Politica interna
Pd – Alla convention della minoranza Pd il malumore è palpabile. Pier Luigi Bersani ha l’impressione che Renzi “voglia cacciare un pezzo di partito”. L’incontro si apre con un’assenza illustre: Lorenzo Guerini. Assenza che scatena le ire di Roberto Speranza, che parla di “errore gravissimo”. L’interessato replica dichiarando di non voler inseguire “le polemiche di chi vorrebbe riportarci al tempo delle divisioni interne che hanno ucciso i governi del centrosinistra”. Intanto la minoranza promette “battaglia”. E Speranza annuncia: “Parte l’alternativa dentro il Pd. Non è una rivincita: è una nuova partita”. Di uscire dal Pd non se ne parla, ma bisogna combattere contro “una visione padronale del partito”.
Roma – Dopo la due giorni di gazebo, che secondo gli organizzatori ha visto la presenza di 45mila romani, la situazione rimane invariata. Guido Bertolaso è il candidato solo di Silvio Berlusconi: “Noi andiamo avanti con Bertolaso, non ci sono altre ipotesi: vedano Meloni e Salvini cosa vogliono fare”, spiega il leader di Forza Italia. Galvanizzato dai risultati ai gazebo Bertolaso preme sull’acceleratore, chiedendo al prefetto di anticipare la data del voto (rispetto a quella vociferata del 5 giugno). Intanto il centrodestra è sempre più frastagliato. Matteo Salvini rimane saldo al suo proposito di non sostenere Bertolaso, e comunica a Giorgia Meloni il suo appoggio nel caso decidesse di candidarsi. Anche la leader di FdI è perplessa riguardo all’ex capo della Protezione civile, e chiede per oggi un incontro con gli alleati Berlusconi e Salvini: “metto sul tavolo la mia candidatura”, dichiara Meloni, una “extrema ratio” per tenere unita la coalizione.
Politica estera
Turchia – Alle 18.30 di ieri, nella centralissima zona di Kizilay ad Ankara, è esplosa un’autobomba. I morti sono almeno 34, compresi i due kamikaze. I feriti sono più di 125. Il premier Ahmet Davutoglu ha subito convocato una riunione urgente con il capo di Stato maggiore mentre il presidente Recep Tayyip Erdogan, che era a Istanbul, raggiungeva la capitale. I primi sospetti cadono sui curdi del Pkk, in questi mesi al centro di una campagna militare da parte del governo turco. L’altro grande sospettato è l’Isis, che dal giugno 2015 ha compiuto almeno quattro attentati in Turchia. Le autorità hanno deciso di aumentare al massimo le misure di sicurezza e, come sempre, hanno imposto una censura ai media vietando la pubblicazione delle immagini del luogo dell’esplosione.
Libia – Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti sostengono il nuovo governo libico di unità nazionale, e chiedono che s’installi al più presto, minacciando sanzioni alle fazioni che sono ancora tentate dall’intralciare il suo lavoro. Il sostegno al governo di Fayez Serraj è stato sancito ieri alla riunione tenutasi al Quai d’Orsay. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, presente all’incontro, ha parlato del governo di unità nazionale come di uno stabilizzatore del Paese, “fondamentale per evitare che la minaccia di Daesh in Libia si rafforzi in modo eccessivo”. Oggi a Bruxelles l’Unione Europea discuterà delle possibili sanzioni da comminare a quanti boicottano Serraj. Allo studio ci sono il congelamento dei beni e il divieto di viaggiare in Europa per personalità come Aguila Saleh, presidente del Parlamento di Tobruk, che Parigi considera responsabile per non avere ancora votato la fiducia al governo.
Economia e finanza
Eni – Eni avvia l’attività di Goliat, il maxi giacimento petrolifero nel cuore dell’Artico che, a regime, garantirà 100mila barili al giorno. Il giacimento, che dovrebbe contenere riserve per 180 milioni di barili, “rappresenta una tappa importante nel piano di crescita e contribuirà in modo significativo alla generazione di cash flow”, spiega l’ad Claudio Descalzi. Secondo alcuni analisti il greggio presente nel giacimento diventerebbe conveniente solo con un prezzo di mercato del petrolio intorno agli 80 dollari al barile, contro gli attuali 40. Il cane a sei zampe fissa invece il break even sotto quota 50 dollari.
Bankitalia – Una serie di documenti pubblicati nei giorni scorsi ha mostrato come il ministero dell’Economia abbia tenuto all’oscuro gli altri soggetti coinvolti nel salvataggio dei quattro istituti bancari italiani in crisi della contrarietà della Commissione Ue all’uso del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd). Ora emerge però che anche Bankitalia ne fosse al corrente in base a documenti relativi al tentativo di Fonspa di salvare Banca Marche nel 2014.