Economia e finanza
I nodi economici prima delle Europee. Repubblica: la polemica sui mancati rimborsi ai risparmiatori che avevano investito sulle banche fallite è solo il preludio. Poi toccherà alla stesura del Def, alla flat tax, al decreto crescita, nonché alle prossime nomine per le poltrone che contano nella Cassa Depositi Prestiti. In vista delle prossime scadenze finanziarie del Governo e – ancora di più – a due mesi delle elezioni Europee, Lega e Cinquestelle tornano con decisione all’attacco del ministro dell’Economia Giovanni Tria. E lo fanno in modo coordinato: troppo ossequioso con l’Europa e i vincoli di bilancio secondo i primi, troppo vicino ai banchieri e agli “interessi forti” per i secondi. Lega e Cinquestelle – si legge – spingono per inserire del Def le indicazioni di un “decreto crescita” con misure per la ripartenza delle opere pubbliche e alcuni interventi di semplificazione. In modo che possa essere giustificata – anche davanti all’Europa – una previsione di Pil nel segno della ripresa e dell’inversione di tendenza rispetto alla recessione tecnica in cui è caduta l’Italia dopo i dati dell’ultimo trimestre. Non solo. La Lega vuole indicazioni precise per potersi vendere un primo abbozzo di flat tax; non a caso l’ha citata lo stesso Salvini sempre dai commercianti. «L’importante è che si reimmettano soldi in circuito», ha commentato il ministro dell’Interno, aggiungendo che tra le ipotesi sul tavolo, quella a lui più gradita passa per un sostegno alle famiglie.
Pace fiscale a rischio insuccesso. Dalla prima del Sole 24 Ore: la scorsa settimana si è chiusa la chance di definizione degli avvisi di accertamento, spendibile – a termini di legge – fino al 23 marzo. Dalle prime segnalazioni raccolte da professionisti e uffici delle Entrate, la sanatoria potrebbe rivelarsi di scarso successo. Due i motivi: lo scarso appeal della richiesta del pagamento di tutte le imposte e i dubbi interpretativi sulla pace fiscale nel suo complesso mai chiariti dalle Entrate dopo Telefisco 2019. Per evitare il flop delle sanatorie ancora aperte – Pvc e liti pendenti – è allora urgente una circolare che sciolga i principali nodi. Ad esempio, che cosa fare se il Pvc diverge dal verbale di accertamento; oppure se si tratta di entrate proprie della Ue. O, ancora, come risolvere la mancata previsione dell’errore scusabile.
Sempre dal Sole si segnala: iI taglio alle pensioni d’oro è pronto. Ma per ragioni politiche scatterà soltanto a giugno, dopo le elezioni europee. Su un assegno di 120mila euro lordi, l’impatto della stretta varata dalla legge di bilancio 2019 annui sarà di 131,5 euro per 13 mensilità. A questa trattenuta andrà aggiunto iI recupero della decurtazione per i primi 5 mesi dell’anno. Se applicato in una volta sola, il peso sarà di 657 euro una tantum. Più vicina l’attuazione di un’altra misura prevista dalla manovra: la nuova perequazione per i trattamenti pensionistici fino a 1.522 euro mensili partirà da aprile. Mentre il primo trimestre del 2019 sarà spalmato sui mesi successivi.
Politica interna
Basilicata. Il centrodestra vince ancora. Crollo M5S. Il Corriere della Sera: “La Basilicata non è più rossa. Dopo 24 anni consecutivi di governo di centrosinistra, ieri la svolta storica: Vito Bardi, candidato della coalizione Lega-Forza Italia-FdI, ha conquistato la presidenza della Regione. Secondo le proiezioni del Consorzio Opinio Italia per la Rai, il generale della Guardia di finanza in pensione voluto da Berlusconi come candidato ha ottenuto il 42,8% delle preferenze. Carlo Trerotola, centrosinistra, si è fermato al 32,8%. Terzo Antonio Mattia, del Movimento 5 Stelle, accreditato al 19,7%. Nell’ultimo test prima delle europee di fine maggio, l’asse Salvini-Berlusconi-Meloni, avversari a livello nazionale ma alleati nelle regionali, si è dunque rivelato di nuovo vincente, dopo le marce trionfali in Abruzzo e Sardegna”. Sempre Il Corriere: Matteo Salvini festeggia la vittoria quando le urne sono ancora aperte. Non si fa condizionare dalla scaramanzia, perché arriva alla festa leghista a Treviso con in tasca un sondaggio che vede il centrodestra in vantaggio di 4-5 punti. Il successo si consolida nella notte (il distacco si aggira intorno ai dieci punti). «Anche la Basilicata sarà governata dalla Lega. Un’altra vittoria dopo Abruzzo, Molise, Sardegna, Friuli Venezia Giulia. Stiamo arrivando dappertutto, spazzeremo via la vecchia classe politica e i burocrati che ancora cercano di fermarci». Repubblica: “La crisi del Movimento 5 stelle e del suo leader Luigi Di Maio è conclamata. II lavoro per arginarla, appena cominciato. Prima ci sarà il viaggio negli Stati Uniti, a partire da domani, un modo per togliere a Salvini lo scettro di “amico americano”, ma ci sarà soprattutto il lavoro di riorganizzazione del partito: con delegati cui verranno dati pieni poteri sui territori. La Stampa intervista il premier Conte: D.: Presidente Conte, le elezioni regionali in Basilicata rischiano di destabilizzare il governo? Conte: «Assolutamente no. Le competizioni locali non possono condizionare l’esperienza di governo nazionale. Le due cose vanno distinte. Altrimenti bisognerebbe riformulare la squadra di governo ogni mese». D.: Salvini continua a crescere nei voti e nei sondaggi. Di Maio cala nei voti e nei sondaggi. R.: «Questi ultimi appuntamenti elettorali non hanno segnalato performance brillanti per il M5S, ma bisogna mantenere lucidità e fare riferimento a un contesto più ampio e prospettico quando si ragiona di scenari futuri. Il governo sta marciando a passo veloce. I risultati stanno arrivando. E questa è la cosa più importante». «Salvini e Di Maio sono uomini responsabili e non ho motivo di pensare che possano mettere in discussione la prospettiva di proseguire nell’azione di governo». Si «va avanti. Rivedremo il contratto, nessuna manovra bis». «lo colloco i miei impegni istituzionali nell’orizzonte temporale di questa legislatura».
Si riapre lo scontro sullo Ius soli. Repubblica: “È scontro fra il sindaco di Milano Beppe Sala e il vicepremier Matteo Salvini sulla cittadinanza da conferire a Rami, il ragazzo “eroe” che ha dato l’allarme dal pullman dirottato mercoledì a San Donato da Ousseynou Sy. «Non voglio mettere il cappello su questi fatti, come fanno tanti, perché il tema è complesso. Certo, però la risposta di Salvini a Rami “fatti eleggere” mi sembra che non abbia senso. È un modo per sfuggire al dibattito». «Adesso – ha aggiunto Sala – si riattiverà il dibattito sullo ius soli che è una questione significativa. Giusto che ne parli il Parlamento, quindi io voglio evitare di cavarmela con delle battute. Ma certamente c’è un tema di tanti ragazzi che sono nati in Italia e che vivono nella nostra cultura». Su Rami Salvini dice che stanno «proseguendo tutte le verifiche del caso. Spero di incontrarlo presto e ringraziarlo per il suo coraggio». E più tardi, a Treviso, in un comizio: «Se c’è un ragazzino di 13 anni che fa un gesto importante, in via eccezionale si può dare un riconoscimento». Un premio, non un diritto, insomma. «In modo quasi casuale, con la vicenda di San Donato si è riproposta l’esigenza di come riconoscere la cittadinanza a chi è nato e vive in Italia. Italiano, insomma, ma senza cittadinanza. Rami è in sé un emblema, un segnale positivo e insieme un’ingiustizia. II segno di qualcosa che non funziona». Minniti indica la prossima battaglia, quella che il Pd ha già perso una volta in una intervista rilasciata a Repubblica: “È il momento di battersi per lo Ius soli”. Sempre sul quotidiano parla stamane monsignor Paglia, il ministro di papa Francesco: “Quella legge va fatta, il governo voli più alto”. Sulla Stampa iI professore, ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida: “La cittadinanza può arrivare a 4 anni dalla domanda, uno scandalo”. “La normativa in vigore è troppo restrittiva”. Il decreto “Salvini” ha introdotto delle norme che creano ulteriori diseguaglianze”.
Infine sul Corriere: intimiditi, forse un poco, dalle luci degli studi Rai, ma impettiti con in testa il berretto dell’Arma, con la fiamma d’argento. Eccoli da Fazio, Ramy e Adam, i ragazzini eroi del bus, abbracciati ai bravi e coraggiosi carabinieri che hanno collaborato a liberarli. «Vogliamo diventare carabinieri anche noi», dicono.
Politica estera
Caso Russiagate, Trump assolto. Il Corriere della Sera: “Per Mueller nessuna collusione con la Russia nella campagna di Trump”. Il ministro della Giustizia americano Barr ha consegnato al Congresso le conclusioni principali del rapporto del procuratore speciale per il Russiagate. Non è stata trovata alcuna prova che dimostri che qualsiasi funzionario della campagna Trump abbia consapevolmente cospirato con la Russia in vista delle elezioni per la Casa Bianca del novembre 2016. Non chiara la posizione sul reato di ostruzione alla giustizia. “E’ una vergogna che il nostro Paese abbia dovuto sopportare tutto questo”, ha detto il presidente Donald Trump. Su Repubblica: “Trump non ha agito in combutta coi russi” ma spunta l’altro reato: “Ostruzione ai giudici”. Si legge: “Il comportamento del neopresidente faceva pensare a forme di complicità, così come i suoi tentativi di fuoriviare gli inquirenti. I suoi collaboratori mentivano sotto giuramento agli agenti del Fbi sui rapporti con i russi”.
Brexit e agenda Macron-Merkel. Repubblica sulla Brexit: sabato sera il Sunday Times lancia la notizia bomba: «C’è un golpe in corso nei confronti di May, 13 membri dell’esecutivo sono passati all’attacco, la premier verrà defenestrata nel Consiglio dei ministri di lunedì (oggi, ndr)». «È fuori controllo: deve andarsene». Da settimane si parla di un accerchiamento di ministri nei confronti di Theresa May, ma negli ultimi giorni i “congiurati” hanno alzato la pressione su May, che sta cercando di portare disperatamente a termine una Brexit sempre più velenosa, in un partito conservatore e un governo dilaniati. Le ricostruzioni degli ultimi giorni a Downing Street ricordano “Assassinio sull’Orient Express”, in cui tutti, uno a uno, danno una coltellata alla vittima, cioè May, giudicata incapace di completare la Brexit. Tra i possibili successori il vicepremier David Lidington.
La Stampa: l’appuntamento è per oggi, nel Palazzo Bourbon, ai limiti del giardino del Luxembourg, la sede del Senato francese: lì, in una cornice solenne e scenografica, si terrà la prima riunione dell’assemblea parlamentare franco-tedesca, prevista dal nuovo trattato di cooperazione tra Francia e Germania, firmato da Emmanuel Macron e Angela Merkel lo scorso 22 gennaio ad Aquisgrana. Sulla carta, un evento importante, simbolicamente e non: la possibilità di rilanciare «dal basso» quell’alleanza tra i due Paesi, a lungo colonna vertebrale dell’Europa, in tempi in cui Parigi e Berlino non si ritrovano sempre e necessariamente sulla stessa lunghezza d’onda. Nell’occasione 100 politici tedeschi e francesi definiranno i punti chiave dell’alleanza.