Una rapida rassegna delle notizie in evidenza sui giornali di martedì 16 ottobre.
Politica interna
Manovra, le divisioni nella maggioranza Nel retroscena di Repubblica che ricostruisce la convulsa fase finale della trattativa in seno al Governo sulla manovra economica, si legge che il Movimento 5 stelle ha subito una “mezza disfatta”. Di Maio deve accontentarsi di misure che diluiscono i provvedimenti sostenuti dalmovimento, con il reddito di cittadinanza da lanciare in un periodo indefinito, dopo la riforma dei centri per l’impiego, e il taglio alle pensioni d’oro per un miliardo nel triennio, non in un anno solo. Appare invece soddisfatto Salvini: porta a casa sia il decreto fiscale che la quota cento per le pensioni. Il suo commento sembra fissare un orizzonte temporale preciso all’esecutivo: «Tanto deve arrivare maggio, dopo le Europee tutto questo sarà finito, si apre un’altra storia». Gli hanno appena passato il sondaggio letto da Enrico Mentana a La7, con la Lega che ormai pianta le tende sopra quota 30 (anche se di mezzo punto) e il M55 che perde ogni settimana un soffio e arranca pochi punti dietro (al 28,1). Anche Vincenzo Spadafora, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari opportunità, tra i consiglieri «storici» di Luigi Di Maio, ammette, in una intervista al Corriere della Sera, che le tensioni e i contrasti nella maggioranza sulla manovra economica hanno evidenziato diffrenze profonde tra Cinque Stelle e Lega, e lancia l’allarme sul rischio di un «arretramento culturale» su temi cari alla Lega come l’immigrazione: «Nella maggioranza ci sono sensibilità culturali molto diverse, a cominciare dai diritti. Noi dobbiamo restare alternativi alla Lega, siamo una cosa diversa».
Pd, la candidatura di Minnniti Marco Minniti aspetta prima di decidere. La data del congresso Pd innanzitutto, e altri sostegni dal territorio dopo l’appello di alcuni sindaci perla sua candidatura. Tra le varie telefonate che ha ricevuto negli ultimi giorni ci sono, dicono, anche quelle dei governatori del Pd. Qualcuno avrebbe garantito il suo appoggio: Sergio Chiamparino potrebbe essere uno di questi, oltre al presidente della Calabria Mario Olivero. Comunque sono contatti che sempre di più fanno «maturare un sì alla corsa», dicono gli amici dell’ex ministro dell’Interno. Che da Imola ieri ha ammesso: «Sto pensando di candidarmi perché devo fare qualche cosa di utile per il mio Paese». Sabato Minniti sarà alla Leopolda. Il problema resta quello di affrancarsi dall’etichetta di candidato di Renzi. Gli potrebbe dare una mano una certa fibrillazione nella corrente del senatore fiorentino. C’è un’area di ex popolari cattolici che non vede di buon occhio né un candidato troppo legato alla storia diessina né la possibilità che alla fine risulti troppo autonomo. Di questo fronte, con le sue motivazioni, fa parte anche Graziano Delrio, che ha sempre detto che avrebbe preferito un leader giovane, un rinnovamento vero come fu quello rappresentato da Renzi nel 2013.
Economia e finanza
Manovra, via libera a condono e pensioni L’accordo su fisco e manovra c’è, ma non si ferma la corsa contro il tempo del governo M5S-Lega per far quadrare tutti i conti. Al termine di una giornata tesa, e dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto fiscale e il disegno di legge di bilancio, Matteo Salvini ha incassato un punto con il condono inserito nel decreto sul fisco (si potrà sanare pagando il 20% del non dichiarato, in 5 anni e senza sanzioni e interessi). Mentre Luigi Di Maio ha pareggiato con l’ennesima previsione dell’arresto degli evasori («Nessun salvacondotto per chi evade», ha precisato) e con il taglio delle «pensioni d’oro» spostato nel disegno di legge di Bilancio. C’è l’intesa tra MSS e Lega per far partire la riforma delle pensioni, con «quota 100», a febbraio del 2019 mentre le tasse, precisano fonti della Lega, aumenteranno solo per le banche e le assicurazioni. Conte ha detto di essere «molto soddisfatto perché sono state mantenute tutte le promesse». Salvini ha confermato: «Sono stanco e soddisfatto» perché «stiamo onorando gli impegni con gli italiani». Di Maio ha parlato di «manovra del popolo, di nuovo contratto sociale con lo Stato che usa i privilegi di quelli di prima per finanziare i cittadini». Tria ha a sua volta commentato:«L’idea che con questa manovra si vuol far saltare in aria l’Europa è del tutto infondata». A mezzanotte, poi, scadeva il termine per presentare a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio: si tratta di un estratto del disegno di legge di Bilancio varato ieri che per ora arriva alle autorità Ue («Come vedete non ci sarà alcun ritardo», ha detto Conte) sotto forma di sintesi corredata da cifre e saldi. Ma ci vorrà tempo, forse giorni, prima di vedere approdare il tomo completo della manovra in Parlamento.
La manovra e la Ue Scrive Marco Bresolin sulla Stampa che negli uffici più importanti delle istituzioni Ue è in atto un lavoro diplomatico a oltranza, in extremis, per evitare quella che negli ambienti comunitari viene definita una “lose-lose situation”. Perché l’attuale situazione – con l’Italia che tira dritto per la sua strada sforando i vincoli Ue – porta a due diversi scenari, entrambi considerati estremamente negativi. “La bocciatura della manovra, e il conseguente scontro con l’Italia, scatenerebbero una tempesta finanziaria sulla terza economia dell’Eurozona, con possibili rischi per tutta l’area euro – ragiona una fonte Ue -. Ma la non bocciatura, nonostante le regole calpestate, scatenerebbe una tempesta politica nel resto dell’Ue, alla vigilia delle prossime elezioni”. Comunque vada, sarà un problema. È per questo che il pressing diplomatico di Bruxelles continuerà anche dopo aver aperto la busta contenente la bozza di bilancio gialloverde. E si intensificherà nei prossimi giorni, con due momenti chiave: il pranzo di giovedì al Consiglio europeo e la missione di Pierre Moscovici a Roma. Tra giovedì e venerdì, il commissario vedrà il ministro Giovanni Tria e quasi certamente salirà anche al Quirinale. L’appuntamento con Mattarella non è stato ancora confermato ufficialmente, ma viene dato per “altamente probabile”. Un incontro inusuale che è indice della gravità della situazione
Politica estera
L’affaire Khashoggi Jamai Khashoggi è morto in seguito a un interrogatorio andato male, condotto da personale “non autorizzato” di cui chi ha condotto l’operazione sarà ritenuto responsabile: è questa la clamorosa ammissione che la corte reale saudita si prepara a fare per fermare la crisi internazionale scaturita dalla scomparsa del giornalista dissidente all’interno del consolato saudita di Istanbul il 2 ottobre. Nel frattempo, iI segretario di Stato Mike Pompeo ha raggiunto Riad per bloccare l’escalation della crisi tra Stati Uniti, Europa (più Turchia) e l’Arabia Saudita. La scomparsa del giornalista Jamal Khashoggi ha improvvisamente scosso il rapporto tra Washington e Riad, in cui si mescolano affari, petrolio, questioni geo-strategiche. Ieri Donald Trump ha telefonato al Re Salman e deve essere rimasto impressionato dalla conversazione, tanto da ipotizzare ora che l’ormai quasi certo omicidio di Khashoggi possa essere stato commesso da «killer solitari», fuori controllo, quindi non collegabili al governo saudita e al principe ereditario Mohammed bin Salman. E’ evidente lo sforzo della Casa Bianca di derubricare il caso da «affare di Stato» a «delitto privato», in modo da circoscriverne le responsabilità
Migranti, nuovo scontro Italia-Francia Il respingimento illegale di due migranti e lo sconfinamento dei gendarmi francesi in territorio italiano apre un nuovo fronte diplomatico tra Roma e Parigi. Venerdì i funzionari della Digos che stavano pattugliando il territorio di Claviere, in alta Valsusa, hanno fotografato un furgone, con le insegne delle forze dell’ordine transalpine, mentre scaricava di nascosto due migranti a quasi tre chilometri dal confine. Un’operazione non consentita dagli accordi internazionali che è stata segnalata alla procura di Torino, che ha aperto un fascicolo. E che, soprattutto, è finita sul tavolo del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. È stato lui ieri mattina ad aprire il nuovo caso diplomatico: «Se qualcuno pensa davvero di usarci come il campo profughi d’Europa violando leggi, confini e accordi, si sbaglia di grosso» ha tuonato il vicepremier chiedendo e ottenendo l’intervento del ministro degli Esteri Enzo Moavero e dell’ambasciatore italiano a Parigi