Banche – Insieme al decreto per la crescita, il Consiglio dei ministri esaminerà questa sera anche i decreti attuativi per il rimborso dei risparmiatori truffati dalle banche. L’accordo raggiunto dai tecnici del governo non sembra tuttavia chiudere definitivamente le polemiche dei giorni scorsi. II ministro dell’Economia Giovanni Tria ha mal digerito gli attacchi di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che da due giorni lo accusano di frenare sui rimborsi, e forse anche le stesse sollecitazioni che il presidente Giuseppe Conte ha detto di avergli rivolto. E ieri ha fatto sapere di aver consegnato a Palazzo Chigi i testi dei provvedimenti sui risparmiatori già da martedì sera. Sui risparmiatori, ha dichiarato Conte, «c’è un impegno politico molto forte del governo, e mio personale, a procedere in modo rapido, e ho sollecitato il ministro a procedere in questa direzione». In mattinata, su Tria, erano piovuti altri strali, soprattutto da Matteo Salvini: «I soldi ci sono, sto aspettando come tanti italiani truffati, che la burocrazia del ministero dell’Economia partorisca i decreti attuativi. Facciano in fretta». Saltano i rimborsi automatici sotto i 35mila euro di reddito.
Class action – Cambiano le regole per avviare un’azione collettiva con l’obiettivo di ottenere il risarcimento dei danni, dopo che il Senato ha approvato in via definitiva la riforma della class action. Un’immediata conseguenza è l’estensione della platea dei soggetti che potranno chiamare le imprese a rispondere: non solo i consumatori, ma chiunque ritenga di avere subìto una lesione di «diritti individuali omogenei». A proporre l’azione potranno essere anche le associazioni rappresentative dei diritti oggetto della tutela. Sul banco degli “imputati” imprese ed enti gestori di servizi pubblici, non la Pa. Non sono consentiti ricorsi su eventi passati. Esulta il ministro della Giustizia Bonafede: «Finalmente i cittadini hanno uno strumento per unirsi e far valere insieme i loro diritti». Forti perplessità di Confindustria su più punti: l’allargamento dell’ambito di applicazione; la possibilità di adesione alla classe anche dopo la sentenza che ha definito la causa; i compensi premiali. Elementi che rischiano di fare da volano al contenzioso e da moltiplicatore dei costi.
Politica interna
Governo: caso Tria – Il vicepremier Luigi Di Maio sarebbe pronto a offrire il ministero dell’Economia di Giovanni Tria alla Lega se vincerà le europee. Nel piano un rimpasto per blindare il governo e scongiurare il voto anticipato. Il prossimo 26 maggio tutto potrebbe cambiare: rapporti di forza, leadership, priorità, uomini. Il leader grillino lo ha detto chiaramente ai suoi collaboratori e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Tria così ci fa schiantare alle elezioni». Ormai non sono più solo i retroscena giornalistici: la lite è quotidiana ed è sotto gli occhi di tutti. Gli attacchi alla consigliera Claudia Bugno e le tensioni sui rimborsi ai truffati delle banche sono solo gli ultimi casi. Pubblicamente Di Maio continua a ripetere che il ministro dell’Economia «può stare tranquillo, il suo ruolo non è in discussione, le nostre e quelle della Lega sono solo sollecitazioni, perché ai truffati delle banche noi abbiamo promesso i risarcimenti». Mai suoi uomini raccontano di sfoghi ben più agitati. «II ministro Tria non è in discussione. Per il momento”, dichiara Così Stefano Buffagni, sottosegretario agli Affari Regionali, il grillino più potente di Palazzo Chigi.
Governo: scontro sulla castrazione chimica – Lo scontro sulla castrazione chimica ha spaccato la maggioranza. In mattinata una mozione, respinta, di Fratelli d’Italia aveva riproposto il trattamento farmacologico, su base volontaria, dei violentatori, già oggetto di un emendamento della Lega poi ritirato. Ancora divisi gli alleati: nei 383 contrari ci sono i 5 Stelle insieme a Pd, Forza Italia e Leu. Nei 126 favorevoli c’è la Lega accanto a Fratelli d’Italia. Il partito di Matteo Salvini non ha apprezzato la maggioranza che si è formata per respingere la mozione: «Siamo sconcertati e dispiaciuti dal voto 5 Stelle con Pd e FI contro la castrazione chimica». Pronta la replica del M5S: «Se si è trattato di ‘verificare’ una maggioranza alternativa, il tentativo è fallito». Luigi Di Maio si dice preoccupato «dalla deriva di ultradestra che a volte anche la Lega abbraccia», deriva che lo costringe a «prendere le distanze». Il governo gialloverde intanto incassa e saluta con un fiume di note di compiacimento il taglio ai vitalizi anche nelle Regioni: un risultato ottenuto ieri, al termine della conferenza fra i rappresentanti dello Stato e i governatori.
Politica estera
Spagna – L’ascesa globale dell’ultradestra «rappresenta un’enorme opportunità per la socialdemocrazia»: l’alternativa è «avanzare o retrocedere», la scelta è «tra un progresso dove nessuno resti indietro» o «il progresso di una minoranza a spese della maggioranza». Pedro Sánchez rivendica i valori più profondi del socialismo spagnolo per ripartire alla conquista della Moncloa, sede della presidenza del governo. Il leader del Psoe crede «che l’Europa abbia bisogno dell’Italia, così come l’Italia ha bisogno dell’Europa. Mi dispiace molto non potermi trovare d’accordo con il governo italiano su questo». La campagna elettorale per le politiche anticipate del 28 aprile è partita all’insegna dello slogan Haz que pase, fa’ che succeda. Il presidente è convintissimo che “succederà”, sa che tutti i sondaggi danno i socialisti in testa ma invita alla mobilitazione per scongiurare l’astensionismo, che potrebbe rilanciare la destra, il cui discorso è monopolizzato dagli “ultras” di Vox.
Israele – Poche volte, forse mai, si è visto un presidente americano sostenere così apertamente un candidato in un’elezione politica israeliana. Non è un segreto che nell’elezione più incerta da 10 anni a questa parte, Donald Trump, e il suo entourage, fanno il tifo per l’uomo che da due lustri guida il Governo israeliano, Benjamin Netanyahu. Mancano solo 7 giorni alla sfida tra lui e l’ex capo di Stato maggiore Benny Gantz, 59 anni, la vera novità del panorama politico israeliano, l’uomo capace di creare un partito che si pone al centro ma strizza l’occhio alla sinistra laburista. Gli ultimi sondaggi danno un testa a testa tra i due, con un leggero vantaggio per Netanyahu. Saranno però decisivi i risultati che otterranno i partiti più piccoli. Trump è in piena sintonia con la linea dura adottata dal premier israeliano sorpattutto contro l’Iran. Gantz viene definito dai colleghi un falco sulla sicurezza, ma un moderato nella diplomazia.