Politica interna

 

Pd – Matteo Renzi al Congresso dei giovani democratici anticipa i temi che saranno trattati oggi, in Direzione. Il premier difende la linea del partito rispetto al referendum sulle trivelle, ma lascia intendere che sarà consentita la libertà di voto, anche se ritiene che la chiamata alle urne contro “una legge fatta dal Partito democratico” sia uno “spreco” che fa perdere “300 milioni di euro che potevano essere utilizzati più utilmente per gli asili” e che “blocca impianti già in funzione” con pesanti ricadute occupazionali. Renzi non obbliga alla disciplina di partito perché non punta alla rottura: “Io volevo la mediazione, non lo scontro, e invece loro mi ci vogliono tirare per i capelli”. Ora è necessario scegliere se stare dalla parte di chi sostiene lealmente il Pd sui temi cruciali, come le amministrative e il referendum costituzionale, o di chi rema contro. Per questo motivo il premier pensa di mettere ai voti la sua relazione in Direzione: è un modo per contarsi e per sancire che la sua maggioranza oscilla tra l’80 e il 90 per cento. Davanti ai giovani democratici Renzi parla anche del contestato appoggio esterno di Verdini al governo, e spiega che “i suoi voti ci servono perché nel 2013 il Pd ha perso”. Un riferimento all’ex segretario Bersani, che non la prende bene: “Basta fare due calcoli per evidenziare che non c’è bisogno dei voti di Verdini”.

 

Roma – La candidata sindaco di FdI, Giorgia Meloni, è certa che con il nome di Guido Bertolaso a Roma “non si arriva al ballottaggio”. Ma Silvio Berlusconi non ha intenzione di modificare le sue scelte, e Bertolaso stesso smentisce un cambio di “cavallo” da parte del Cavaliere. Berlusconi è talmente deciso che da domani sarà a Roma e farà un tour per tutte le emittenti locali della Capitale. Nel quartier generale di Forza Italia si sta addirittura pensando di mettere in lista esponenti nazionali come Maurizio Gasparri e Alessandra Mussolini. Oggi la leader di FdI sarà in conferenza con Matteo Salvini, che le continua a dare appoggio: “Su Giorgia spero ci sia unità: è l’unico candidato del centrodestra che può vincere a Roma”. Angelino Alfano spinge invece per un’alleanza con i moderati: “È nato un asse di destra Salvini-Meloni e chi sta nel Ppe deve stare dalla parte opposta agli estremisti e populisti”.

 

Politica estera

 

Cuba – Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è atterrato all’Avana alle 16,21 di ieri. Sulla pista dell’aeroporto lo riceve il ministro degli Esteri Bruno Rodriguez. È una data storica, che chiude un periodo di guerra fredda iniziato nel 1959. Il programma della visita alterna incontri istituzionali e momenti di contatto con la folla. C’è grande attenzione verso il discorso che Obama terrà domani al Gran Teatro dell’Avana. Il governo cubano ha deciso di trasmettere tutto in diretta tv. In questo quadro non mancano le polemiche, e la leader delle Damas de Blanco, Berta Soler, lancia un appello: “Il regime cubano viola i diritti umani. Se noi oggi siamo qui e possiamo protestare pubblicamente è solo perché ci siete voi”. Obama ha promesso che solleverà la questione dei diritti umani durante il faccia a faccia con Raúl Castro.

 

Grecia – Il barcone con 50 migranti sbarcato ieri di fronte all’isola di Lesbo dimostra che l’accordo tra l’Europa e la Turchia è difficilmente applicabile in tempi brevi. Gli arrivi sulle isole dell’Egeo continuano, malgrado tutte le persone sbarcate siano destinate al rimpatrio. La Grecia ha di fronte un compito titanico, per il quale mancano i mezzi. Bruxelles ha promesso 300 milioni e l’invio di 2.300 funzionari per affiancare il governo nella gestione della crisi, ma finora non ne è arrivato nemmeno uno. Il premier Alexis Tsipras resta fiducioso: “Ce la faremo e rispetteremo gli standard internazionali”.

 

Economia e finanza

 

Bce – Quando il 10 marzo il presidente della Bce Mario Draghi annunciò di voler portare l’acquisto di bond da 60 a 70 miliardi, ammise che per poterlo fare avrebbe dovuto acconsentire alla richiesta di francesi e tedeschi di estendere il quantitative easing ai corporate bond. Così è stato, e anche le aziende italiane ne hanno beneficiato. Merrill Lynch calcola che l’ammontare delle obbligazioni nostrane qualificate è di 69 miliardi. E i prezzi dei titoli interessati hanno subito reagito alle sollecitazioni della Bce, a conferma che l’operazione avrà profondi effetti sui mercati finanziari, sulle imprese, sui risparmiatori. Nei sette giorni fra l’annuncio di Draghi e giovedì scorso le nuove emissioni di bond corporate hanno superato i 34 miliardi. Brunello Rosa, managing director dell’Rge, il think-tank di Nouriel Roubini, sintetizza: “Sicuramente il fatto di aver esteso ai corporate il quantitative easing è stato una concessione ai tedeschi in cambio dell’ampliamento dell’impegno della Bce”. Il salto di qualità è epocale, perché “la Bce è entrata direttamente sul mercato”, spiega Angelo Baglioni, economista della Cattolica di Milano.

 

Credito al consumo – Per stimolare l’economia Mario Draghi ha portato a zero il costo del denaro e ha lanciato una misura che renderà più fluido il canale di trasmissione del credito alle imprese e alle famiglie. La Bce darà, infatti, degli incentivi a quegli istituti di credito che gireranno fondi ai privati. La manovra potrebbe portare anche a tassi più bassi sul credito al consumo, ma secondo gli esperti il livello “calerà di qualche frazione” rimanendo però “vicino all’attuale”. Intanto la domanda di finanziamenti è in crescita, in linea col trend europeo. I driver maggiori sono costituiti dall’aumento del consumo di beni durevoli. Con una possibile rimodulazione dei tassi, la richiesta potrebbe crescere ancora.