Politica interna
Voto di scambio: la Camera ha approvato con 310 voti favorevoli e 61 contrari, ma modificando la formulazione e rinviandola al Senato. Per chi era convinto di votare un testo senza nessuna variazione si è trattato di un vero e proprio tradimento, sono volati insulti soprattutto da parte del M5S verso Renzi e Verdini. Invece il Pd ha parlato di “norma di grande rigore che permetterà di stroncare qualunque patto tra politica e mafia” e soddisfazione è stata espressa anche da rappresentanti di Forza Italia. In concreto si riducono le pene, mentre prima si parlava di un minimo di 7 anni ed un massimo di 12 ora si è passati a 4 e 10 anni; ma il punto che infiamma il confronto è se nel testo della legge si debba scrivere che è punita anche la “disponibilità” del politico verso il mafioso, o solo lo scambio di voti contro altra utilità.
Province: ieri la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge Delrio, il cosiddetto “svuota Province”, che diventa così legge togliendo potere a questi enti e abolendone l’elezione diretta. Vivaci proteste dai banchi del M5S ma soprattutto da Forza Italia, il cui capogruppo Brunetta ha parlato di “golpe” ed ha chiesto al presidente Napolitano di non promulgare la norma. In realtà il disegno di legge non certifica la morte delle Province ma ne ridisegna funzioni e competenze in attesa della riforma del titolo V della Costituzione, che ne decreterà la definitiva abolizione.
Berlusconi: il deludente risultato dell’incontro di ieri con Giorgio Napolitano ha gettato il leader di Forza Italia in uno stato di “prostrazione quasi fisica”, secondo chi lo ha raggiunto ieri a Palazzo Grazioli. Berlusconi si sente in un vicolo cieco a pochi giorni dal pronunciamento dei giudici del Tribunale di Milano, ed ha la certezza di essere rimasto solo di fronte alla pena da scontare. L’esito del colloquio al Quirinale lo ha convinto che, al contrario di quanto sostengono i suoi consiglieri, ogni porta è sprangata, ed è tornato lo spettro degli arresti domiciliari nonostante fedelissimi e legali lo rassicurino sui servizi sociali. C’è voluto un vertice con Verdini, Letta, Toti e Ghedini per far recedere Berlusconi dall’idea di far saltare il banco sulle riforme; si torna quindi a trattare, anche se il passaggio del 10 aprile resta cruciale.
Politica estera
Venezuela: Henrique Capriles, governatore cattolico dello stato di Miranda e leader dell’opposizione venezuelana al presidente Maduro, rappresenta il punto di riferimento moderato dell’anti-chavismo. In un Paese sempre più in crisi sta a lui aprire uno spiraglio alle trattative; Capriles si dice disposto, con il Vaticano come intermediario, ad incontrare il Presidente in carica, a cui chiederebbe un referendum per cambiare la costituzione e ridare credibilità alle istituzioni. Intervistato da un giornalista italiano a Buenos Aires il leader dell’opposizione conferma che Papa Bergoglio si sta impegnando in prima persona nella crisi, cita come suo modello economico il Brasile di Lula, nega che il movimento anti-Maduro abbia mai ricevuto finanziamenti dagli Stati Uniti e conferma che le proteste non finiranno almeno fino a quando il governo non avrà disarmato le milizie e liberato i prigionieri politici.
Ucraina: dodici agenti delle unità speciali ucraine sono stati arrestati ieri poiché sospettati di essere i cecchini che hanno sparato sui dimostranti nei giorni delle stragi sul Maidan. La notizia è stata data dal ministro dell’interno, che dirige personalmente le indagini, mentre contro i colleghi russi dell’ex Kgb ha puntato il dito il nuovo capo dei servizi segreti ucraini, accusandoli di aver partecipato alla cosiddetta “operazione anti-terrorismo” voluta dal deposto presidente Yanukovich. L’ex premier ha già risposto di “non aver mai dato ordine di sparare sulla gente”, pur ammettendo di aver invitato Putin ad utilizzare le truppe russe “per difendere la vita degli ucraini”. Il ministro degli esteri russo Lavrov smentisce le affermazioni fatte da Kiev e chiede un’inchiesta trasparente guidata dalla Comunità internazionale.
Economia
Bce: nessuna novità sui tassi da Francoforte, anche se l’organo presieduto da Mario Draghi ha aperto la porta a nuove misure di stimolo economico. Il costo del denaro resta fermo allo 0,25%, ma tutto il board della Banca Centrale ha convenuto sull’impegno nel ricorrere a misure non convenzionali dinanzi a un periodo troppo prolungato di bassa inflazione. Lo spettro deflazione fa paura, ha ammesso il Presidente, e non si escludono piani di quantitative easing, iniezioni di liquidità nel sistema attraverso l’acquisto di bond. L’apertura ad un allentamento monetario ha avuto reazioni positive sui mercati con spread BTp Bund in calo fino a 165 punti, al minimo dal 2005.
Def: saranno resi noti martedì i dettagli del documento di economia e finanza. Sicuramente una cospicua parte delle coperture per gli sgravi alle famiglie dovrà venire dalla riduzione delle spese, ma i tagli individuati finora da Cottarelli non superano i quattro miliardi di euro, uno in meno rispetto alle previsioni più ottimistiche. Si profila dunque un’ipotesi prudente di sgravi crescenti per tutti i redditi fra gli ottomila ed i venticinquemila euro, con un tetto massimo ad 80 euro. Renzi ha ieri avuto una lunga riunione a Palazzo Chigi con il ministro dell’Economia per fissare i dettagli del documento; una delle decisioni più importanti da prendere è dove fissare l’asticella della crescita del 2014, i documenti del governo Letta parlavano dell’1,1%, molto più di quello 0,6% – 0,7% ipotizzato da tutti gli organismi internazionali; sembra deciso che il valore di crescita sarà indicato nello 0,8%. Gli altri due provvedimenti che il governo sta mettendo a punto prima della riforma fiscale sono quelli che puntano ad accelerare il pagamento degli arretrati della PA ed il taglia-bollette al quale sta lavorando il ministro Guidi.