Da: Abstract@datastampa.it
Inviato: martedì 14 maggio 2019 07:14:02 (UTC+01:00) Amsterdam, Berlin, Bern, Rome, Stockholm, Vienna
Oggetto: Abstract del 14-05-19
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SOMMARIO RASSEGNA STAMPA DEL 14 MAGGIO 2019
Economia e finanza
Guerra fredda tra Lega e M5S e lo spread sale. Questa campagna elettorale è una cortina fumogena. Matteo Salvini e Luigi Di Maio vanno avanti nel braccio di ferro con le loro nuove bandiere. Quota 100 e reddito di cittadinanza sono sostituiti da flat tax e salario minimo, lasciando sullo sfondo la copertura dei 23 miliardi necessari per impedire l’aumento dell’lva. Si procederà così fino al 26 maggio, anche se non è da escludere che una prima resa dei conti arrivi già al prossimo Cdm (probabilmente lunedì 20). ll clima è pessimo e lo spread torna a farsi minaccioso sfiorando i 300 punti base (ieri ha chiuso a 277). «Occorre che il governo chiarisca quale strada intende percorrere: se aumentare ora la pressione fiscale, rischiare una crisi finanziaria o, infine, impegnarsi in una seria revisione della spesa pubblica e delle promesse elettorali. Questi problemi prescindono da interessi di parte e dall’orientamento ideologico: l’irresponsabilità fiscale non ha colore politico». Si conclude così la lettera aperta sulle politiche del governo sottoscritta da 48 economisti, tra cui Pietro Reichlin, Giampaolo Galli e Tommaso Nannicini. Con il programma di finanza pubblica del governo Conte, «l’aumento delle aliquote Iva e delle accise non ha alternative credibili», sostengono gli economisti ricordando la contrarietà del ministro Salvini a questa come a ogni altro aumento di imposta.
Dazi, stretta cinese da 60 miliardi. Sale di tono il braccio di ferro commerciale: dopo i dazi Usa di venerdì, in mancanza di accordi con Washington la Cina ha annunciato nuove tariffe doganali su prodotti americani per un valore di 60 miliardi di dollari; voci anche su un taglio di ordini alla Boeing. Un’escalation che getta ombre sulla già debole congiuntura del commercio mondiale, mentre sullo sfondo c’è la possibile ritorsione cinese sul T-Bond. Fattori che hanno fatto salire i timori sui mercati: tutte le Borse europee hanno chiuso in rosso, con Milano a -1,35%; a Wall Street perdite di circa il 3%. Sotto pressione anche il petrolio. Trump rilancia il negoziato: «Siamo in una posizione di forza, ma incontrerò il presidente Xi Jinping nel corso del G20 in Giappone». II presidente americano, dunque, vedrà il leader cinese tra il 28 e il 29 giugno a Osaka, dove si terrà il vertice e, in quegli stessi giorni, «incontrerà» anche Vladimir Putin. Il Cremlino però in serata ha smentito. Le contromisure di Pechino entreranno in vigore il 1° giugno. Le merci «made in Usa» verranno divise in tre fasce di prelievo.
Politica interna
Elezioni Sicilia. “Va al Movimento il nuovo sindaco di Caltanissetta, unico capoluogo di provincia in cui si votava. E a Gela successo per l’asse tra Partito democratico e Forza Italia che batte la Lega”. La partita di governo, alla fine, se l’aggiudicano i 5 Stelle. Che rialzano la testa nel loro fortino siciliano e portano a casa il successo nei due ballottaggi che li vedevano protagonisti, a Caltanissetta e Castelvetrano. Due centri dal valore simbolico non irrilevante, come subito sottolineato dal presidente della commissione antimafia Nicola Morra: «Le città di Antonello Montante (l’ex leader confindustriale condannato a 14 anni, ndr) e del boss Matteo Messina Denaro danno fiducia al cambiamento». Un modo per rinfacciare ancora una volta alla Lega il primato sui temi della legalità, dopo lo scontro sul caso Siri. «Anche alle elezioni europee il Movimento meraviglierà. Dove non vinciamo noi vincono i trasformismi e il voto al Movimento è un voto che evita gli “inciuci” e le follie dell’ultradestra dilagante». Così Luigi Di Maio, ieri in piazza a Caltanissetta per festeggiare la vittoria di Roberto Gambino nel secondo turno delle amministrative siciliane. Una piazza «pacifica», sottolinea il vicepremier, «perché dai palchi non alimentiamo scontri ma incontri».
Tensione sociale. Non c’è argomento che sia tabù nella rissa gialloverde. «Non sei il benvenuto». Uno striscione laconico, senza neanche il nome del destinatario, apre una polemica che rischia di ingrossarsi e che vede, ancora una volta, su parti opposte della barricata Lega e 5 Stelle. Perché la scritta, affissa al secondo piano di una palazzina di Brembate e prontamente rimossa, era destinata a Matteo Salvini, atteso per un comizio. Luigi Di Maio si dice preoccupato della situazione, accusando in sostanza l’alleato di alzare il livello della tensione. «Vedo e sento molto nervosismo in Italia – spiega il capo politico del M5S in un post -. C’è una tensione sociale palpabile, non solo a Roma, come non si avvertiva da anni». Salvini in sua difesa arriva a scomodare addirittura la piaga delle vittime sul lavoro: «L’unica novità negativa sono le decine di minacce di morte contro di me. Per il resto in Italia i reati sono in calo ovunque. Mentre – ecco la stoccata a Di Maio, in qualità di ministro del Lavoro – purtroppo sono in aumento i morti e gli infortuni sul lavoro. La sicurezza degli italiani è aumentata, quella dei lavoratori purtroppo no».
Politica estera
Tensione nel Golfo. Due petroliere saudite sotto attacco, gravemente danneggiate, al largo della costa di Fujairah, airah, negli Emirati Arabi Uniti. Proprio di fronte all’Iran, nelle acque di quel tratto da cui transita il 30% tutto il greggio trasportato al mondovia mare e che presto vedrà un intenso traffico di vedette, portaerei e incrociatori americani. La denuncia lanciata domenica dalle autorità di Emirati e lunedì confermata dall’Arabia lascia molti punti interrogativi. Sul quando, sul come, e soprattutto sul chi. Potrebbe perfino creare il primo solido precedente necessario per dar vita a un casus belli e legittimare così una potenziale azione militare preventiva contro Teheran. Perché, pur senza lanciare accuse dirette, Riad ed Abu Dabi hanno già lasciato intendere chi per loro è il principale indiziato: il regime iraniano. Fermento, interrogativi, poi arriva la smentita delle autorità. Che non chiude la storia perché sono gli Emirati a confermare gli atti di sabotaggio verso alcune navi, anche se non ne avrebbero compromesso la sicurezza. Il Golfo «vibra» con l’incalzare delle informazioni peraltro confuse. Lunedì da Riad sostengono che sono state coinvolte due petroliere saudite, la Amjad e la al Marzoqah. A queste si aggiungono una emiratina, la A. Michel, e una norvegese, la Andrea Victory.
Trump elogia Orban. Donald Trump ha ricevuto ieri a Washington il leader sovranista anti immigrati Viktor Orbán, primopremier ungherese a visitare la Casa Bianca dal 2005. «E’ un grande onore averla nello Studio Ovale», ha detto il presidente americano che ha descritto il suo ospite come un leader «duro ma rispettato», che ha fatto un «lavoro straordinario» e «la cosa giusta sull’immigrazione garantendo la sicurezza del suo Paese». Per Orbán è un’investitura a sole due settimane dalle elezioni europee nelle quali le forze sovraniste sperano di imporsi. «Sono qui per rafforzare la nostra alleanza strategica» ha spiegato il premier ungherese sottolineando che «siamo con gli Usa nella lotta contro l’immigrazione illegale, il terrorismo e le minacce alle comunità cristiane». La sua ultima visita a Washington risaliva a quando era presidente Clinton. Trump invece ha deciso che è venuto il momento di riammetterlo nel gruppo degli amici, tanto per le posizioni politiche simili, a partire da quelle sull’immigrazione, quanto per gli interessi nazionali americani, che vanno dall’obiettivo economico di vendere più gas liquido nella regione, a quello geopolitico di far prevalere la loro visione tra gli alleati Nato.