare con un decreto ad hoc, la norma proposta all’inizio della settimana da Giovanni Tria e poi bocciata da Luigi Di Maio deciso a ottenere rimborsi immediati, pieni e a pioggia per tutti i 300 mila risparmiatori truffati delle banche. Questo è il possibile epilogo, dopo i feroci scontri delle ultime ore con il ministro dell’Economia finito nel mirino della compagine giallo-verde. Anche se secondo il Tesoro, lo schema copre fino al 90% dei risparmiatori in modo automatico, lasciando alla commissione indipendente la valutazione del restante 10% dei casi:
Politica Interna
Sale la tensione nel governo tra M5S e Lega. Mancano ancora 50 giorni alle Europee del 26 maggio ma l’escalation di dichiarazioni ostili tra i due partner di governo, M5S e Lega, sta già toccando Il livello di guardia. Adesso sono in molti a chiedersi fin dove vorrà arrivare il capo politico pentastellato in questa escalation di cattive maniere verso l’amico Matteo. Si tratta, a ben vedere, di iniziative mirate: prima l’accusa di far di tutto per sminuire, o peggio infangare, i provvedimenti del governo voluti dai 5 stelle. Poi lo scontro frontale sullla partecipazione al convegno sulle famiglie di Verona, preceduto dal ritiro del patrocinio per la manifestazione da parte di Palazzo Chigi. E sulla politica economica Lega e M5S hanno continuato a battibeccare sui rimborsi delle banche e sulla stabilità del ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
L’azione dell’opposizione Pd. Zingaretti è convinto che la lista allargata che sta costruendo fatta di personalità provenienti da molti setoori della società civile, a cominciare dai sindacati ma che comprende anche imprese, forze dell’associazionismo e del volontariato.Ha già incontrato Cgil, Cisl e Uil, mentre a giorni vedrà anche i vertici di Confindustria per concludere il giro con il cosiddetto Terzo settore. «Lo scontro del 26 maggio — è il ragionamento di Zingaretti — sarà tra i democratici e i progressisti e i nazional-populisti che vogliono picconare l’Europa». Ed è convinto che i suoi interlocutori non possano schierarsi con «chi intende distruggere la Ue». A Confindustria illustrerà il suo programma economico per l’Europa e cercherà il confronto con le imprese.
Politica Estera
Liberato in Siria Sergio Zanotti, impreditore italiano rapito tre anni fa. Liberato Sergio Zanotti, l’imprenditore bresciano, rapito in Siria nel 2016. Si era parlato di «sequestro anomalo» per i dubbi sul video nel quale chiedeva aiuto. Un sequestro strano, si disse subito. Senza richieste di riscatto, senza rivendicazioni, senza segni di riconoscimento particolari adottati dai rapitori, diversamente da quelli che in quegli stessi messi riprendevano i loro ostaggi con indosso una tuta arancione e il coltello puntato sul collo. L’hanno ritrovato che indossava lo stesso paio di jeans di quando era scomparso. Sporchi, stracciati, rattoppati alla buona. Come se, nei quasi tre anni del sequestro in Siria (uno dei più lunghi per un italiano), a Sergio Zanotti non fosse stato consentito di mettere altro.
Brexit. La premier Theresa May ha inviato una lettera al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, chiedendo di spostare il termine ultimo per approvare l’accordo sul divorzio al 30 giugno dicendosi pronta a far partecipare il Paese alle elezioni europee. Donald Tusk e Theresa May stanno cercando di guadagnare tempo. La premier britannica spera di ottenere dai leader europei un rinvio della data di uscita. Tusk, presidente del Consiglio Ue, propone invece un orizzonte più ampio, una proroga flessibile anche di un anno, interrotta quando Londra approverà un accordo. Tutti i Ventisette paesi dovranno però valutare le incognite di una partecipazione britannica al voto europeo e al negoziato sul bilancio comunitario 2021-2027. Su cui aleggia la minaccia di Jacob Rees-Mogg, che ha suggerito al proprio governo di fare ostruzionismo nei consessi europei e «ostacolare la Ue dall’interno», nel caso di un rinvio lungo.