[nextpage title=”Politica interna” ]Politica interna
Legge elettorale. In Senato il Rosatellum regge ai 5 voti di fiducia, con i senatori di Fi e Lega fuori dall’Aula e con l’apporto dei verdiniani decisivo per evitare la mancanza del numero legale in due votazioni: la terza per un voto e la quinta per cinque voti. Oggi le dichiarazioni e il voto finale. Dopodiché II Viminale ha un mese di tempo per ridisegnare i collegi. «Da oggi è nata una nuova maggioranza con Verdini», denuncia la capogruppo di Mdp Cecilia Guerra. L’ex Presidente Giorgio Napolitano non è riuscito a mostrare distacco, ieri al Senato, perché la posta politica in gioco è di quelle che gli stanno davvero a cuore, fino a provocargli appunto emozioni profonde. E’ il caso di una legge elettorale, il Rosatellum 2, fatta votare con un ricorso alla fiducia (…), imposta con un «metodo» tanto spregiudicato da meritare la sua censura davanti all’assemblea. Intanto Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista si bendano gli occhi con un fazzoletto bianco sul palco del Pantheon, per dire platealmente che col Rosatellum si vota alla cieca. È un popolo arrabbiato, quello chiamato dai 5 stelle a “circondare” il Senato per protestare contro la legge elettorale. «L’alternativa è l’esercizio provvisorio. Perciò si prendono i voti che ci sono». Senza fare troppo gli schizzinosi. Paolo Gentiloni guarda già oltre la legge elettorale. Pensa al percorso della manovra economica che serve a garantire i conti pubblici e a portare il Paese alle elezioni in modo ordinato.
Il Pd sulle pensioni. Il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina chiede «di rivedere l’aumento automatico» dell’età pensionabile a 67 anni. «Non tutti i lavori sono uguali», ha proseguito Martina, e «non tutti i lavoratori hanno le stesse aspettative di vita». I tempi per la discussione parlamentare, fa notare, ci sono. Con lui si schiera il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Il bonus Poletti sulla perequazione delle pensioni è legittimo. La Corte Costituzionale salva il sistema di restituzione parziale degli adeguamenti degli assegni messo a punto dal ministro del Lavoro. E, sull’onda del sollievo, il Pd trova la quadra sulle pensioni. Il “ripensamento” dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita, che fino a poche ore fa era la battaglia solitaria del presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, con alleati piuttosto trasversali, a cominciare dal suo omologo al Senato Maurizio Sacconi, diventa terreno comune per tutto il Pd.[/nextpage]
[nextpage title=”Politica estera” ]Politica estera
Spagna e Catalogna. Non c’è più dialogo tra Madrid e Barcellona e altri rinvii avrebbero del miracoloso. La deflagrazione di un conflitto mai visto nell’Europa democratica ha ormai una data e un’ora. E’ scritta su manifesti che vorrebbero passare alla storia: «Fem la Republica», facciamo la Repubblica, concentrazione indipendentista. Venerdì 27 ottobre, ore 12. Il president catalano Carles Puigdemont ha rinunciato all’invito del Senato spagnolo di difendersi dalle accuse di sedizione e ribellione. Il gruppo di Candidatura d’Unitat Popular (Cup) nel Parlament di Barcellona, è compatto nello spingere la Catalogna allo strappo e Carles Riera i Albert, leader tra i più in vista, fa di tutto per far arrivare al president Puigdemont il loro messaggio: «Non si può tradire il referendum (…)» Dichiarare l’indipendenza significa giustificare il commissariamento del governo centrale e, probabilmente, far arrestare i membri del governo Puigdemont. Ne vale la pena? «Sì, perché le elezioni non permetterebbero di smuovere lo stallo che ci ha obbligato a scegliere anni fa la via dell’indipendentismo unilaterale. (…)».
Le politiche di Trump. Due senatori e un vicepresidente, tutti e tre repubblicani. Sono stati loro, nel bene o nel male (dipende dai punti di vista), i protagonisti della prima vittoria al Congresso – dopo diversi rovesci – di Trump. The Donald twitta trionfante: il Senato mette la parola fine alle ‘class action’ contro le banche e i colossi delle carte di credito. Secondo Stephen Bannon, eminenza grigia della Casa Bianca, «non c’è nulla di isolazionista in Trump, ma la pax Americana non si realizzerà imponendo i nostri valori agli altri. Bisogna costruire una società solida che offra come modello». Charles Kupchan avverte che Donald Trump è scatenato. Tra le sue prossime vittime ci potrebbero essere il Nafta e l’Organizzazione mondiale del commercio, entrambe nel mirino del Presidente, deciso a realizzare le sue promesse di protezionismo. I partner dell’America sono comprensibilmente preoccupati e si chiedono se sia giunto il momento di smettere di lavorare con Trump e iniziare di lavorare senza di lui, se non contro di lui. Un approccio giustificabile, ma sconsigliato: gli Stati Uniti sono troppo potenti e influenti per venire ignorati o contenuti. (…) Invece di volgere le spalle a Trump, arrabbiati e frustrati, gli amici dell’America dovrebbero tentare fino alla fine di frenare il suo istinto di distruzione.[/nextpage]
[nextpage title=”Economia e Finanza” ]Economia e Finanza
Bankitalia verso la riconferma di Visco. Ignazio Visco verso la conferma per altri sei anni alla guida della Banca d’Italia. Salvo colpi di scena dell’ultima ora pur sempre possbili, è questa la strada tracciata dal premier Paolo Gentiloni in accordo con il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Uno schermo istituzionale alzato da Palazzo Chigi e Colle a tutela della nomina al vertice di Bankitalia dai detriti della polemica politica. Resta la vicenda della mozione voluta dal Pd e approvata dalla Camera la scorsa settimana con la quale si chiedeva di fatto discontinuità. Lo scontro continua, il Consiglio dei ministri di domani, che dovrebbe designare il governatore della Banca d’Italia, si annuncia teso. Ieri sera il Pd è tornato all’attacco con il presidente Matteo Orfini. «Serve discontinuità, non si possono ignorare le critiche del Parlamento». Negli ultimi metri alle spalle di Ignazio Visco è spuntata un’ombra, quella di Fabrizio Saccomanni, 74 anni, già ministro dell’Economia nel governo Letta e soprattutto ex direttore generale di palazzo Koch. Ma troppo tardi: la candidatura di compromesso – benvista da palazzo Chigi – è nata e morta nel giro di poche ore.
Mps in Borsa. Alta volatilità ma atterraggio più morbido del previsto per il titolo Monte dei Paschi di Siena, che ieri ha chiuso la prima giornata di contrattazione a Piazza affari dopo dieci mesi di stop a quota 4,55 euro. Tuttavia, soprattutto nella prima parte della giornata, si sono registrati alcuni problemi tecnici nell’eseguire gli ordini di vendita da parte degli azionisti vecchi e nuovi, pertanto il responso di Borsa risulterebbe riflettere solo parzialmente l’effettiva consistenza di domanda e offerta. Numeri comunque apprezzati dal Tesoro. Rimpolpata sul capitale e con il bilancio pulito dalla montagna delle sofferenze, la Mps pubblica è tornata sul listino. Nessuno tra gli osservatori si aspettava una prima giornata diversa da come si è svolta.[/nextpage]