Politica interna
Fine legislatura – Fra domani e venerdì il presidente della Repubblica Sergio Mattarella scioglierà le Camere, in vista del voto. Molto difficilmente il Colle rinvierà la decisione dopo gli appelli per riportare in aula al Senato la legge sullo Ius soli. Per il Quirinale l’invito “andrebbe rivolto al Parlamento” e non al Quirinale. E Forza Italia e Lega sparano a zero contro l’ipotesi di tenere aperta la legislatura. Continua però lo scontro sulle assenze che hanno portato all’affossamento dello Ius soli. I senatori Pd si giustificano dicendo che i numeri non c’erano comunque, e che la responsabilità va attribuita al centrodestra e ai 5stelle. Intanto per il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni si profilano i tempi supplementari. Domani, nella conferenza stampa finale, il premier stilerà il bilancio del governo che avrà ancora tre mesi di lavoro in cui si occuperà di Europa, nomine, conti e migranti. L’unica vera rinuncia riguarderà i disegni di legge: in attesa delle nuove Camere il premier non saprebbe a chi presentarli. Gentiloni salirà al Colle, scambierà gli auguri col Capo dello Stato, insieme fisseranno la data delle elezioni (quasi certamente il 4 marzo) e la prima riunione del nuovo Parlamento (entro 20 giorni dal voto). Dal 1° gennaio, per 12 mesi, avremo la presidenza dell’Osce, l’organismo europeo che insieme a Russia e Stati Uniti si occupa di sicurezza e dialogo: per l’Italia sarà un’occasione di presenza internazionale.
Riforme – Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda chiede “una Costituente” ora che la legislatura sta per finire, perché “le riforme non vanno fermate”. “Abbiamo perso la sfida della costruzione di un sistema più forte ed efficiente – spiega al Corriere della Sera -. Ritengo questo nodo fondamentale in uno scenario internazionale pieno di incertezze. La sicurezza nazionale viene messa a rischio da un sistema che rallenta l’implementazione delle decisioni, favorisce il prosperare di particolarismi e ci trasforma nella Repubblica dei ricorsi al Tar e dei feudi locali. La prossima legislatura dovrà avere al centro questo tema, diventato tabù dopo il referendum. Forse la strada giusta, per aumentare il coinvolgimento dei cittadini, potrebbe essere quella di un’assemblea costituente”. Calenda giudica “inauditi” i ritardi sull’Ilva e dice “sì” all’alleanza Pd-Bonino. Ma avverte: “Ci vorranno anni per comporre le fratture sociali ed economiche della grande crisi”. Secondo il professor Sabino Cassese, interpellato dal Foglio, “le fucine per ricostruire il nostro paese ci sono”, ma “serve qualcosa che le sappia unire tra loro”.
Politica estera
Missione in Niger – L’invio dei militari italiani in missione nel Niger è l’occasione di un nuovo litigio con la sinistra. “Un brutto regalo” commenta Liberi e uguali che accusa il ministro degll’Interno Marco Minniti di “non aver brillato per trasparenza”. Critica anche la Lega. Il cambio di strategia è stato voluto per accrescere il peso del nostro Paese in Europa. La lotta agli schiavisti e ai fondamentalisti dell’Isis è tra gli obiettivi prioritari della missione. Dopo il via libera del governo il decreto dovrà essere ratificato dal Parlamento. Bisognerà procedere in fretta e dunque è possibile che venga calendarizzato già a metà gennaio. I mezzi terrestri a disposizione saranno 120 oltre a 2 aerei da ricognizione. Lo Stato maggiore sta analizzando ogni necessità in accordo con gli altri Stati che già si trovano nell’area, vale a dire Stati Uniti, Francia, Germania e i Paesi africani. Sul tema dei profughi dall’Africa il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, intervistato dal Mattino, ricorda che “la situazione in Libia resta sempre precaria, e questo deve preoccupare”. Anche la missione in Niger potrebbe, dunque, non bastare: “È un primo passo, forse” ma “c’è bisogno di una strategia europea unitaria nei confronti dei Paesi dell’Africa nell’area Sahel da cui partono i flussi migratori. Occorre un piano Marshall europeo a favore di quei Paesi”.
Usa-Onu / Libia / Russia – L’amministrazione Trump ha tenuto fede alla minaccia: gli Stati Uniti hanno tagliato i fondi all’Onu: 285 milioni di dollari in meno nel budget delle Nazioni Unite per il 2018 e il 2019. Lo ha annunciato lunedì l’ambasciatrice Nikki Haley. La riduzione è una risposta allo schiaffo dell’Assemblea Generale su Gerusalemme (lunedì ne ha bocciato il riconoscimento come capitale di Israele) e va incontro agli umori dell’elettorato repubblicano in vista delle elezioni per il rinnovo del Congresso di Washington.
Ieri mattina è stato anche sferrato un l’attentato a un oleodotto in Libia: l’attacco contro l’impianto che porta il greggio al terminale di Es Sider, posto un centinaio di chilometri sulla costa a est di Sirte e uno dei più importanti della Cirenaica. Spunta la pista dell’Isis. E si impenna il prezzo del petrolio, ora ai massimi dal 2015: ieri è cresciuto di 1,51 dollari, pari al 2,31%, per raggiungere i 66,83 dollari al barile. La perdita netta nella produzione quotidiana libica è stata di circa 90mila barili (circa il 10% dell’attuale produzione nazionale).
Intanto il blogger dissidente russo Aleksej Navalny è stato escluso dalla corsa al Cremlino. Strada spianata dunque per Vladimir Putin che, a marzo, si prepara a diventare presidente per la quarta volta della Russia, e a restare in carica fino al 2024. Dopo l’esclusione di Navalny, i candidati oltre a Putin sono il comunista Pavel Grudinin, Vladimir Zhirinovskij dell’estrema destra e Ksenya Sobchak per il Partito per l’iniziativa civile.
Economia e finanza
Pensioni – Con la legge di bilancio 2018 aumentano le possibilità di pensionamento flessibile basato sulle risorse private, tramite l’ampliamento del raggio d’azione della Rita (Rendita integrativa temporanea anticipata) e dell’isopensione, strumento di gestione degli esuberi aziendali introdotto nel 2012 dalla legge Fornero. Via anche a un corposo restyling per l’Ape sociale, l’assegno ponte verso la pensione a carico dello Stato: dall’anno prossimo vi potrà potenzialmente accedere un numero più ampio di persone dato che sono stati modificati i requisiti finora necessari. Sono numerose le novità sul fronte previdenziale che ha introdotto la manovra approvata in via definitiva sabato scorso con un rapido passaggio al Senato. Nei passaggi parlamentari il “conto” per la legge è lievitato di 1,4 miliardi di euro lordi. Intanto l’Inps ha aggiornato i valori delle pensioni e degli imponibili per l’anno 2018 dopo due anni di “non rinnovo”, applicando una rivalutazione pari all’1,10%. L’anno prossimo, infine, i pagamenti delle pensioni saranno effettuati il 1° giorno bancabile di ciascun mese, con la sola eccezione di gennaio.
Lavoro – “I contratti a termine non devono diventare una patologia, il rimpianto è non aver avuto i fondi per tagliare il costo del lavoro stabile”, dice a Repubblica Maurizio Del Conte, presidente dell’Anpal, l’Agenzia nazionale perle politiche attive. “In 7 mesi di sperimentazione, solo il 10% dei disoccupati sollecitati ha accettato di entrare nel meccanismo: 2.700 su 27 mila. E di questi il 22% ha trovato lavoro, circa 600”. Ma “siamo alla prima esperienza, il prossimo anno ci aspettiamo 160.180 mila richieste per l’assegno di ricollocazione”.
Per gli statali, intanto, lo stipendio fisso cresce del 4,5% dopo l’accordo sul contratto nazionale, con aumenti effettivi fra i 45 e i 60 euro netti al mese, a seconda della posizione economica di ogni dipendente, attestandosi intorno ai 50 euro per i livelli di inquadramento dove si concentra la maggioranza del personale. A ciò si aggiungono un bonus temporaneo da 21-25 euro per 10 mesi, pensato con l’obiettivo di sterilizzare l’effetto degli aumenti sul bonus da 80 euro (che da 26.600 euro lordi in su scende al crescere del reddito), e un ricco elenco di materie lasciate alla contrattazione integrativa, a cui dovrebbe toccare il compito di differenziare gli stipendi singoli in base alla “produttività”.