Economia e Finanza

La crescita italiana. Dopo la Banca d’Italia ed il Fondo Monetario Internazionale, anche la Commissione Ue e l’Ocse potrebbero prendere atto del rallentamento dell’economia che colpisce anche l’Italia e correggere le loro stime. Mentre le previsioni di consenso sulla crescita italiana del 2019 convergono su un modesto 0,6%, l’Ocse per ora è fermo sullo 0,9%. «E’ vero che c’è per l’Italia un problema di crescita» ha detto il segretario generale dell’Organizzazione, Angel Gurria, al forum economico di Davos in Svizzera, dove ieri sera è arrivato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria ed oggi è atteso il premier, Giuseppe Conte. «Tra qualche settimana rivedremo le stime di crescita per l’Italia e la Ue» ha invece detto da Bruxelles il Commissario Ue agli affari economici, Pierre Moscovici. La possibilità di una correzione della legge di bilancio per tener conto del nuovo peggioramento della congiuntura, tuttavia, viene categoricamente esclusa dall’esecutivo. Lo aveva detto lo stesso Tria a Bruxelles, dove ha partecipato all’inizio della settimana alle riunioni dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, e ieri lo ha ribadito anche il ministro delle Politiche europee, Paolo Savona. C’è un fattore di grande importanza per la crescita dell’economia come per le stabilità delle istituzioni e per l’evoluzione dell’ordinamento sociale. Ed è un clima pervasivo di fiducia tanto più indispensabile in certi frangenti, quando si tratta di affrontare prove ardue e impegnative.

Gli effetti della tensione con la Francia. La prima vittima del nuovo scontro aperto dall’attuale governo contro la Francia potrebbe essere Alitalia. Fino a qualche giorno fa i negoziati per portare Air France-Klm dentro al salvataggio della compagnia di bandiera sembravano sulla buona strada. Secondo l’ipotesi sul tavolo, il gruppo franco-olandese era pronto a entrare nel capitale insieme alle Ferrovie. Un modo di salvare la faccia per il governo, evitando una completa nazionalizzazione. Ma il dossier è oggi in mano al ministro per lo Sviluppo economico Luigi Di Maio che dovrebbe trattare con Parigi mentre non perde occasione di attaccare Emmanuel Macron e fomentare un sentimento anti-francese. E’ uno dei tanti esempi di come i sovranisti al potere rischiano di danneggiare gli interessi nazionali. Sul piano politico industriale, sono tante le partite aperte su cui potrebbe pesare la nuova crisi diplomatica. Le tensioni hanno già provocato un rallentamento nell’alleanza tra Fincantieri e Stx-Chantiers de l’Atlantique.  Il ceo di Fincantieri, Giuseppe Bono, che era stato invitato al forum economico promosso dal presidente Macron, ha preferito declinare perché impegnato nella preparazione del cda che ieri ha tra l’altro promosso a direttore generale, Pier Francesco Ragni, già vice dg. 

Politica Interna

Migranti. Giuseppe Conte smorza i toni dello scontro Roma-Parigi sui migranti, ma si apre un fronte politico con Berlino: la Germania ha deciso di sospendere la partecipazione alla missione europea Sophia per il controllo del Mediterraneo in risposta alla chiusura dei porti voluta dall’Italia. Dopo due giorni di attacchi di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista alla Francia accusata di sfruttare i Paesi africani, il premier è dunque sceso in campo con una mediazione, senza però sconfessare il vice pentastellato. «Continuiamo a lavorare fianco a fianco con la Francia per trovare soluzioni condivise» ha scritto Conte, ma «l’Europa deve battere un colpo e intervenire per sostenere più adeguatamente lo sviluppo economico e sociale dei Paesi africani». Il premier, secondo le indiscrezioni, si sarebbe mosso dopo aver subìto la «moral suasion» di consiglieri vicini al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che teme un’Italia isolata dal resto dell’Europa. Forse ha in qualche modo ragione il ministro degli Esteri Enzo Moavero: dovremo abituarci a campagne elettorali europee in cui ogni forza politica è libera di criticare altri Stati, altri leader, altri popoli, essendo un dibattito continentale. Eppure il primo a non essersi abituato è proprio il premier italiano, che dopo la convocazione del nostro ambasciatore da parte delle autorità francesi non ha fatto mistero della sua irritazione per le esternazioni di Di Maio e Salvini: «Non posso mediare all’infinito, così diventiamo la pecora nera del Continente e danneggiamo gli stessi interessi nazionali», è stato lo sfogo con il suo staff.

Verso le elezioni europee. Non poteva che essere un’autocelebrazione. Impermeabile a qualsiasi critica. Corale. Con qualche aspetto grottesco inevitabile. L’iniziativa del Movimento Cinque Stelle per presentare alle sue truppe il reddito di cittadinanza, ieri a Roma, ha confermato che il vicepremier Luigi Di Maio parla solo al proprio mondo. Senza ombra di autocritica. E perseguendo la politica di attacco contro la Francia e le istituzioni europee, sottovalutando l’isolamento al quale il M55 e la Lega di Matteo Salvini stanno condannando l’Italia; o che forse cercano. È sconcertante la leggerezza con la quale ieri l’altro vicepremier, il leghista Matteo Salvini, ha commentato lo smarcamento della Germania dall’operazione Sophia, l’operazione miliare dell’Ue partita nel 2015 per cercare di garantire la sicurezza marittima. Non è chiaro se dipenda da una sottovalutazione o da una mancanza di informazioni. Forse, si tratta solo dell’incapacità di capire dove porta una campagna elettorale di questo tipo. Sembra quasi che Di Maio e Salvini facciano a gara a chi alza di più i toni: si tratti di Europa o Fondo Monetario. Per il M55 le prossime europee rappresentano un doppio problema. Il primo sta nel risultato elettorale. Se i sondaggi degli ultimi mesi non mentono il movimento di Di Maio si vedrà superato dalla Lega Nord come primo partito del Paese. A questo punto infatti sembra altamente improbabile che possa ripetere in questa tornata elettorale il clamoroso risultato delle ultime politiche. Sarà interessante vedere se un risultato modesto a maggio, produrrà gli stessi effetti delle ultime europee con l’aggiunta di ulteriori tensioni con l’alleato-rivale al governo. Forse il conflitto con la Francia di Macron si spiega anche con la necessità di trovare temi con un qualche appeal per migliorare le prospettive elettorali.

Politica Estera

Patto Francia – Germania. Un nuovo patto, 56 anni dopo. La Francia e la Germania stringono ulteriormente i loro legami, con il nuovo Trattato di Aquisgrana, firmato ieri da Emmanuel Macron e Angela Merkel nella capitale di Carlo Magno al confine tra i due Paesi. Il patto rinnova l’analogo Trattato dell’Eliseo firmato il 22 gennaio del 1963, a Parigi, da Charles de Gaulle e da Konrad Adenauer, che non è quindi abrogato. Si sbaglierebbe a pensare che il nuovo patto sia soltanto un aggiornamento del precedente, nato in un’epoca in cui non era in vista né l’Unione europea come la conosciamo oggi né tantomeno l’euro. Angela Merkel e Emmanuel Macron, pur rievocando i tempi duri della seconda guerra mondiale, hanno voluto calare il documento nella realtà contemporanea: «Facciamo questo perché viviamo in tempi speciali, che richiedono risposte risolute, determinate, chiare e proiettate nel futuro», ha detto Merkel. «In un periodo in cui l’Europa è minacciata dal nazionalismo, che cresce dall’interno, la Germania e la Francia devono assumere la loro responsabilità e mostrare la strada», ha aggiunto Macron.

La missione Sophia. La Germania sembra in procinto di ritirarsi dalla missione Sophia. «L’invio della nave Berlin per la missione Sophia è solo temporaneamente sospeso. ll mandato della missione sarà prolungato dalla Ue a marzo e noi riteniamo che debba essere chiarito meglio quali sono i compiti della missione». Così un portavoce del ministero della Difesa tedesco all’Ansa, rispondendo a una domanda sulla sospensione della partecipazione della Germania alla missione europea Sophia. «Nel quartier generale di Sophia restano comunque i nostri uomini», ha aggiunto. Il portavoce ha confermato che «se la decisione della sospensione sarà rivista, la nave Berlin potrà essere nel Mediterraneo nel giro di 15 giorni». La nave sarà nel frattempo impiegata per esercitazioni Nato nel Mare del nord. ll portavoce ha poi spiegato che nell’ultimo periodo «i compiti di Sophia sono cambiati». Immediata la replica di Salvini: ‘«La missione Sophia aveva come mandato di far sbarcare tutti gli immigrati solo in Italia e così ha fatto, con 50mila arrivi nel nostro Paese. Se qualcuno si fa da parte, per noi non è certo un problema».